Il grido dei creativi sulle IA: “Non abbiamo problemi con la tecnologia, ma con il furto delle nostre opere”

Mentre i dirigenti di Hollywood iniziano a testare l'intelligenza artificiale, dal ringiovanimento degli attori fino alla composizione di musica, le figure chiave del settore spingono per una regolamentazione. O per azioni legali

Nulla aveva preparato William Passano a una nuova tecnologia introdotta nel 1960, che minacciava di mettere in crisi la sua attività di editore in ambito medico: la fotocopiatrice Xerox 914. La macchina offriva la possibilità di produrre duplicati rapidi ed economici che consentivano alla National Library of Medicine del governo di fotocopiare in massa gli articoli – protetti da copyright – delle riviste mediche della sua azienda.

Passano intentò una causa che arrivò fino alla Corte Suprema, la quale alla fine adottò un approccio cauto nella regolamentazione della tecnologia emergente, stabilendo nel 1975 che fotocopiare gli originali era un uso corretto del materiale, solo per le biblioteche. I giudici lasciarono al Congresso il compito di affrontare le nuove questioni di proprietà intellettuale sollevate dal caso, portando a revisioni fondamentali della legge sul copyright un anno dopo.

Mezzo secolo dopo, l’emergere dell’intelligenza artificiale generativa ha il potenziale per sconvolgere in modo simile l’industria dell’intrattenimento. Anche se gli sceneggiatori che avevano parlato con The Hollywood Reporter a gennaio non erano spaventati inizialmente dalla comparsa di ChatGpt. All’epoca hanno anche sottolineato le incapacità dello strumento, che non era in grado di scrivere battute divertenti o di produrre risultati utilizzabili senza un sostanziale contributo creativo.

IA, lo shift nel dibattito

L’umore del dibattito è però cambiato, e ora l’intelligenza artificiale è un punto critico nelle trattative dello sciopero degli sceneggiatori. I creatori e i talenti vedono la possibilità che la tecnologia svaluti il loro lavoro o addirittura lo sostituisca, in assenza di interventi da parte delle autorità di regolamentazione o dei tribunali. I generatori di musica royalty-free possono comporre la colonna sonora di un film o una base, l’intelligenza artificiale può scrivere sceneggiature e gli attori possono essere inseriti nelle scene di un film con la tecnologia cosiddetta deepfake.

Allo stesso tempo, però, Hollywood sta abbracciando la tecnologia, usandola per ringiovanire gli attori e collaborando con aziende del settore per comporre musica attraverso l’intelligenza artificiale. Tutto ciò avviene mentre l’industria spinge per una regolamentazione.

Michael Nash, chief digital officer di Universal Music Group (Umg), ha dichiarato a THR che i programmi di intelligenza artificiale – addestrati dando loro in pasto opere protette da copyright senza autorizzazione o compenso per agli artisti di Umg – “ci permettono di avere un posto molto importante al tavolo sull’evoluzione e l’uso di questi modelli, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di nuove opportunità di licenza”. Sottolinea che l’adozione dell’IA serve a “mettere questi strumenti nelle mani degli artisti” per vedere “fino a che punto possono portare questa tecnologia grazie alla loro visione”.

“Minaccia esistenziale”

In un’audizione davanti alla sottocommissione giudiziaria della Camera sui tribunali, la proprietà intellettuale e Internet, in cui è stata esaminata l’intersezione tra l’IA e la legge sul diritto d’autore, le figure chiave di Hollywood hanno chiesto di fissare dei paletti per tutelare il loro lavoro.

“La rapida introduzione di sistemi di IA generativa è vista come una minaccia esistenziale per il sostentamento e la continuità delle nostre professioni creative, a meno che non vengano presi provvedimenti immediati sul fronte legale, interpretativo ed economico per affrontare questi problemi emergenti”, ha dichiarato Ashley Irwin, presidente della Society of Composers and Lyricists (Scl), durante l’audizione del 17 maggio. E aggiunge: “È essenziale dare priorità a politiche e regolamentazioni per salvaguardare la proprietà intellettuale e il diritto d’autore dei creatori e preservare il variegato e dinamico panorama culturale degli Stati Uniti”.

