Twisted Metal, la recensione: colorato, acrobatico e ovvio adattamento del videogioco PlayStation

La coppia Anthony Mackie e Stephanie Beatriz guida il cast della serie post-apocalittica con Thomas Haden Church, Neve Campbell e Will Arnett

La supremazia culturale di The Last of Us, durata tre mesi e 24 nomination agli Emmy, ha dato a tutte le successive trasposizioni di videogiochi una nuova ed incredibile libertà. Non è più necessario che un adattamento porti il peso della responsabilità di un intero genere. Il punto più alto è stato raggiunto e ora è del tutto accettabile che un adattamento di un videogioco sia semplicemente “decente”.

La nuova serie di Peacock (in Italia parte di Sky/Now) ispirata al celebre franchise di Twisted Metal è – ed è un complimento – abbastanza decente. Colorato e intenso come una chiazza d’olio scintillante su un tratto di asfalto abbandonato, Twisted Metal non ha il budget e la fantasia necessari per essere all’altezza del caos implacabile del gioco. Tuttavia, i limiti lasciano spazio a una solida storia basata su personaggi che si sviluppano intorno alle star Anthony Mackie (The Falcon and the Winter Soldier) e Stephanie Beatriz (Brooklyn 99). 

Il videogioco, che ha debuttato nel lontano 1995, era fondamentalmente una continua demolizione di automobili, con una narrazione molto debole che collegava uno alla volta gli scontri tra diversi veicoli potenziati in uno scenario desolato e apocalittico.

Twisted Metal, tra acrobazie e trama

Lo sviluppatore della serie, Michael Jonathan Smith, usa questi primi 10 episodi (tutti ammirevolmente rapidi, della durata di mezz’ora l’uno) per gettare le premesse, spargendo abbastanza easter egg – alcuni sottili e altri decisamente esagerati – per tenere impegnati gli appassionati senza dare loro ciò che effettivamente vogliono. Il torneo di Twisted Metal viene quindi organizzato e rimandato per un’ipotetica seconda stagione.

Ambientato 20 anni dopo che un bug informatico ha diviso il Paese, con città sottoposte alla legge marziale da un lato e dall’altro un mondo popolato da criminali, Twisted Metal inizia come la storia di John Doe (Mackie). John, che non ricorda il suo passato e nemmeno il suo vero nome, ed è una sorta di corriere. A bordo della sua auto pesantemente modificata – targata “EV3L1N” – vive all’esterno, guidando di città in città per effettuare consegne di qualsiasi cosa rara e desiderabile, ma senza poter mai entrare nei centri urbani isolati.

Poi Raven (Neve Campbell), sindaco di Nuova San Francisco, gli fa un’offerta: se riuscirà a compiere il pericoloso viaggio fino a Nuova Chicago, per ritirare un pacco e riportarlo indietro in meno di 10 giorni, riceverà la cittadinanza e un posto sicuro all’interno di Nuova San Francisco.

Vita da corriere

John accetta l’accordo e presto incontra Quiet (Beatriz), una vagabonda in cerca di vendetta contro il malvagio agente Stone (Thomas Haden Church). Costretti a una scomoda collaborazione, i due incontrano un sadico clown amante di Las Vegas Sweet Tooth (la voce di Will Arnett e il corpo del wrestler Joe Seanoa), oltre a vari altri mercenari che vivono sulla strada. E conoscono diverse comunità di sopravvissuti, la maggior parte dei quali è tristemente malvagia, mentre altri sono ignobili ma utili ai loro scopi.

Di tanto in tanto si assiste a elaborate acrobazie in auto, con artiglieria fai-da-te per incrementare le carneficine. Ma altrettanto spesso – e chiaramente in modo più consapevole rispetto al prezioso budget – la minaccia proviene da banali avamposti della civiltà passata. Tutto ciò è divertente, senza offrire un peso satirico maggiore rispetto a “I clown sono inquietanti” o “I fondamentalisti religiosi sono inquietanti”.

Più personaggi e meno auto per Twisted Metal

I fan del marchio Twisted Metal vorrebbero forse più sfumature nella narrazione? I primi episodi suggeriscono di no, soprattutto con i produttori esecutivi e gli sviluppatori Rhett Reese e Paul Wernickas, veterani di Deadpool, che contribuiscono con un’ironia superficiale e apparentemente familiare. Kitao Sakurai, regista di molti dei miei episodi preferiti di Dave, trasmette molta energia, ma Twisted Metal diventa presto stancante, eccessivamente fiero del suo tono chiassoso senza fare spesso nulla di audace. Dopo la quarta o quinta scena d’azione cruenta affiancata da una hit leggera dei primi anni Duemila e la quarta o quinta mescolanza di torture e battute apparentemente spiritose, ero pronto ad andarmene.

È intorno al quarto episodio, in cui Quiet e John Doe incontrano un convoglio di sopravvissuti molto queer-friendly, legando in modo divertente sull’unico film disponibile in un multisala, che Twisted Metal inizia a crescere un po’, ad andare oltre il suo sadismo e ad interessarsi realmente ai suoi personaggi. L’episodio successivo, che racconta la storia di Quiet, non manca di violenza e perversione, ma si basa sul dolore emotivo. Questi due episodi (i migliori della stagione, entrambi diretti da Maggie Carey) sottolineano l’importanza dei due protagonisti dello show piuttosto che delle auto o delle teste che esplodono, a beneficio anche delle puntate successive. 

Le performance di Mackie e Beatriz

Mackie è sciolto e divertente e se John Doe si compiace spesso della sua presunta intelligenza, ben oltre quella effettiva del personaggio, è colpa del DNA di Deadpool alle fondamenta della serie. Beatriz si distingue per il suo ruolo più dinamico, che spazia tra l’imbronciato, il traumatizzato e l’allegria contagiosa quando viene coinvolta nel mondo dei corrieri da John. La relazione tra i due personaggi, inizialmente poco convincente, finisce per dare allo show il cuore di cui ha disperatamente bisogno, anche se alla fine il ciclo di battibecchi e legami risulta sempre uguale a se stesso.

Gli altri grandi nomi del cast sono più che altro delle guest star, con Church che offre un’efficace scontrosità dalla mascella squadrata e Campbell che si presenta come allegro in un modo che desta subito sospetto. Jason Mantzoukas è adeguatamente folle nei panni di un predicatore dissoluto, mentre l’apparizione di Chloe Fineman avviene in un solo episodio nei panni di una donna del passato di John. Il connubio tra la fisicità di Seanoa e l’ironia di Arnett conferisce al maniacale Sweet Tooth una profondità inaspettata, nonostante un passato preso completamente dal film Nope di Jordan Peele. Jamie Neumann e Richard Cabral aggiungono un supporto prezioso, quasi drammatico.

È un po’ strano che una serie dedichi una stagione intera alla scoperta del suo mondo, solo per preparare a una seconda stagione apparentemente meno ampia (anche se più costosa). Ma i fan saranno probabilmente soddisfatti. In generale, Twisted Metal è rapida e divertente, e sicuramente non sarà in corsa per nessun Emmy, tanto meno per quesi famosi 24 di The Last of Us. E va bene così!

Traduzione di Pietro Cecioni