The Greatest Hits, quando il superpotere della musica è una benedizione ma anche una condanna

Tempo e canzoni sono i protagonisti della romcom diretta da Ned Benson, in streaming su Disney+. Lucy Boynton, Justin H. Min, David Corenswet e Austin Crute fanno prendere vita ad un racconto forse non particolarmente originale, volto però ad abbandonarsi alla catarsi delle sette note

Passano i giorni, i mesi, gli anni, ma Harriet rimane immobile, immutata. Ferma a due anni prima, al giorno dell’incidente d’auto che interruppe brutalmente la vita del suo fidanzato. Di lì in poi, è come se la sua vita avesse preso una piega diversa. La sua esistenza è immutata: passano e vegliano su di lei solo le canzoni. E i ricordi. Che sono un po’ la stessa cosa.

Tempo e musica sono i protagonisti di The Greatest Hits, la romcom diretta da Ned Benson, presentata al festival musicale e cinematografico South by Southwest e attualmente disponibile in streaming su Disney+. Lucy Boynton, Justin H. Min, David Corenswet e Austin Crute fanno prendere vita ad un racconto non particolarmente originale, che comunque riesce nello scopo di intrattenere il grande pubblico.

The Greatest Hits: quando un superpotere è anche una condanna

Piatto giradischi, vinili accuratamente scelti e tempo infinito. Harriet ha un super potere che è anche un sortilegio, e l’ascolto di certi brani la porta a tornare nel passato per rivivere lo stesso momento in cui li sentì tempo prima, spesso col suo compianto Max. Nella sua testa echeggiano I’m Like a Bird, Friday I’m in Love e Music Sounds Better With You. E in sottofondo, vivide come se fossero reali e presenti, le immagini dei primi incontri, delle passeggiate primaverili e dei balli sulla spiaggia.

Ecco allora che le cuffie diventano benedizione e condanna, una sorta di protezione contro il mondo esterno, come filtro effettivo per proteggersi dai suoni evocativi della musica, e per condizionare esplicitamente quel pensiero sempre volto al passato. In un metodo che fila indisturbato e indiscusso, fino a che Harriet si iscrive a un gruppo di supporto – di quelli costantemente rappresentati nella filmografia americana – per la perdita dei propri cari. Lì incontra David e stabilisce con lui un legame considerabile il vero e proprio turning point del film, che porterà la protagonista a decidere se lasciarsi andare al quotidiano o vivere annegata dal ricordo.

The Greatest Hits: Quando i ricordi e le canzoni sono un po’ la stessa cosa

Commento breve Un film ripetitivo che riesce nell'intento primario di intrattenere
Data di uscita: 05/04/2024
Cast: Lucy Boynton, Justin H. Min, David Corenswet, Austin Crute
Regista: Ned Benson
Sceneggiatori:
Durata:

Solo in questo modo Harriet si capacita dell’esistenza di un presente vero e proprio, fatto indubbiamente di passato, ma anche di attualità, imprevedibilità e sorpresa. E del fatto che la vita non è altro che una commistione di ciò che si ha, mischiato a ciò che c’era prima.

Una scena di The Greatest Hits

Una scena di The Greatest Hits

La musica come protagonista indiscussa

Tra Harriet, Max e David si crea quasi un ménage a trois, un legame insondabile su due piani temporali diversi e destinati a non toccarsi mai se non per l’elemento cardine della musica. Quest’ultima è forse la vera e propria protagonista della pellicola: onnipresente, sembra essere l’unico punto di contatto tra presente e passato, tra ciò che c’è e ciò che non esiste più. L’esistenza di Harriet è scandita da questo: i minuti si misurano in canzoni, i luoghi e le persone rivivono evocati dai testi e dalle note, in una sorta di gabbia perpetua che sa essere anche, in qualche modo, veicolo di libertà e di futuro.

Un po’ come la musica e il tempo, che sanno essere liberazione e catarsi, cura e malattia, fardello e fonte di energia. The Greatest Hits è un film a tratti ripetitivo, ricco di luoghi (molto) comuni e di elementi (fin troppo) prevedibili, ma piacevole da seguire senza tanto impegno, soprattutto nell’ottica di un viaggio nella musica e, come nel caso della protagonista, nella propria esistenza. In un tentativo di un paio d’ore di usufruire a pieno del potere delle canzoni e lasciare che, nell’immobilità fittizia del tempo, ci portino a rivivere emozioni già vissute, incontri già fatti e parole già dette. Tutto come se fosse la prima volta.