Per celebrare il 40° anniversario di Moschino è stato chiesto a quattro celebri stylist di creare una collezione ispirata ai modelli iconici di Franco Moschino nel periodo compreso tra il 1983 – quando l’estro e il genio creativo dello stilista irrompe nella monotonia della moda milanese con i suoi abiti innovativi e inusuali -, e il 1993, anno dell’ultima sfilata prima della sua prematura scomparsa. Carlyne Cerf de Dudzeele, Katie Grand, Gabriella Karefa-Johnson e Lucia Liu, di professione stylist, sono le anime creative a cui è toccato il gravoso compito di non far rimpiangere il precedente direttore creativo Jeremy Scott. Seduta in prima fila, Alberta Ferretti, fondatrice del gruppo Aeffe, attenta e vigile, a godersi il frutto del loro lavoro, in un anniversario così importante e con un doveroso tributo al fondatore della griffe.
Alle professioniste del look è toccato portare in scena lo show 40 years of love, dieci personali interpretazioni per ciascuna dello stile inconfondibile del marchio. “Non c’è libertà senza caos” era il claim preferito di Franco Moschino. Ed è quello che fedelmente hanno fatto Carlyne, Katie, Gabriella e Lucia con la loro sfilata durante la Milano Fashion Week. Lo spettacolo è stato diviso in quattro atti, ciascuno con il proprio mood, la sua colonna sonora, le sue modelle e il suo finale. Tutti originali, tutti diversi, ma tutti con un minimo comune denominatore: divertirsi e sorprendere come nella migliore delle tradizioni quando si tratta un brand come Moschino.
La prima a far aprire l’enorme sipario rosso della scenografia è stata la leggendaria Carlyne Cerf de Dudzeele, già potente fashion director di Vogue America, considerata la portatrice dello street style nelle riviste di moda. A lei è toccato reinterpretare i capi classici più amati da Franco -essendo l’unica delle quattro ad aver collaborato con lui. Cerf de Dudzeele ha scelto tailleur, pantaloni monocolore total black o total white, dolce vita e perle su di un paio di jeans, top di cristalli, minigonna e copricapo etnici alla Erykah Badu.
La seconda ad andare in scena è stata Gabriella Karefa-Johnson, 31 anni, simbolo della moda inclusiva. Ha mandato in passerella solo modelle di colore, tranne una, che hanno indossato le sue rivisitazioni di capi dei primi anni Novanta. La sua, come lei stessa ha spiegato, è stata una operazione Nowstalgia. In passerella la shopping bag iconica, i cappelli da cowboy, i maxi orecchini , i pois, le catene e capi all’uncinetto. La terza, Lucia Liu, già styling director di Harper’s Bazaar Cina, ha mandato in scena la t-shirt con la scritta “Protect me from the Fahion System” (proteggimi dalla moda) e a chiusura della sfilata un abito da sera rosa adornato di fiocchi e rose con un top grigio con la scritta “Il buongusto non esiste”.
La quarta, Katie Grand, fondatrice a Londra di Perfect Magazine, ha preso dal passato l’uso degli slogan che lo stilista amava disegnare sui capi per lanciare messaggi importanti. Katie ne ha inventato uno, Loud luxury, portato in passerella da ballerini coreografati da Wayne McGregor del Royal Ballet di Londra. Il quinto atto è stato affidato a Laura Marzadori, primo violino del Teatro alla Scala che, nel suo abito da sera nero, elegante, ha suonato il capolavoro di Gloria Gaynor I am what I am, manifesto di libertà e di tante battaglie sui diritti civili, brano amatissimo da Franco Moschino, che lo utilizzò per il finale della sfilata Autunno-Inverno del 1986.
L’ultimo atto è stato un riconoscimento alle battaglie e alle campagne di beneficenza che il fondatore della Maison ha supportato lungo tutto il suo percorso artistico. Le magliette con slogan anticonformisti sono sempre state un elemento centrale della sua filosofia. Sensibilizzare sull’Aids è stato un impegno costante di tutta la sua carriera professionale. Per questo, il gran finale è stato dedicato ad una t-shirt in edizione limitata che recita: Borrow me – Wear me – Hug me – Love me. Il 100% del ricavato andrà alla The Elton John Aids Fondation.
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