Venezia 80, la parola ad Alberto Barbera: “Le star alla Mostra? Conto sul via libera dei sindacati di Hollywood”

Il direttore del festival svela i retroscena dell'impatto della mobilitazione Usa: "E' stato un incubo, temevo di perdere tutti i film, in America regnava il panico. Ma poi sono arrivati i segnali positivi dai produttori e dagli Studios". E sul caso Polanski & Allen dice: "Io giudico la qualità dei film. Pronto ad affrontare le polemiche". L'intervista con THR

Alberto Barbera ce l’ha fatta di nuovo. Il direttore della Mostra del cinema di Venezia è riuscito a presentare un’altra impressionante selezione di grandi titoli in concorso e di film d’autore, nonostante le speculazioni sul fatto che lo sciopero degli attori avrebbe affossato Venezia e che i produttori, temendo che ai loro talenti non sarebbe stato permesso di fare promozione sul red carpet, avrebbero ritirato i loro film dal Lido.

Alla fine, ha dovuto rinunciare a un solo film importante: Challengers di Luca Guadagnino, con protagonista Zendaya, che era stato scelto come film di apertura (MGM ha deciso di spostare l’uscita del dramma tennistico vietato ai minori all’anno prossimo). Ma la maggior parte dei grandi titoli di cui era prevista la presenza al Lido – tra cui Maestro di Bradley Cooper, Poor Things di Yorgos Lanthimos, Priscilla di Sofia Coppola e Ferrari di Michael Mann – ha deciso di rimanere in gara. L’80esima Biennale, che si svolgerà dal 30 agosto al 9 settembre, si preannuncia come un’altra edizione che entrerà nella storia.

Poco dopo l‘annuncio del programma di questa edizione, Barbera ha parlato con The Hollywood Reporter dell’impatto che, secondo lui, lo sciopero potrebbe avere su Venezia, dell’importanza dei grandi festival per riportare il pubblico al cinema e del motivo per cui, nonostante le polemiche, ha concesso una prima sia a Roman Polanski che a Woody Allen.

Dopo l’annuncio dello sciopero del SAG-AFTRA (il sindacato degli attori americani, ndr), molti temevano che avrebbe sconvolto i piani dei festival autunnali, in particolare Venezia. Avete messo in piedi un’altra straordinaria selezione, ma qual è stata la sua prima reazione quando ha sentito la notizia dello sciopero? Ha pensato che sarebbe andato tutto in fumo?

Non ho pensato a nulla fino al momento in cui è stato annunciato lo sciopero. È stata una sorpresa assoluta. Non sapevo quali sarebbero state le possibili conseguenze. I primi tre o quattro giorni sono stati un incubo, perché avevo già chiuso la mia selezione. Ogni film era al suo posto. Ero felice perché eravamo davvero in anticipo rispetto al solito ed era una selezione molto forte. Pensavo di perdere tutti i film e di dover riprogrammare tutto. Il primo fine settimana è stato davvero difficile. Anche perché tutti a Hollywood erano in preda al panico e sono spariti. Hanno passato il fine settimana a parlare tra loro, a fare riunioni. Non riuscivo a contattare nessuno. Ma dal primo lunedì dopo l’annuncio dello sciopero, abbiamo iniziato a ricevere segnali positivi dalla maggior parte delle case di produzione, dagli studios e da Netflix. Gli unici che sono stati veramente sconvolti dallo sciopero sono stati Amazon MGM e Warner Bros. con Challengers. È stata davvero dura, è stata una discussione infinita per tutta la settimana. Luca Guadagnino ha lottato come un matto per portare il film a Venezia. Ma alla fine hanno deciso di rimandare l’uscita perché non volevano rinunciare alla promozione che avrebbero avuto con Zendaya. Ma nel frattempo abbiamo avuto la conferma di tutti gli altri. Non abbiamo perso nessun altro film di quelli che avevamo invitato. Quindi l’impatto dello sciopero sul festival sarà molto limitato. Certo, ci saranno meno star, meno talenti.

Chi pensa potrà partecipare?

Gli attori coinvolti nei film degli Studios e delle piattaforme, come Poor Things, che è di Searchlight, o i film di Netflix, potrebbero non essere in grado di partecipare… Gli altri film, che sono produzioni indipendenti, stanno chiedendo deroghe alla SAG per ottenere il permesso di far fare attività di promozione agli attori. Finora non abbiamo ricevuto alcuna conferma, ma siamo ansiosi di ottenere queste deroghe e di avere la conferma che la maggior parte dei talenti sarà presente a Venezia. Per ora dobbiamo aspettare.

Si aspetta che i film indipendenti, i film più piccoli, ricevano maggiore attenzione viste le circostanze?

