Gli eredi di Stan Lee perdono la causa contro i collaboratori dello scrittore

La saga legale, durata cinque anni, è stata innescata dall'inchiesta di The Hollywood Reporter sul patrimonio del fumettista. Dopo cinque anni il processo si conclude per una svista burocratica nel momento della denuncia

Si è conclusa la complessa battaglia legale avviata dagli eredi di Stan Lee contro la ristretta cerchia di collaboratori della leggenda del fumetto, accusati di circonvenzione di anziano. Secondo la giuria, la causa è stata intentata troppo tardi.

La saga legale, durata cinque anni, è stata innescata dall’inchiesta di The Hollywood Reporter sul patrimonio di Lee. Secondo le informazioni raccolte, la figlia di Lee, J.C., avrebbe introdotto nella vita dello scrittore le persone che in seguito gli avrebbero sottratto milioni di dollari. Tra queste Jerardo Olivarez, l’ex-manager di Lee a cui era stata assegnata una procura legale, ossia la facoltà di compiere atti in nome e per conto di un terzo.

Olivarez avrebbe insistito affinché Lee scegliesse Uri Litvak come suo avvocato per le questioni finanziarie, ma non avrebbe rivelato un conflitto di interessi derivante dal fatto che Litvak lo rappresentava in questioni personali. Un anno dopo la denuncia contro Olivarez, Lee ha citato in giudizio anche Litvak, definendo i due “uomini d’affari senza scrupoli, leccapiedi e opportunisti” che cercavano di approfittarsi di lui dopo la morte della moglie.

Un cavillo procedurale nella causa, tuttavia, ha fatto sì che martedì 12 settembre il giudice dell’alta corte di Los Angeles Mark Epstein emettesse una sentenza a favore di Litvak, dopo che a febbraio un giudice aveva stabilito che i termini di prescrizione per citarlo in giudizio erano scaduti. Lee aveva una finestra di un anno, a partire dal 12 aprile 2018, quando è stata presentata la denuncia contro Olivarez, per citare anche Litvak nella causa. L’ha fatto il 18 aprile 2018, cinque giorni dopo il tempo massimo consentito per avviare un procedimento legale.

Il caso Stan Lee

Joan Lee, l’amministratrice fiduciaria dell’eredità, ha sostenuto che Litvak ha continuato a rappresentare il padre dopo il periodo in cui è stata intentata la causa, il che avrebbe fermato l’orologio della prescrizione. In risposta, Litvak ha citato una lettera di Lee inviata il 13 dicembre 2017, che lo informava del suo licenziamento. Nella corrispondenza era incluso un messaggio di Tom Lallas, il suo sostituto, che ordinava a Litvak di trasferirgli tutti i file rilevanti.

Il giudice David Brickner ha respinto le argomentazioni degli eredi di Lee, secondo cui vi erano questioni irrisolte relative al fatto che Litvak avesse continuato a rappresentare Lee fino al 2021. “La lettera del signor Lee del 13 dicembre 2017 non lascia dubbi al giudice arbitrale sul fatto che i servizi professionali del sig. Litvak siano terminati, sia nella mente del signor Litvak che in quella del signor Lee”, ha scritto Brickner. “Nessuna persona ragionevole potrebbe concludere diversamente e la signora Lee non ha sollevato alcuna questione di fatto o di diritto che suggerisca il contrario”.

La sentenza chiude i procedimenti legali relativi alle persone che si presume abbiano rubato a Lee nei suoi ultimi anni di vita. L’anno scorso Olivarez ha risolto con un accordo le accuse nei suoi confronti. Poco dopo, il giudice dell’alta corte di Los Angeles, George Lomeli, ha dichiarato nullo il processo penale contro l’ex-manager di Lee, Keya Morgan.

Lei ha respinto le accuse dopo che la giuria si è pronunciata per 11-1 a favore dell’assoluzione. Morgan era accusata di aver sottratto a Lee più di 220 mila dollari di proventi derivanti da autografi su cimeli vari, circa sei mesi prima della sua morte. Le accuse di maltrattamento di anziani e di falsa detenzione sono state ritirate prima del processo.

Traduzione di Nadia Cazzaniga