La Scl, che conta tra i suoi membri compositori di colonne sonore e canzoni per il cinema, la tv e il teatro, sostiene che le aziende di IA dovrebbero assicurarsi il consenso dei creatori prima di usare le loro opere per addestrare i programmi. Nonché di compensarli a tariffe di mercato eque per la successiva creazione di qualsiasi nuova opera, attribuendo loro il giusto credito. Irwin ha insistito che qualsiasi quadro normativo non dovrebbe garantire la tutela del copyright alle opere generate dall’IA, perché facendo così queste potrebbero inondare il mercato, diluendo il valore delle opere originali.

Le IA facciano come Mc Hammer

Durante l’audizione, Dan Navarro, un cantautore che fa anche parte del consiglio nazionale della Sag-Aftra, ha paragonato la situazione attuale al “selvaggio West” e ai primi tempi del campionamento (il cosiddetto sampling), quando non veniva data la giusta attribuzione o un compenso per il riutilizzo di una registrazione in un’altra canzone”.

“Ora è una cosa di routine”, ha detto, sottolineando che si oppone alle licenze obbligatorie che danno alle aziende di AI carta bianca per utilizzare il suo lavoro. “Can’t Touch This di MC Hammer cita nei credits Rick James per Super Freak e i suoi eredi ricevono un compenso”. Ha esortato i legislatori ad adottare un quadro simile di consenso, attribuzione e compensazione.

Drake, The Weeknd feat. IA

L’ampia diffusione di servizi che trasformano la voce di un artista sconosciuto in quella di una popstar mondiale ha reso l’industria musicale una delle prime linee nella battaglia contro l’uso dilagante e probabilmente illegale dell’intelligenza artificiale generativa. Ad aprile, Heart on my Sleeve, un brano che utilizzava versioni IA – abbastanza scarse – delle voci di Drake e The Weeknd, ha acceso un dibattito su Internet.

La canzone è stata rimossa dai servizi di streaming dopo che Universal Music Group, che rappresenta gli artisti, è intervenuta rivendicando i propri diritti di proprietà intellettuale. Secondo Nash, l’etichetta discografica ha dato ordine agli streamer di impedire l’accesso al suo catalogo musicale agli sviluppatori che utilizzano le sue canzoni per addestrare i programmi di intelligenza artificiale.

Umg ha inviato richieste di rimozione per le canzoni generate dall’intelligenza artificiale, ma sta combattendo contro un’intera comunità online intenta a creare, a condividere e a insegnare ad altri a creare musica generata dall’intelligenza artificiale. Su Discord, i membri di un server chiamato AI Hub hanno pubblicato ad aprile un album chiamato UTOP-AI – un gioco di parole su Utopia, l’album di prossima uscita di Travis Scott – con la voce del rapper in questione, insieme a quelle di Drake, Playboy Carti e Baby Keem, tutte generate dall’intelligenza artificiale. Ha ottenuto quasi 200.000 visualizzazioni su YouTube e Soundcloud in sole tre ore prima di essere segnalato per violazione del copyright da Warner Music Group.

Alla ricerca della regolamentazione

Gli artisti sono perlopiù alla ricerca di un quadro normativo che guidi la creazione di contenuti generati dall’IA. Non vogliono che il loro lavoro costruisca le fondamenta degli strumenti che minacciano di sostituirli, perlomeno non senza consenso o compenso.

Al momento è tutto una zona grigia. Ci sono diverse cause legali che si stanno facendo strada nei tribunali e che stanno valutando se il metodo rientra nella difesa dell'”uso corretto”, che consente l’utilizzo di opere protette senza autorizzazione a condizione che siano trasformative.

Il caso OpenAI

A novembre è stata presentata una proposta di class action contro Microsoft, Github e OpenAI, sostenendo che i miliardi di righe di codice informatico che la loro tecnologia AI analizza per generare il proprio codice costituiscono pirateria. Anche Getty Images ha intentato una causa simile contro Stability AI per violazione del copyright, accusando l’azienda di aver elaborato illegalmente milioni di sue immagini per addestrare Stable Diffusion. L’azienda ha sottolineato che Stability AI si rifiuta di pagare per le sue foto, a differenza di altre aziende tecnologiche che concedono in licenza i propri asset digitali per scopi legati all’AI.

Inoltre, alla fine di giugno, una proposta di class action depositata presso la corte federale di San Francisco da alcuni autori ha affermato che OpenAI “ha fatto affidamento sulla raccolta di quantità massicce” di opere protette da copyright. E lo ha fatto “senza autorizzazione, senza attribuzione e senza offrire compenso”.

