C’è qualcosa di salvabile in The Idol? La serie di The Weeknd è finita, tra problemi e troppa confusione

Il finale della prima stagione del dramma Hbo di Sam Levinson con Lily-Rose Depp ci spinge a chiederci cosa sia andato storto e cosa sarebbe potuta essere

Siamo solo a luglio, e The Idol è già finita. La serie, creata da Sam Levinson, Abel “The Weeknd” Tesfaye e Reza Fahim, ha concluso la sua prima stagione domenica 2 luglio, con un finale così disorientante da far sembrare ridicola la previsione di Levinson secondo cui la sua ultima creazione sarebbe stata “la più grande serie dell’estate”.

Il dibattito su The Idol, che è stata accolta con derisione fin dalla sua premiere a Cannes, porta in qualche modo a chiedersi se vale la pena guardarlo. Ma soprattutto, c’è qualcosa di salvabile?

Una serie piena di “ma”

I problemi di The Idol non si limitano alla nudità gratuita. La serie è afflitta da una trama esile e da una narrazione incoerente. Le storie vengono prese e scartate con disinvoltura e i loro resti ossessionano gli spettatori più attenti. Lo sviluppo dei personaggi? A che ci serve in fondo?

La serie mostra un’indifferenza sospetta verso la sua galleria di personaggi disadattati. La recitazione lascia molto a desiderare, così come il ritmo casuale. C’è un’involontaria mancanza di scopo nel raccotno che contraddice la sicurezza che proietta. Ogni episodio cerca un tono, ma nessuno di loro riesce a sembrare meno goffo del precedente.

Eppure la stagione contiene alcuni frammenti ispirati, barlumi di ciò che The Idol avrebbe potuto essere. 

Dal finale, a ritroso

Prendiamo il finale, intitolato in modo falsamente minaccioso Jocelyn Forever. Come nel pilot, l’episodio si apre con la nostra star di nuovo al centro di una stanza. La telecamera si avvicina a Jocelyn (Lily-Rose Depp), circondata da un team incaricato di rifarle immagine. Ora, però, il loro aspetto è un po’ diverso. L’invadente fotografo che abbaiava ordini, il diffidente coordinatore dell’intimità, i dirigenti della casa discografica e la squadra di assistenti di produzione sono stati sostituiti da un produttore (Mike Dean, che interpreta sé stesso), un’autrice di canzoni (l’artista Ramsey, che interpreta sé stessa) e altri artisti che vivono nella villa di Jocelyn da chissà quanto tempo. 

Con le mani strette intorno a un microfono con asta, la cantante sussurra il testo del suo ultimo singolo, una canzone pop sensuale che dovrebbe riflettere le sue recenti esperienze. La sua voce allunga ogni verso e i suoi occhi accennano un atteggiamento latente di sfida. È così che si ripresenta Jocelyn: ha sempre avuto il controllo, sulla sua immagine, sulla sua vita e del suo corpo. Se si trattasse di un’altra serie, questo momento sarebbe stato accompagnato da un colpo di scena intelligente, che avrebbe stravolto la premessa di The Idol per dire qualcosa sulle macchinazioni della celebrità.

Invece, la trasformazione di Jocelyn ha l’aria di un’emozione da poco. La serie vuole farci credere che non sia mai stata una pedina, che i primi due episodi, in cui la sua fragilità è più evidente, facciano parte di un inganno più ampio (Levinson e Tesfaye hanno accennato a questo aspetto durante le conferenze stampa di The Idol). Ma è difficile credere a un cambiamento così repentino.

Tutto calcolato

Buona parte della svolta di Jocelyn è avvenuta in Stars Belong to the World, un bizzarro e indiscriminato quarto episodio che comprende lacrime, torture e tensioni tra Jocelyn e Tedros (Tesfaye). In questo episodio, la popstar scopre che la sua casa discografica ha offerto alla ballerina Dyanne (Jennie Kim) il suo singolo e si imbatte nel vero motivo per cui ha incontrato Tedros quella sera nel suo club. Quello che sembrava un caso fortuito era in realtà calcolato.

