“Sì, L’Uomo Tigre è nostro” I fratelli Nicola e Marco De Angelis di Fabula Pictures prendono i diritti di Tiger Mask

L'annuncio, durante un'intervista, è clamoroso. Si girerà tra Italia e Giappone, con coproduttori di alto livello. L'attore dovrebbe essere italiano, il regista internazionale (ma un paio di grandi nomi nostrani sono stati "provinati"). La casa di produzione, la A24 italiana, ha però anche altri progetti: da Cinzia di Leo Ortolani a Scheletrofemmina. L'esclusiva di THR Roma

Un nuovo grande progetto. L’Uomo Tigre. Tiger Mask. Quando Nicola e Marco De Angelis nella redazione di The Hollywood Reporter Roma si lasciano scappare la notizia, almeno un paio di giornalisti, memori di pomeriggi passati a vedere le traversie di Naoto Date, trasecolano.

Un mito, un’icona che torna dal passato e che ritrova nuova vita – e, nel solco dello spirito della narrazione dell’anime – una nuova identità dietro la maschera – “e per di più in live action” svelano sorridendo, dopo essersi lasciati scappare la notizia bomba.”Sarà un prodotto per la sala, nella nostra idea c’è già una trilogia”.

Colpiti e affondati. Fabula, che su tutto ciò che anime e fumetti ha un fiuto straordinario – e gran coraggio – ha fatto il colpo grosso, assicurandosi una delle proprietà intellettuali più ambite degli ultimi decenni. E lo farà “probabilmente con un regista straniero, anche se alcuni italiani hanno già fatto un take e sono maledettamente interessanti, quindi decideremo a breve. E anche l’attore, siamo a un passo”.

Lavoreranno con Brandon Box e Kodansha Ltd., per un progetto che è ambiziosissimo. A dirlo è Yohei Takami, responsabile dei Diritti/Media Business di Kodansha. “Tiger Mask (il titolo internazionale de L’uomo tigre) è un personaggio molto amato sia in Giappone che in Italia grazie alle sue doti di eroe forte, affascinante e senza tempo fin dalla sua prima pubblicazione nel 1969. Siamo entusiasti di poter presentare un nuovo Tiger Mask al pubblico globale, collaborando con rispettati filmmaker italiani che condividono con noi l’amore e la passione per questo personaggio, come Fabula Pictures e Brandon Box”.

Andrea Sgaravatti, CEO di Brandon Box, aggiunge: “La passione per i manga e gli anime che ha sempre contraddistinto Brandon Box ha radici molto profonde. Nasce nelle storie che hanno segnato la nostra infanzia, come quella di Tiger Mask appunto. Una storia profonda, che ci ha conquistato da bambini e ci ha aiutato a crescere e lottare durante l’adolescenza. Siamo convinti che l’adattamento che stiamo sviluppando con due partner straordinari come Fabula Pictures e Kodasha ci porterà a compiere un viaggio straordinario”.

La storia del wrestler che si ribella alla spietata organizzazione che l’ha reso una feroce macchina di morte, L’uomo Tigre, appunto, è rimasta nei cuori di almeno due generazioni. Naoto Date, vittima della Tana delle Tigri, organizzazione implacabile che manda feroci lottatori a cercare di ucciderlo, mentre lui dà tutti i suoi compensi all’orfanotrofio che l’ha cresciuto, ha avuto un incredibile seguito in Italia, anche grazie a una sigla italiana amatissima. “Siamo orgogliosi di annunciare questo ambizioso progetto”, commentano ancora i due fratelli De Angelis, amministratori delegati di Fabula Pictures, “che conferma la nostra passione per la ricerca di storie universali, capaci di emozionare e coinvolgere sia il pubblico nazionale che quello internazionale. Questa partnership con Brandon Box e Kodansha rappresenta un passo importante nel posizionamento strategico della nostra azienda nello scenario delle produzioni audiovisive”.

Gli altri grandi progetti di Fabula Pictures, oltre L’uomo tigre

“Quello dei fumetti, di questo tipo di proprietà intellettuali, è un mondo che ci interessa molto”, confermano, svelando anche i successivi progetti. Come Battaglia, al centro di “una visione che condividiamo con il regista e sceneggiatore Fabio Guaglione, non a caso con lui stiamo studiando una strategia complessiva di acquisizione di questo tipo di prodotti”. Battaglia è una miniserie firmata da Roberto Recchioni e Leomacs su un vampiro con connessioni in Vaticano che attraversa le storie italiane più oscure con un cinismo e un (anti)eroismo feroci. “Hha degli elementi investigativi ma anche profondamente sci-fi e horror, è perfetto per noi, ci piace mescolare i generi, è un prodotto del quale sentiremo molto parlare e speriamo di poter presto annunciare il progetto in tutti i suoi dettagli. È un incrocio tra Suburra e Pablo Larraín, se vogliamo. Ha quegli elementi molto radicati, anche politici, estremamente politici, non politicizzati, che in questo momento a mio parere rappresentano un centro nevralgico della narrazione migliore”.

