Goodbye Julia: Lupita Nyong’o sostiene la candidatura all’Oscar del film sudanese

Il lungometraggio di Mohamed Kordofani, che racconta il paese in guerra, è stato già presentato al festival di Cannes 2023 dove ha vinto il premio Freedom della sezione Un Certain Regard

Lupita Nyong’o potrebbe avere un ruolo fondamentale per la corsa agli Oscar di Goodbye Julia, film del regista sudanese Mohamed Kordofani, di cui l’attrice è produttrice esecutiva. Il lungometraggio, presentato al festival di Cannes, è stato selezionato dal paese africano come sua seconda candidatura agli Oscar per il miglior film internazionale.

Goodbye Julia è una rappresentazione incisiva del conflitto sudanese in corso, che coinvolge milioni di persone in tutta l’Africa orientale. Mohamed Kordofani e i cineasti presentano i problemi in un modo meraviglioso e profondamente personale. Sono onorata di prestare la mia voce per contribuire a portare il messaggio di questo film al mondo”, ha dichiarato Nyong’o in un comunicato.

L’attrice è entrata nell’Academy dopo aver debuttato nel lungometraggio 12 anni schiavo di Steve McQueen, per cui ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista. Ha poi partecipato allo spinoff del franchise horror della Paramount A Quiet Place: Day One, oltre ad aver interpretato Nakia nei film Marvel di Black Panther.

Goodbye Julia, la trama

Goodbye Julia racconta l’amicizia complessa fra due donne di diverse comunità, del nord e del sud del Sudan. Il film è interpretato da Eiman Yousif e dalla modella sudanese Siran Riak, al suo debutto sul grande schermo, e vede anche la partecipazione dell’attore e attivista sudanese Ger Duany. È ambientato a Khartoum durante gli ultimi anni del Sudan come paese unito. La regione, nel 2023, è tornata al centro di un vasto conflitto.

A Cannes, il lungometraggio ha ottenuto il premio Freedom della sezione Un Certain Regard e altri riconoscimenti ai festival di Chicago, Cipro, al Festival Paysages de Cinéastes in Francia, al festival War on Screen di Barcellona e al Septimius Award di Amsterdam.

Traduzione di Pietro Cecioni