La mamma è sempre la mamma. Nel basket, negli affari, nello sport. Lo è per i mediocri, lo è per i campioni. È per questo che se vi chiedessero di cosa parla Air – La storia del grande salto – diretto da Ben Affleck – non dovreste rispondere “di Michael Jordan”, bensì di come sua madre lo convinse ad accettare un contratto con la Nike invece che con le favorite Adidas e Converse.
Non importa in quale anno ci si trovi, se si è un professionista del proprio settore o se tutto ciò che si desidera davvero è solo guidare una Mercedes. Se tua madre ti dice di ascoltare quel brav’uomo che da Beaverton, Oregon, è arrivato in macchina fino a Wilmington, Carolina del Nord, allora tu lo ascolti. E scopriresti anche di aver fatto la cosa giusta.
L’incontro tra Deloris Jordan e Sonny Vaccaro
Fu un contratto senza precedenti quello che Jordan firmò insieme alla Nike grazie alla perseveranza di Sonny Vaccaro, stravolgendo del tutto la maniera di investire nei giocatori, concedendo ai professionisti un ulteriore sbocco di guadagno ricavato direttamente dalla propria immagine.
“Una scarpa è solo una scarpa finché qualcuno non la indossa” e quando Deloris Jordan dirà “è mio figlio” ad indossarla, allora per la società del cofondatore Philip Knight sarà il caso di fare un passo indietro, di genuflettersi leggermente e di accogliere nella propria scuderia il più promettente astro nascente della NBA. È lei il fulcro di Air – La storia del grande salto, una Viola Davis che, esattamente come questo genitore, al tempo impiegata di banca, ascolta con attenzione ciò che gli altri hanno da dire, dimostrando di avere in realtà in mano le redini della carriera – e quindi del futuro – del figlio.
Air – La storia del grande salto e il contratto che cambiò lo sport per sempre
Se perciò è lei la persona da convincere, è lei la figura da cui Sonny si reca bussando alla propria porta, è altresì lei che deve persuadere noi spettatori che il personaggio interpretato da Matt Damon nel film dell’amico Ben Affleck (anche nel ruolo di Knight) è un uomo a cui potersi affidare. Che non è solo chiacchiere e strategie di marketing, ma anche istinto, consapevolezza, con un pizzico di follia e coraggio.
Quello che ha trascinato Vaccaro col suo intero team a investire l’intero budget della divisione basket della Nike in un solo campione, mentre la chiusura dei battenti era dietro l’angolo. E Sonny ce la fa, porta Michael Jordan a accettare. Per Deloris è un successo, imponendo una percentuale delle vendite delle Air Jordan da dirigere nelle casse del giocatore, cambiando per sempre le vite di tante famiglie di professionisti che avrebbero incluso nei propri contratti la stessa clausola. E anche per gli spettatori è un ottimo scontro sul campo, senza che si tiri mai una palla a canestro o si parli veramente di sport. O si veda Michael Jordan in faccia.
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