Fabula Pictures sembra una factory attorno alla quale girano le menti migliori, da Recchioni e Guaglione, appunto, passando per il collettivo Grams, Michele Alberico e Massimo Bacchini (cosceneggiatori di Un’estate fa), Leo Ortolani.

Cinzia e le sue sorelle

“Abbiamo preso i diritti di Cinzia – sorridono amari – ma guarda un po’ non è mica facile da produrre”. Il racconto di una donna trans che non riesce a trovare lavoro o riconoscimento all’interno della società e che si ritrova costretta a definirsi e vestirsi e comportarsi come uomo per farcela, effettivamente, non sembra proprio il tipo di film che in questo momento storico e politico possa essere amato dai player più realisti del re. Anche se Leo Ortolani è uno degli autori di fumetti più letti, a quanto pare prima del possibile guadagno arriva la realpolitik per chi decide di programmare serie e film sulle varie piattaforme.

“Pazienza, sappiamo che ce la faremo. Sai perché dà fastidio Cinzia? Perché non ghettizza nulla. Cinzia normalizza. E dà molto fastidio normalizzare quel tema, perché se lo normalizzi, è come se ad alcune persone spegnessi la luce addosso. Noi abbiamo preso anche Scheletrofemmina di Francesco Cicconetti. Lui e Ortolani sono fantastici perché il loro punto di vista nella scrittura non è quello di farsi portabandiera di qualcosa. Non gliene frega un cazzo. Loro vogliono raccontare il personaggio. E se il personaggio contiene una bella storia anche di genere, di colore della pelle, quello che ti pare, allora lì vinci. Intanto noi combattiamo per e con loro anche perché ci aiuta a definire meglio il tipo di DNA che Fabula vuole avere, abbiamo e vogliamo avere un’identità precisa”.

Sul tema sono agguerriti Nicola e Marco. “Qualche tempo fa abbiamo sviluppato una storia legata al Mucca Assassina. Sempre genere teen young adult e parlando con tanta gente che si è fatta dall’Alibi al Mucca, appunto, locali che a Roma per una certa fascia di persone erano predominanti. E tutti quelli che sentivamo dicevano sempre la stessa cosa: chi oggi vuole avere una voce non ha mai capito quanto è stato difficile non averla prima. Sai qual è il problema? Che qui si crede che il punto estremo del racconto audiovisivo sia Skam. Che a noi piace da morire, ma c’è tanto anche oltre quei limiti”.

Lo si vede, ad esempio, da un progetto molto amato in quest’ultima stagione su Sky, Un’estate fa, “un mischione di generi e per noi un manifesto: c’è il teen drama, il viaggio nel tempo, il thriller giallo. Tutti erano spaventati da questa serie e invece alla fine è stata molto seguita e apprezzata. È esemplare del nostro modo di concepire il racconto perché è un genere che contiene un altro genere e un altro ancora, con grande armonia”.

Fabula Pictures, la nuova A24: non solo L’Uomo Tigre

“Un esempio che ci guida è Everything Everywhere All At Once. Un film sulla relazione di un uomo e una donna, moglie e marito, che devono recuperarsi. Ma lo fanno attraverso un mondo matto. Ti sembra un crime? In realtà è un teen? Forse è una love story? Fantascienza? Cos’è? È tutto questo, ma soprattutto altro”.

Dicendola alla Stanis La Rochelle, i De Angelis sono molto pochi italiani. “Stanis è sempre e comunque un punto di riferimento. Tanti anni prima delle piattaforme noi ricevevamo porte in faccia senza soluzione di continuità, perché abbiamo sempre avuto una mentalità internazionale che non ha mai sfociato in nulla. Però poi alla fine invece questa tenacia ha dato dei frutti. Penso a Baby, il primo dei nostri lavori che è diventato un fenomeno ben fuori i confini italiani”.

