Ghostbusters: Minaccia glaciale. La nostalgia è l’arma vincente ma forse è il franchise che si sta congelando

Il fascino di Bill Murray, Dan Aykroyd ed Ernie Hudson in uniforme è impossibile da ignorare e le battute della new entry Kumail Nanjiani sono esilaranti. Nel complesso però il nuovo capitolo della saga degli acchiappafantasmi non funziona, con una trama disordinata e confusa

Ci risiamo, la sirena dell’Ectomobile suona di nuovo. Nonostante un’accoglienza non proprio calorosa, Ghostbusters: Afterlife ha generato un sequel, forse proprio per esorcizzare quell’assenza di calore con l’arrivo di una spaventosa era di ghiaccio: Ghostbusters: Minaccia glaciale. Questo gelo però, sebbene sconfitto dai formidabili acchiappafantasmi alla loro quinta missione – se si considera come quarta quella del reboot al femminile del 2016 – in parte ha attecchito, e non resta che sperare che il franchise non muoia assiderato.

La grande arma è quella della nostalgia, con una trama e un tono che ritornano alle origini, come alcune ambientazioni, per esempio c’è lo stesso fantasma del 1984 nella biblioteca di New York  di Bryant Park e la scena finale di festa e di gioia rimanda al primo film. Kumail Nanjiani e Patton Oswalt inoltre sono new entry da battute esilaranti. Commovente la dedica del film a Ivan Reitman, padre di questa storia, scomparso nel 2022 mentre lavorava alla serie Ghostbusters: Ecto force. Il suo nome scritto sullo schermo a caratteri grandi, quelli tipici della saga, trasmette tutto il carico emotivo di anni di racconto. Ciliegina che farà lacrimare un simpatico medley di clip del passato accompagnate dalla canzone originale di Ray Parker Jr.

Nel complesso però questa stessa nostalgia non è così coinvolgente nel film. Il motivo principale per cui i primi due film di Ghostbusters, gli originali, sono divertenti è l’alchimia tra i quattro protagonisti Egon, Venkman, Ray e Winston coi loro zaini protonici. Qui è come se Gil Kenan e Jason Reitman non ci credano fino in fondo. Forse è questo allora il momento di lasciar andare?

Il regista Gil Kenan ed il produttore Jason Reitman sul set di Ghostbusters: Minaccia glaciale

Il regista Gil Kenan ed il produttore Jason Reitman sul set di Ghostbusters: Minaccia glaciale

Ghostbusters: Minaccia glaciale, trama e cast

Gli acchiappafantasmi tornano nel loro habitat naturale. Ghostbusters: Afterlife, infatti, era ambientato nella piccola, e noiosa, città dell’Oklahoma, non nella Grande Mela. Ora, rientrati a New York, i discendenti di Egon Spengler hanno preso il controllo della leggendaria caserma dei pompieri di Lower Manhattan.

Ghostbusters: Minaccia glaciale

Commento breve La nostalgia è l'arma vincente ma forse è la fine
Data di uscita: 11/04/2024
Cast: Paul Rudd, Carrie Coon, Finn Wolfhard, Mckenna Grace, Kumail Nanjiani, Patton Oswalt, Celeste O'Connor
Regista: Gil Kenan
Sceneggiatori: Jason Reitman, Gil Kenan
Durata: 1 ora e 54 minuti

La figlia di Egon, Callie (la risoluta Carrie Coon) ci convive ora col suo compagno Gary Grooberson (l’imperturbabile Paul Rudd), che inizia con timidezza a interpretare il patrigno dei suoi figli, Trevor (il piagnucoloso Finn Wolfhard) che ora ha 18 anni e Phoebe (una seria McKenna Grace) che ne ha 15. Lei è la vera protagonista di questo sequel, alle prese con una cotta complicata e tutta la sua adolescenza.