La notizia forse spezza il cuore di Jocelyn e sicuramente accende la sua rabbia. Tuttavia, nel perseguire questo nuovo filone tematico (la popstar vendicativa), la serie sostituisce le precedenti domande sulla complicità – sia dello spettatore che del team di Jocelyn – con altre altrettanto fondamentali sul potere e sul dominio. La star, ci viene detto attraverso dialoghi bruschi, non è quella che siamo stati portati a credere. Ma è ovvio che non lo sia. Non abbiamo mai conosciuto veramente Jocelyn, che è stata presentata come un’amalgama di proiezioni. All’inizio della serie, la cantante cerca di rifarsi un’immagine, non per senso del dovere verso se stessa, ma per poter vendere biglietti. Jocelyn, come i suoi fan, è schiava della fama.

La rinuncia di The Idol alle trame interessanti

Il quarto episodio ha introdotto diversi aspetti che vale la pena approfondire: il rapporto di Jocelyn con Dyanne e con il suo direttore creativo Xander (Troye Sivan) lascia intravedere un lato più sinistro della celebrità e solleva domande significative sulle motivazioni della star. Cosa ci guadagna Jocelyn a mettere i suoi amici, alcuni dei quali hanno più talento di lei, sul suo libro paga? Come fa a mantenere il sistema attuale, assicurandosi che funzioni esclusivamente per lei?

The Idol rinuncia spesso alle trame più interessanti per esplorare l’inerte dinamica tra Jocelyn e Tedros. La loro relazione e la sua presunta profondità ci vengono ripetutamente imposte. Ma se da un lato capiamo che non ci si può fidare né di Tedros né di Jocelyn, dall’altro non impariamo abbastanza su di loro per far sì che la loro relazione ci susciti qualche emozione.

Non sarebbe stato più emozionante osservare la manager di Jocelyn, Destiny (un’eccezionale Da’Vine Joy Randolph), una capa che parla chiaro, o conoscere meglio il musicista Izaak (Moses Sumney), il cui magnetismo diventa una gag ricorrente? O Chloe (Suzanna Son), la brillante cantante la cui voce ammaliante domina la canzone Family alla fine dell’episodio 2? E che fine ha fatto Talia (Hari Nef), la giornalista di Vanity Fair?

Personaggi piatti

L’approfondimento di uno qualsiasi di questi personaggi avrebbe potuto creare una narrazione più solida. Avrebbe anche potuto chiarire qualcosa di quello che è accaduto nel finale, che è sembrato la conclusione di una serie completamente diversa. Tra le inquadrature di Tedros e di Jocelyn che lo snobba, The Idol riesce ad affrontare la sua ragion d’essere: il destino del tour di Jocelyn.

Dopo la sessione in studio della prima scena, la popstar convoca a casa la sua squadra, che comprende i dirigenti Andrew Finkelstein (Eli Roth) e Nikki Katz (Jane Adams). Il déjà vu si fa sentire quando i due si comportano come nell’episodio pilota: fanno commenti taglienti sulla salute mentale di Jocelyn, si preoccupano degli azionisti che gli stanno col fiato sul collo e si agitano per i soldi persi. In questa riunione c’è un’energia più caotica e frenetica, con i dirigenti che si uniscono a quello che è diventato di fatto il culto di Jocelyn.

“Ciao, angeli”

La sceneggiatura cerca di compensare il ritmo frettoloso impacchettando i suoi punti principali con battute di circostanza: “Mai fidarsi di qualcuno con il codino”, “Tedros, ho chiuso con te”, “Non credi che le persone siano capaci di nascondere chi sono veramente?”.

Un salto in avanti di sei settimane ci porta alla prima data del tour di Jocelyn. La cantante, vestita con un abito bianco semitrasparente a collo alto, ha recuperato la sua reputazione ed è tornata sotto i riflettori. “Ciao, angeli”, dice Jocelyn ai suoi fan, appropriandosi del linguaggio di Tedros. La forza incrollabile della sua voce e il guizzo di malizia nei suoi occhi fanno quasi venire voglia di restare a vedere cosa succederà dopo. 

The Idol è disponibile su Sky e Now.

Traduzione di Nadia Cazzaniga