Il Piccolo Principe a teatro: quando un’opera per bambini vuol far riflettere i genitori (al ritmo di Bowie e Maneskin)

Rendere in scena quello considerato il classico dei classici può essere un rischio, ancor più grande se lo si riadatta alla contemporaneità al fine di renderlo fruibile a tutti. La compagnia Razmataz Live ci è riuscita a pieno, con una tournée in giro per tutta Italia fino al 21 aprile

“Ground control to Major Tom… Ground control to Major Tom: (ten, nine, eight)”, e le quinte del sipario del Teatro Sistina di Roma si aprono su un palco luminoso, decorato nei minimi dettagli. “This is Major Tom to ground control: I’ve left for ever more and I’m floating in a most peculiar way”, echeggia. Un pilota al comando di un aereo monoposto intona le malinconiche note di Space Oddity di David Bowie, e lentamente atterra tra le dune di un Sahara immaginario con il suo veicolo in avaria. Non serve spiegarne la trama, non serve annunciarne i protagonisti: la storia del Piccolo Principe è nota a chiunque.

“Gli adulti da soli non capiscono niente, ed è stancante per i bambini dover sempre spiegare tutto”. Esordisce così il mai invecchiato racconto di Antoine De Saint-Exupery del 1943, originariamente nato come libro per l’infanzia, ma reso un’attualissima e inesorabile opera adatta a qualsiasi età. A ottantuno anni dalla sua uscita, la compagnia Razmataz Live lo riporta a teatro in una tournée diretta da Stefano Genovese che tocca le città di tutta Italia, fino al 21 aprile. Lo fa rendendo a pieno l’intento originale del romanzo. Perché, così come il libro, quello del Piccolo Principe è uno spettacolo originariamente creato per i più piccoli, ma destinato a emozionare – forse ancora di più – anche gli adulti, preservando la multisensorialità del racconto originale e spaziando tra linguaggi, narrazioni e tanta, tantissima musica.

Trainato dai giovanissimi Alessandro Stefanelli e Gabriele Tonti, attori prodigio (e vere rivelazioni della pièce) nelle vesti del piccolo protagonista, lo spettacolo intrattiene per oltre un’ora e mezza, in una commistione di recitazione, arti circensi, acrobazie, canto, istallazioni scenografiche e danza, in cui si susseguono man mano tanti dei protagonisti originali del libro. Seleziona le entrate più significative, come l’ubriacone, l’uomo d’affari che guarda le stelle, il geografo, il lampionaio e tanti altri ancora.

Il Piccolo Principe, un’opera tanto nota quanto complessa

Oltre 200 milioni di copie in tutto il mondo, 190 traduzioni e una fama letteraria seconda solo a quella della Bibbia e del Corano. Rendere in scena quello considerato il classico dei classici può essere un rischio, anche considerando le molteplici rappresentazioni teatrali messe in scena negli ultimi decenni. Ed il rischio si fa ancora più grande se lo si riadatta alla contemporaneità al fine di renderlo fruibile a tutti. Così l’Aviatore atterra tra le dune del deserto sulle note di Space Oddity di David Bowie, la rosa pensa alla sua solitudine cantando le strofe di The Loneliest dei Maneskin, e il concetto di amicizia alla base di tutto il racconto-spettacolo viene espletato con La Cura di Franco Battiato.

Il Piccolo Principe

Commento breve Un'opera tanto nota quanto complessa da mettere in scena
Data di uscita:
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Regista:
Sceneggiatori:
Durata: 90 minuti

Ciò che colpisce della rappresentazione teatrale de Il piccolo principe è la capacità di mettere in scena (in primis, va ripetuto, grazie ad una colonna sonora impeccabile) un racconto tanto concreto quanto immaginifico. Ogni spettatore – dai bambini di pochi anni presenti in platea, passando per i fratelli maggiori e i genitori che li accompagnano o per i più anziani, presenti alla serata in cerca di intrattenimento – pesca dal racconto una sua narrazione, una sua morale. Tanto specifica quanto soggettiva, in grado di arrivare solo a chi si rende libero di recepirla.

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”, è una delle citazioni più celebri del libro. E questa frase, lo spettacolo del Piccolo Principe, riesce a ribaltarla completamente, ancora una volta in un gioco metateatrale. Facendo risvegliare in tutti gli spettatori – seppur per la durata di qualche decina di minuti – il proprio spirito infantile. Ovviamente, nel senso più alto. Inteso come capacità di mantenere lo stesso entusiasmo e la stessa meraviglia dei bambini, di sapersi emozionare ancora una volta, come se fosse la prima.