La caduta della casa degli Usher, la recensione: un Edgar Allan Poe moderno tra horror e oppioidi

L'opera dello scrittore statunitense è lo sfondo per un'analisi in otto episodi della crisi USA da ossicodone. Meno inquietante rispetto alle opere precedenti di Flanagan, ma intelligente e ricca di autentici momenti horror: su Netflix dal 12 ottobre

La caduta della casa degli Usher è una storia perfetta per chiunque nutra un odio profondo per la famiglia Sackler e Purdue Pharma per il loro presunto contributo all’epidemia di oppioidi. A differenza delle altre storie sullo stesso tema, come Dopesick di Hulu (Disney+) e Painkiller di Netflix, costrette a confrontarsi con i vincoli di una rappresentazione realistica, quella di Mike Flanagan non incontra alcun ostacolo di questo tipo. Il genere horror, infatti, gli permette di infischiarsi di qualsiasi fedeltà al reale.

Per metà è un esercizio di scrittura creativa basato su Edgar Allan Poe, per metà è una catarsi piena di orrore: La caduta della casa degli Usher di Flanagan è intrattenimento a pieno titolo. Alimentata da una rabbia autentica, è senza dubbio la più contemporanea delle miniserie Netflix di Flanagan. Ma è proprio questo sentimento a impoverire la varietà tematica che aveva dato a The Haunting of Hill House, The Haunting of Bly Manor e Midnight Mass un’incredibile e luttuosa intensità. Qui, per otto ore, invece di tifare per le persone si tifa per la vendetta. Un’esperienza soddisfacente, ma superficiale.

Una trama pericolosamente simile alla realtà

I fratelli gemelli Roderick (Bruce Greenwood) e Madeline (Mary McDonnell) Usher sono a capo di un’azienda farmaceutica che per decenni ha fatto miliardi vendendo un oppioide chiamato Ligodone. Un antidolorifico commercializzato come non assuefacente, il cui altissimo (e reale) coefficente di assuefazione ha invece causato centinaia di migliaia di morti.

Le intenzioni di Flanagan, che ha scritto o co-sceneggiato quasi tutti gli episodi, dirigendo gran parte della serie, sono chiari. E in ogni caso, per sicurezza, alcuni dettagli chiave vengono ripetuti più volte, soprattutto nei primi due episodi.

Mentre Madeline è rimasta senza figli, Roderick ha numerosi eredi legittimi e illegittimi che si contendono il controllo della società, tra cui lo stralunato Frederick (Henry Thomas), l’aspirante guru del lifestyle Tamerlane (Samantha Sloyan), la ricercatrice medica senza scrupoli Victorine (T’Nia Miller), la maga delle pubbliche relazioni Camille (Kate Siegel), il pansessuale magnate di videogiochi Leo (Rahul Kohli) e l’enfant terrible Prospero (Sauriyan Sapkota).

Il governo – sotto la guida del paladino C. Auguste Dupin (Carl Lumbly) – ha lottato per anni tentando di contrastare la famiglia degli Usher, puntualmente difesa dall’avvocato e faccendiere della famiglia Arthur Pym (Mark Hamill).

Dupin sta affrontando un caso importantissimo quando i figli degli Usher cominciano a morire in modo sempre più bizzarro. Ciascuna morte misteriosa è in qualche modo legata all’enigmatica figura di Verna (Carla Gugino), come si intuisce dai primissimi minuti della serie.

La figura chiave di Dupin

Gran parte della mancanza di sfumature della serie è legata alle difficoltà di Flanagan nel gestire Dupin (interpretato da Malcolm Goodwin nei flashback). Sulla carta, in storie come I delitti della Rue Morgue (di Poe), il personaggio è l’astuto prototipo di tutti i detective immaginari che verranno in seguito. Ma sullo schermo non è che un passivo ricettore di informazioni. Non emerge mai l’urgenza del conflitto interiore di un uomo che desidera vendicarsi contro gli Usher.

Più che dal conflitto interiore, gli spettatori de La caduta della casa degli Usher sono attratti dalla sua struttura stile Grand Guignol “cadavere della settimana”, complicata da numerosi flashback. È una struttura priva di un centro emotivo, per quanto Greenwood sia eccezionale nel ruolo del protagonista ironicamente impenitente della storia.

Dettagli di pregio di Flanagan

I costumi e le acconciature sono un pezzo importante della caratterizzazione dei personaggi della serie, dai baffi di Greenwood all’inquietante chignon di Thomas. La scenografia, stranamente, è meno notevole: è la prima volta che accade in una serie di Flanagan, sempre molto attento a questo aspetto. In generale, la serie offre numerose immagini e scorci suggestivi, ma nonostante la parola “casa” sia nel titolo, le location domestiche, per quanto ricche, non sono mai memorabili.

Certamente è interessante osservare Flanagan al lavoro con la sua troupe, sempre più numerosa, di volti ricorrenti. Sa esattamente quali siano i dialoghi migliori per stuzzicare il talento di Siegel, i metodi giusti per usare e abusare della fanciullesca simpatia di Thomas e Kohli, e fino a che punto spingere la tensione nascosta dietro l’apparenza serena di Sloyan.

La cura per i personaggi

I personaggi sono tutti grotteschi a modo loro, e gli attori riescono a convincere il pubblico a sperare che vengano scorticati, sventrati, schiacciati e stritolati in modi diversi. Ad aggiungere spessore all’ensemble sono l’esordiente Flanagan Hamill, coi suoi occhi spenti e la voce roca da oltretomba, e Michael Trucco, perfetto nell’interpretare i classici monologhi alla Flanagan.

Il personaggio di Trucco è Rufus Griswold, stesso nome dello scriba del XIX secolo, il profondo studioso di Poe le cui considerazioni hanno contribuito a formare la nostra percezione, forse errata, dell’autore come un uomo instabile e dipendente dagli oppioidi – il che aggiunge ironia al prisma sackleriano di Flanagan.

La riscrittura di Flanagan

Sebbene il titolo della serie derivi da un’unica fonte, i fan gli riconosceranno una natura composita. Ci sono nomi familiari, passaggi noti, sottili riferimenti visivi al mondo di Poe. A volte Flanagan li semina in modo ingegnoso, a volte eccede in virtuosismi contorti pur di inserire un omaggio alla Rue Morgue. Capita che i personaggi si limitino a recitare lunghi brani delle poesie di Poe: se non fossero stati impegnati ad accumulare fortune a spese degli altri, forse, avrebbero potuto farsi una carriera con i versi in rima.

Anche se si è completamente digiuni di Poe, La caduta della casa degli Usher offre momenti in cui il pubblico si dirà: “Questa l’ho capita!”. Se invece siete lettori medi di Poe, direte più volte “Ho capito dove vuole andare a parare!”. E se siete esperti di Poe? Troverete la serie graziosa. Almeno per un po’.

Qualunque sia il vostro livello di conoscenza della letteratura fantastica, la formula della serie – intelligente e ricca di sano divertimento horror – funziona. Ma la tragedia reale che si porta alle spalle la rende paradossalmente meno profonda di altri, migliori, lavori di Flanagan.

Traduzione di Pietro Cecioni