C’è un siero, chiamato Angel Dust, che può rendere gli esseri umani dei super soldati praticamente invulnerabili. Un siero ad uso militare, si intende, che se cade nelle mani sbagliate potrebbe rappresentare un problema per la sicurezza di tutte e di tutti. E poi ci sono i City Hunter, Ryo Saeba e Kaori Makimura, usciti direttamente dagli ultimi anni Ottanta e primi anni Novanta, apparsi per la prima volta in un fortunato manga shonen e poi diventati serie anime di grande successo.
In City Hunter The Movie – Angel Dust, la scanzonata coppia di investigatori privati torna sul grande schermo, e – per la gioia degli appassionati – senza perdere i canoni che hanno reso celebre il manga di Tsukasa Hōjō. Ma questa è, senza girarci troppo attorno, la spada di Damocle che pende sulla testa del film per tutta la sua ora e trenta.
Se da un lato il retrogusto “late 80s early 90s” è un piacere per gli occhi, poiché esplode in un’animazione fluida e da palette di colori piacevole, con qualche accenno di tridimensionale nelle scene d’azione più concitate, dall’altra parte, nella scrittura (adattamento di un famoso arco narrativo della serie), City Hunter dimostra la sua incapacità, oppure non volontà, di adattarsi al contesto contemporaneo, fornendo a un film farcito d’azione nella giungla urbana di Tokyo un incipit più da commediasexi.
I City Hunter
Il protagonista, Ryo, spesso caratterizzato come un maniaco e molestatore seriale, qui si riconferma tale, e il contraltare comico con Kaori che gli alza le mani per rimetterlo al suo posto (con armi e utensili di tutti i tipi) strappa con forza un sorriso le prime volte, lasciando decisamente perplessi dopo l’ennesima riproposizione. Questo siparietto “comico” infatti non è una nota di colore che si assolve nel momento stesso in cui avviene, al contrario viene ripetuto decine di volte. Insomma, alla lunga risulta “cringe”.
Il comportamento di Ryo viene messo in discussione da Kaori, certo, ma non dalla storia e dalla narrazione, che anzi in alcuni frammenti va avanti grazie al comportamento del protagonista, per certi versi legittimandolo. Questo per la prima parte del film, perché la seconda propone invece sequenze ricche d’azione, capaci di catturare l’occhio e di lasciare addosso un senso di estasi.
Scene spettacolari, assurde e dannatamente piacevoli, e con una colonna sonora sempre calzante, Angel Dust si chiude in un’esplosione di adrenalina, tra combattimenti all’ultimo sangue e personaggi che schivano i proiettili come in Matrix. E alla fine della visione è difficile non rimanere combattuti di fronte a un’opera d’animazione con una grande regia, quella di Kazuyoshi Takeuchi e Kenji Kodama, intrisa però di comicità da cinepanettone come un babà è immerso nel rum.
Un film per i fan
Non ci vuole un’attenta analisi per capire che l’esistenza stessa di questo film è un’operazione mirata ai grandi appassionati della serie, abituati a un certo tipo di comicità e alle consuetudini che il franchise ha sempre messo in scena, e per questa tipologia di pubblico, il film sarà un’esperienza incredibile.
Certo è che per un pubblico non avvezzo alle tematiche del manga e degli altri lungometraggi targati City Hunter, la visione risulta certamente destabilizzante. Non bastano, anche se sono graditi, i vari cameo di altri famosi cartoni animati provenienti dal Sol Levante, Occhi di gatto sopra tutti, a incuriosire alla visione anche i profani del franchise. In generale, anche nei più vetusti dei franchise, un po’ di modernità non si disdegna.
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