Sembra chiarissimo come Fabula Pictures abbia un’ossessione per la produzione creativa, per la nascita e lo sviluppo delle writer’s room. Non solo, quindi, comprare diritti o costruire produzioni audaci, ma renderle qualcosa di speciale. “La scrittura viene prima di ogni altra cosa. Partiamo da lì per scoprire nuovi talenti, altra nostra ossessione. Ecco perché amiamo sì lavorare con le Proprietà Intellettuali, scovare storie e prenderne diritti, ma ancora di più crediamo nell’idea originale. Non pensiamo mai all’IP come una scorciatoia, per intenderci, ma come idea su cui lavorare per tradirla – il modo migliore per esserle fedele, e varrà anche per L’Uomo Tigre – e rinnovarla e portare così dentro ad essa e a tutto il settore qualcosa di nuovo. L’IP deve essere un pretesto, un personaggio attorno a cui costruire un mondo, un universo creativo che ci permette di crescere come sistema paese, prima ancora che come Fabula”.

L’uomo Tigre, per tornare alla notizia bomba, è un caso di questo tipo. “Ora andremo in Giappone e torneremo con almeno altre due o tre sorprese di questo tipo. Saranno lavorate, queste IP, da un dipartimento tutto nuovo che stiamo mettendo su da un anno e mezzo, che si occupa di acquisizioni di graphic novel, comic books, adattamenti da videogame. Di quei tre progetti possiamo dirti che sono sempre manga anni ’80 e girano attorno all’argomento sportivo. L’Italia culturalmente ha un vantaggio enorme rispetto ad altri paesi in Europa, riguardo al mercato giapponese: noi siamo cresciuti a pane e cartoni animati giapponesi”. E, sempre controcorrente, i due produttori sottolineano come “si sia mosso bene, in merito, il Ministero della Cultura e in particolare il sottosegretario Lucia Borgonzoni, uno dei migliori da almeno 15 anni, che ha intavolato un trattato di coproduzione e collaborazione Italia-Giappone davvero ben fatto e interessante. E ora ne arriverà un altro con la Croazia”.

Largo ai giovani

Trattato che aiuta, appunto, questi sogni, soprattutto per i 40-45enni di oggi che sono imbevuti di cultura nipponica. “Tutto verrà affidato a un reparto editoriale giovane, con tanta voglia di fare, che negli anni ha mostrato qualcosa di nuovo e diverso. Tutti si riempiono la bocca della parola giovani, poi però quando i broadcaster fanno la voce grossa, si rifugiano nelle solite certezze. Noi con Baby, Zero, Il Divin Codino, Noi siamo leggenda lo abbiamo fatto sul serio, abbiamo davvero puntato sulle nuove leve. Quest’ultima serie poi, a dirla tutta, ha anche una fruizione e una distribuzione nuovissime: solo noi abbiamo messo insieme Rai e Amazon per un sostanziale simulcast, con la prima che mette Noi siamo leggenda in onda in prima serata e l’altra che lo mette in piattaforma poche ore dopo”.

Ma in cascina c’è tanto e di generi totalmente diversi. Da Pensati Sexy di Michela Andreozzi, a Fucking Sakura che è un manga italiano su una coppia che si lascia sull’aereo che li sta portando in vacanza (in Giappone!) – “diritti acquisiti, ci stiamo lavorando” – e Briganti che sarà invece su Netflix, scritta dai Grams e si ambienterà due anni dopo l’Unità d’Italia.

E ancora l’avvocato Ligas, tratto da Perdenti, del compianto Gianluca Ferraris, e il sogno “La ferocia di Nicola Lagioia, un capolavoro, ma difficilissimo da adattare ma noi abbiamo i diritti e ci proveremo. Anche perché in un sistema che fa troppi remake, sequel, che pesca troppo all’estero, noi vogliamo scandagliare quanto c’è di buono in Italia. E ce n’è, basta cercare”.

Senza aver paura, possiamo dirlo, abbiamo la A24 italiana. “Noi, sentendo questo, vorremmo abbracciarti. Ognuno di noi deve avere nella vita degli obiettivi, dei punti di riferimento, dei modelli. Ad oggi quello è un modello effettivamentemolto importante che ci siamo posti, perché loro riescono a fare grandi numeri rimanendo d’autore, sono diventati la boutique dell’industry. Ieri facevo un esempio con un produttore americano, per spiegargli cos’è Fabula Pictures: gli dicevo guarda il fango, noi cerchiamo di mettere la testa fuori e provare appoggiando le mani sulla testa degli altri e uscirne”. Lo fanno non lasciando nulla al caso. “Sì, per formazione e passione curiamo molto le musiche, ad esempio, ma non ci sottraiamo su nulla: casting, scrittura, location cerchiamo di lavorare su ogni dettaglio dei nostri progetti”.

E adesso, con l’aiuto de L’uomo Tigre, eccome se ci stanno riuscendo  questi dueragazzi. E il sogno è La Tana delle Tigri ricostruita in Trentino o Val d’Aosta, che poi diventi parco a tema. “Si vede che sei della nostra generazione. Sai che non sarebbe una cattiva idea? Potremmo pensarci”.