Naturalmente, i film indipendenti saranno in qualche modo più importanti quest’anno. E anche questo è meraviglioso. Non abbiamo ancora conferme ma, per esempio, so che Michael Mann sta chiedendo la deroga per portare gli attori di Ferrari. E anche gli altri lo stanno facendo. La SAG deve prima rispondere alle richieste di deroga da parte delle case di produzione che devono iniziare la produzione di nuovi film o riavviare la produzione di film che sono stati interrotti a causa dello sciopero, e poi arriverà alle richieste relative alla promozione ai festival cinematografici. Quindi credo che dovremo aspettare ancora un po’ e capire il processo.

Questo è l’80° anniversario di Venezia. Avete deciso la vostra programmazione tenendo conto di questo aspetto, e dei registi e film che volevate celebrare?

No, in realtà no. Quest’anno abbiamo ricevuto più candidature del solito. Abbiamo ricevuto più di 2.100 lungometraggi e quasi 1.900 cortometraggi. Abbiamo effettuato il processo di selezione senza pensare minimamente all’anniversario. Proietteremo un documentario, prodotto da Canal+, sulla storia della Mostra dall’inizio a oggi, con splendidi filmati storici e interviste inedite ai talenti. È un bellissimo documentario, ma è l’unica occasione che sfrutteremo per celebrare l’anniversario durante il festival. Per il resto, si tratta del nostro solito mix di grandi nomi, film molto attesi e rispettati, e molte scoperte. Abbiamo 23 film in concorso, ma 15 dei registi sono in concorso per la prima volta. E se si guarda alle altre sezioni, si può notare che ci sono molte nuove scoperte. Abbiamo un vero equilibrio tra grandi nomi e nuovi talenti, come ogni anno.

Devo chiederle perché ha deciso di inserire i nuovi film di Roman Polanski, The Palace, e Woody Allen, Coup de Chance, nella selezione ufficiale, fuori concorso

In un certo senso è abbastanza semplice. So che la situazione è complicata. Ma nel caso di Polanski, abbiamo dovuto affrontare la stessa situazione tre anni fa, quando abbiamo avuto Polanski in concorso con L’ufficiale e la spia. Credo che si debba fare una distinzione tra l’uomo e l’artista. Nel caso di Polanski, l’uomo ha riconosciuto il suo cattivo comportamento, ha chiesto scusa alla sua vittima, la vittima ha accettato le scuse e ha chiesto a tutti di dimenticare la storia. Questo non sta accadendo, purtroppo. Ma non posso giudicare l’uomo. Sono un direttore di festival. Io giudico la qualità dei film. E Polanski è un grande maestro, uno degli ultimi grandi maestri del cinema europeo. Non vedo alcun motivo per non invitare quello che potrebbe essere il suo ultimo lavoro, anche se spero che non lo sia. Ha solo 93 anni, quindi potrebbe continuare a fare film, come Clint Eastwood o Manoel de Oliveira. Sono pronto ad affrontare di nuovo le polemiche. Nel caso di Woody Allen, le accuse risalgono a più di 20 anni fa e sono state respinte dalle autorità. Quindi, ancora una volta, non vedo alcuna ragione per bandire un film di Woody Allen dal festival. Ed è un ottimo film, molto meglio di quelli che ha fatto negli ultimi dieci anni o giù di lì. Sono felice di riaverlo a Venezia.

Venezia è stata determinante per tenere vivo il circuito dei festival durante il Covid: siete stati l’unico grande festival che si è tenuto nel bel mezzo della prima ondata. Quale ruolo vede attualmente per il festival nel rilanciare l’interesse per l’esperienza del cinema in sala?

Durante la pandemia si è verificato un cambiamento importante. Dobbiamo ricordare che la pandemia è finita solo un anno fa. I cinema hanno riaperto solo da poco più di un anno. E abbiamo dovuto convincere le persone a tornare alle loro vecchie abitudini, a tornare nelle sale. Non è stato un processo facile. La situazione è ancora piuttosto difficile e complicata. E lo sciopero non aiuterà, perché significherà che alcuni dei film più importanti non saranno disponibili per l’uscita nelle sale. Il ruolo del festival è molto importante perché un festival come il nostro – come Cannes, come Berlino o Toronto – può contribuire a stimolare il desiderio di vedere i film al cinema. Credo che stia già accadendo. L’incredibile successo di Barbie e di Oppenheimer dimostra che le persone sono pronte a uscire dai loro appartamenti e andare al cinema se ci sono film che suscitano il loro interesse. E i festival possono contribuire ad accendere questo interesse.

Intervista tagliata per motivi di lunghezza e di chiarezza.

Traduzione di Nadia Cazzaniga