La vecchia guardia è ancora in giro. Winston (Ernie Hudson) è il businessman che possiede l’edificio, Ray (Dan Aykroyd) ha il suo canale YouTube sul soprannaturale, Janine (Annie Potts) passeggia ancora tra qualche scartoffia e il mitico Dr. Venkman (Bill Murray) bussa alla porta in soccorso, pronto, già dentro la sua tuta.

Tutto inizia quando un ragazzo dispettoso chiamato Nadeem (Kumail Nanjiani) tenta di vendere a Ray un’antica sfera appartenente alla nonna defunta, un oggetto occulto che tiene imprigionata una grande divinità, arrabbiata, cornuta e ghiacciata che vuole conquistare il mondo. Gli acchiappafantasmi, giovani e vecchi, e questo acerbo maestro del fuoco Nadeem, dovranno collaborare per fermarla.

Phoebe Spengler (Mckenna Grace) in una scena di Ghostbusters: Minaccia glaciale

Phoebe Spengler (Mckenna Grace) in una scena di Ghostbusters: Minaccia glaciale

La recensione: dov’è la commedia?

La prima scena del film, purtroppo, è la migliore. Dall’iniziale e concitato inseguimento di fantasmi per le strade di New York nella Ecto-1, lo svolgimento è tutto in discesa. E se non ci fossero le battute di Nanjiani – geniale quella sugli Spin Doctors – la commedia sarebbe anche questa un fantasma.

Quello che da subito non va è proprio Phoebe. In splendida forma in Afterlife, Minaccia glaciale la inserisce in un arco narrativo confuso e disordinato. Un personaggio che il pubblico conosce come molto intelligente è costretto a compiere azioni molto stupide, e inspiegabili. I suoi conflitti con il resto della famiglia le fanno incontrare Melody (Emily Alyn Lind). E a parte il tentativo maldestro di raccontare una relazione cross-dimensionale queer il loro sodalizio non inizia, non finisce e non si capisce.

Paul Rudd, Carrie Coon, Mckenna Grace e Finn Wolfhard Ghosbusters: Minaccia glaciale

Paul Rudd, Carrie Coon, Mckenna Grace e Finn Wolfhard Ghosbusters: Minaccia glaciale

Mentre la storia prosegue, inoltre, al pubblico viene chiesto di tenere a mente troppe cose. Segrete confraternite di esploratori del Novecento, prigioni di fantasmi, oscure sfere, guardiani del fuoco presumerici, corna spezzate di un demone, antiche preghiere e cantilene. Forse tutto ciò, letto nella sceneggiatura, suonava bene ma c’è così tanto da dire, chiarire, collegare che ai personaggi resta ben poco altro da fare.

Minaccia glaciale manca inoltre dell’alchimia dei Ghostbusters, della loro divertente armonia. Gli Spengler passano la maggior parte del tempo a discutere e sbrigare faccende da solisti (Trevor passa metà del film a combattere “corpo a corpo” con un fantasma che interessa solo a lui). Il film non riesce nemmeno a lasciare andare i personaggi minori di Afterlife, come Podcast e Lucky, che aggiungono poco alla storia. Il ritorno dei Mini Pufts è un altro punto debole, un’ulteriore distrazione. A meno che proprio loro non custodiscano il segreto dell’ultimo enigma del franchise: che succede adesso?

Ghostbusters vecchi e nuovi, e ora?

Dunque Ghostbusters: Minaccia glaciale di sicuro è un comfort film: se tutto quello che vogliamo è fantasmi, zaini protonici e tute color cachi. E mantiene la promessa di Afterlife di passare più tempo con gli acchiappafantasmi originali sopravvissuti.

Ma che succede ora? È il momento per Hollywood di consentire a Ghostbusters di unirsi a Jurassic World e Aquaman senza troppo accanimento terapeutico? Kenan e Reitman hanno in serbo un’idea che svegli dal torpore gli arti quasi assiderati del franchise? Forse qualcun altro riuscirà a capire come rendergli giustizia? Sarebbe meglio un addio memorabile.