Dovere, sacrificio e ossessione: è House of the Dragon 2. Dove tutti sono disposti a tutto per il trono di spade

I primi quattro episodi della seconda stagione, che THR Roma ha potuto vedere in anteprima, sono caratterizzati da una scrittura volutamente attenta a non bruciarsi subito, a non gettare il racconto nel cuore pulsante dell'azione per arrivare ad un finale in cui la Danza dei Draghi sarà, invece, brutale. In esclusiva su Sky e in streaming su Now dal 17 giugno in contemporanea con gli Stati Uniti

“La guerra è imminente e nessuno di noi può vincere”. Due anni dopo quel primo piano finale sul volto di Rhaenyra Targaryen (Emma D’Arcy) si torna nei Sette Regni con House of the Dragon 2. Il secondo capitolo della serie basata – in parte – su Fuoco e sangue di George R.R. Martin (co-creatore e produttore esecutivo insieme allo showrunner Ryan Condal) ambientata quasi 200 anni prima degli eventi raccontati ne Il trono di spade e 172 anni prima la nascita della madre dei draghi Daenerys Targaryen.

In esclusiva su Sky e in streaming su Now dal 17 giugno in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti, il prequel – di cui abbiamo potuto vedere in anteprima i primi quattro episodi – riprende il racconto a pochi giorni dal finale della prima stagione.

Rhaenyra è stata nominata regina dei Sette Regni dopo aver preso il posto di quello che considerava l’usurpatore, Re Aegon II (Tom Glynn-Carney), primogenito del suo defunto padre, re Viserys (Paddy Considine), e della regina ed ex migliore amica Alicent Hightower (Olivia Cooke). È questa la spaccatura che porterà all’inizio della fine della Casa Targaryen, divisa tra i Verdi e i Neri. Due fazioni contrapposte nella guerra civile conosciuta come la Danza dei Draghi che infiammerà il regno di Westeros.

Una scena di House of the Dragon 2

Una scena di House of the Dragon 2. Courtesy of Ollie Upton/Hbo

House of the Dragon 2, un racconto diviso tra dovere e vendetta

Se nel 2022 il primo episodio della prima stagione è stato visto da 9,99 milioni di telespettatori negli Stati Uniti ed ha conquistato un Golden Globe come miglior serie drammatica, è facile immaginare quanto siano alte le aspettative per l’imminente debutto di House of the Dragon 2. Otto episodi (due in meno del capitolo precedente) in cui al dovere e al sacrificio si contrappone l’ossessione per la vendetta.

“Quando il desiderio di uccidere e bruciare avrà la meglio, la ragione svanirà. Non rammenteremo nemmeno perché la guerra è cominciata”, afferma nel terzo episodio “la regina che non fu” Rhaenys Targaryen (Eve Best). Una frase spaventosamente attuale guardando ai conflitti in atto ai confini dell’Europa e in Medio Oriente e che ben esemplificano la natura dell’uomo. Perché l’elemento centrale attorno a cui si muove il mondo creato da George R.R. Martin è quello del potere – da difendere, conquistare, rovesciare, bramare, tradire – che porta gli esseri umani a mostrare il loro vero volto. E in questo House of the Dragon 2 non è da meno.

Olivia Cooke in una scena di House of the Dragon 2

Olivia Cooke in una scena di House of the Dragon 2. Courtesy of Ollie Upton/Hbo

Un’eredità dilaniante

Giudicare un’intera stagione da soli quattro episodi non permette di dare un giudizio complessivo e approfondito. Specie se si tratta di una serie che, come ci ha insegnato Il trono di spade, tende a partire con ritmi più lenti per raggiungere gradualmente il climax del racconto. E la sensazione per House of the Dragon 2 è proprio quella, nelle prime due puntate, di una scrittura volutamente attenta a non bruciarsi subito, a non gettare il racconto nel cuore pulsante dell’azione per arrivare a quella tanto attesa Danza dei Draghi che sarà, invece, brutale.

Già dal terzo episodio il passo cambia. Se nei due precedenti molta dell’azione era relegata nelle stanze dei castelli, ecco che si esce dai palazzi di corte e si registra un’apertura maggiore verso l’esterno, con sequenze ampie e spettrali dalle atmosfere horror che nella quarta puntata arrivano fino al cielo, scenario di una battaglia che preannuncia l’inizio della guerra e ci dà un assaggio di ciò che ci aspetta nella seconda parte della stagione.

Una scena di House of the Dragon 2

Una scena di House of the Dragon 2. Courtesy of Ollie Upton/Hbo

Il femminile e l’ambiguità

Una delle particolarità della prima, invece, è stato l’accento posto sul femminile. La vicinanza prima e la contrapposizione poi tra Rhaenyra e Alicent ne è stato il fulcro in un contesto prettamente maschile e abituato a vedere le donne come merce di scambio in matrimoni di convenienza. House of the Dragon ha rivoluzionato il racconto mettendo al centro due donne e regine che, stando a quanto visto dai primi episodi del secondo capitolo, sono sempre più lontane l’una dall’altra ma continuano ad essere i due poli che muovono la storia.

Altra particolarità del prequel che la scrittura di House of the Dragon 2 conferma è l’ambiguità che muove i personaggi, né del tutto buoni né del tutto cattivi. In questo senso ne è un esempio perfetto il principe Daemon Targaryen con il volto di Matt Smith che continua ad essere uno dei più interessanti proprio per la sua natura sfuggente.

Matt Smith in House of the Dragon 2

Matt Smith in House of the Dragon 2

Maestosa ed epica grazie anche ad un budget altissimo (la prima stagione è costata 200 milioni di dollari), House of the Dragon 2 non dimentica ovviamente la sua natura fantasy promettendo l’introduzione di 5 nuovi draghi che avranno un ruolo centrale nelle battaglie che vedremo (anche) nei restanti episodi. Ma l’aspetto più interessante resta quello psicologico dei personaggi. Donne e uomini mossi da dolore e dalla brama di potere. Tutto in virtù di un’eredità sotto forma di trono che dilania chiunque ci si avvicini. Nonostante ci si trovi faccia a faccia con la possibilità di scegliere la pace.

House of the Dragon 2

La serie creata da David Benioff e D. B. Weiss ci ha mostrato le conseguenze di quell’ambizione nel corso di otto stagioni. House of the Dragon si avvicina molto – per non dire troppo – a quell’impianto narrativo. Mantenere un legame con la serie originale – e il romanzo da cui è tratto – è ovvio e naturale per più ragioni. Senza ombra di dubbio il primo capitolo di House of the Dragon, grazie all’introduzione di nuove storie e nuovi personaggi, è riuscito nell’intento di regalare agli spettatori un affresco inedito sebbene all’interno di una cornice conosciuta.

Ma i primi due episodi della seconda stagione, invece, hanno un retrogusto fin troppo familiare. E tredici anni dopo L’inverno sta arrivando, quel primo episodio trasmesso dalla Hbo il 17 aprile del 2011, forse una maggiore peculiarità potrebbe essere il giusto antidoto per permettere che l’eredità dei Sette Regni continui a vivere sul piccolo schermo. Anche le puntate tre e quattro seguono quel solco già tracciato, ma hanno dalla loro la capacità di inserire elementi più originali che fanno ben sperare per quello che vedremo nella Danza dei Draghi.