L’accertamento di una violazione del copyright in un’azione legale ridurrebbe drasticamente le prospettive economiche di sfruttamento delle opere generate esclusivamente dall’IA a Hollywood, e riporterebbe il controllo della tecnologia nelle mani dei creatori (l’ufficio del copyright ha dichiarato che le opere generate esclusivamente dall’IA non sono tutelabili). Pur confidando nel fatto che i tribunali sostengano i diritti degli artisti in questi casi, Nash afferma: “Ovviamente faremo sentire il nostro desiderio di vedere questa interpretazione della legge sul copyright nelle giurisdizioni di tutto il mondo” e “faremo pressione per affrontare le questioni relative alle modifiche legali proposte”.

La legge sulla pubblicità

Un’altra arma per combattere i contenuti IA che rubano l’immagine di una celebrità è rappresentata dalle leggi sul diritto di pubblicità e sulla privacy. Ad aprile, un ex-membro del cast del reality show Big Brother ha citato in giudizio NeoCortext, sviluppatore di applicazioni deepfake, in una proposta di class action contro la sua app che consente agli utenti di incollare il proprio volto su foto e video di celebrità. Sebbene l’attuale regime di copyright non affronti la questione della legalità dell’uso di opere protette da copyright per addestrare i programmi di intelligenza artificiale, alcuni Stati come la California e lo Stato di New York hanno leggi che impediscono lo sfruttamento commerciale dell’immagine di qualcuno senza autorizzazione.

“Le questioni fondamentali del copyright sono il nostro fondamento, ma ci sono anche altre tutele legali”, dice Nash, riferendosi alle leggi sul diritto di pubblicità. “Sono tutele che abbiamo portato all’attenzione delle piattaforme quando abbiamo chiesto la rimozione dei contenuti, quindi c’è stato un riconoscimento, ma pensiamo che ci sia bisogno di un riconoscimento più ampio. È qui che potrebbe essere utile un ulteriore sostegno legislativo”.

Tuttavia, gli artisti vogliono che il Congresso intervenga, nonostante i tribunali abbiano risolto in passato questioni di copyright altrettanto controverse sollevate dall’invenzione della macchina fotografica, della fotocopiatrice e del videoregistratore. La SCL ha proposto di aggiungere una nuova sezione alla legge sul diritto d’autore per chiarire che la difesa dall’uso corretto contro le violazioni si applica solo alle opere create dall’uomo, riducendo al minimo le vie tradizionali di sfruttamento delle opere generate dall’intelligenza artificiale.

UtopIA

In questa situazione di incertezza giuridica, le aziende del settore dell’intrattenimento stanno cercando di capitalizzare sugli strumenti di IA prima di perdere le opportunità di sfruttare la tecnologia. A maggio, Umg ha annunciato una partnership con la società di intelligenza artificiale Endel “per consentire ad artisti ed etichette di creare paesaggi sonori per attività quotidiane come il sonno, il relax e la concentrazione, sfruttando il potere dell’intelligenza artificiale”.

Diverse etichette e professionisti dell’industria musicale avrebbero anche contattato uno studente hacker noto come ak24, membro del server di Discord AI Hub che ha pubblicato UTOP-IA, per possibili partnership legate a un’applicazione per la creazione di musica con l’intelligenza artificiale da lui inventata, chiamata Musicfy, che consente agli utenti di clonare le voci di artisti popolari.

Miramax e i deepfake

Per quanto riguarda il cinema, Miramax sta collaborando con l’azienda di AI Metaphysic, nota per aver reso popolare un account TikTok di deepfake che prendeva in giro Tom Cruise, per ringiovanire gli attori del film Here di Robert Zemeckis. L’operazione fa parte di una più ampia partnership strategica con CAA per lo sviluppo di strumenti e servizi di IA generativa per i talenti. L’amministratore delegato di Metaphysics, Tom Graham, afferma che i crescenti investimenti e l’adozione di servizi da parte di “startup che stanno spuntando in un ampio spettro di applicazioni per l’intrattenimento” è “solo l’inizio”, con il settore che si allontana da “funzioni lavorative ripetitive e facilmente automatizzabili”.

Mentre l’intelligenza artificiale si sta diffondendo in tutti gli angoli di Hollywood, gli artisti e i talenti sottolineano di non essere unilateralmente contrari a questa tecnologia. La maggior parte di loro vuole solo un riconoscimento e un compenso adeguati. “Non ho alcun problema con la tecnologia”, ha detto Irwin. “Ho un problema con il furto del mio materiale”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga