Red, arriva per la prima volta in sala il racconto di formazione più “millennial” della Pixar

Candidato agli Oscar 2023 come miglior lungometraggio di animazione, l’esordio alla regia di Domee Shi è stato inizialmente distribuito solo in streaming su Disney+ nel post-pandemia

Toronto, primi anni Duemila, fra Tamagotchi ed entusiasmo febbrile per le boyband, Red è la storia più “millennial” che gli Studios della Pixar abbiano mai realizzato. Opera prima dell’animatrice Domee Shi, racconta un passaggio molto delicato nella vita di ogni ragazza, quello tra l’infanzia e l’adolescenza.

Arriva per la prima volta in sala in Italia il 7 marzo, dopo un anno di distribuzione esclusiva in streaming a causa delle politiche post-Covid della Walt Disney Company.

Red e il panda rosso, metafora di una trasformazione

Protagonista è la tredicenne Meilin “Mei” Lee, di origine cinese, ma canadese di prima generazione, quindi soffocata dalle alte aspettative dei genitori e della famiglia, soprattutto della madre. Ottimi voti a scuola, un curriculum immacolato, sempre presente al tempio e alle funzioni religiose, senza mai trascurare i compiti e le faccende di casa. La sua vita sembra scandita da ciò che gli altri vogliono da lei, ma Mei non ha ancora capito che tipo di persona vuole essere e non ha avuto modo di esplorare i suoi sentimenti.

L’unico che riesce a emergere è infatti la rabbia, che la trasforma all’improvviso in un panda rosso gigante, su cui Mei sembra non avere alcuno controllo. Una maledizione, questa, che si scopre correre già da tempo nella storia della sua famiglia.

Una scena di Red © 2021 Disney/Pixar. All Rights Reserved.

Una scena di Red © 2021 Disney/Pixar. All Rights Reserved

Domee Shi riesce quindi a camuffare un intenso scontro generazionale tutto al femminile, tra una madre e una figlia adolescente, in una favola in cui l’elemento magico e sovrannaturale prende il sopravvento per spiegare anche a un pubblico più “piccolo” sentimenti difficili da articolare.

Il panda rosso rappresenta tutto l’inespresso e il rimosso familiare che, scherzosamente, i millennials di oggi porterebbero sul divano della seduta di psicoterapia. Al tempo stesso diventa una metafora non troppo nascosta di un cambiamento fisico ed emotivo che a tredici anni qualsiasi ragazza si trova ad affrontare, a partire dai primi cicli mestruali, provando difficoltà a relazionarsi con un nuovo corpo in mutamento e sensazioni mai provate prima.

Una seconda possibilità

Tutta la complessità tematica ed emotiva di Red è poi raccolta e raccontata dentro la cornice di una cultura asiatica e cinese che, insieme al rapporto conflittuale tra Meilin e la madre, riporta immediatamente a un altro titolo della scorsa stagione cinematografica, il (pluri)premio Oscar Everything Everywhere All at Once.

Seppur molto differenti tra loro, i due film nascono da una stessa anima, dalla visione del mondo di registi tutti coetanei, poco più che trentenni, all’interno di un intreccio di culture e tradizioni che determinano la loro identità e i loro conflitti interiori.

E se almeno la vittoria schiacciante di Everything Everywhere All at Once ha “costretto” la distribuzione (I Wonder Pictures) a una seconda e poi una terza uscita in sala per il pubblico italiano, la candidatura senza premio per Red, nello stesso anno, ha lasciato il film in un infelice limbo per un anno intero. Non può che essere una splendida notizia, quindi, questa seconda possibilità data a un film dolce, emozionante e stratificato, adatto a un pubblico di grandi e piccini ma con una grande attenzione alla voce e alla prospettiva femminile.