Citadel, la recensione: è il multiverso delle spie, ma sembrano gli Avengers

In sei episodi dal 28 aprile, la serie Prime Video con Priyanka Chopra Jonas e Richard Madden è firmata dai fratelli Anthony e Joe Russo, registi degli Avengers. Che ne ripetono il format, imprigionati in un eterno spin off

Non bevono Martini, non guidano Aston Martin, non indossano lo smoking. E la licenza di uccidere non gliela concede la Corona: se la prendono, senza tanti complimenti, da soli. Firmata dai fratelli Anthony e Joe Russo, i registi degli Avengers, la serie Citadel, in sei episodi dal 28 aprile su Prime Video, è Avengers nell’universo di The Bourne Identity: la storia di due agenti segreti superbelli, superbuoni (“Non siamo agenti segreti, ma angeli”), superaccessoriati di supergadget letali,  che perdono la memoria e poi la ritrovano, dopo essersi ricostruiti una vita altrove. 

La trama di Citadel

Mason Kane (Richard Madden) e Nadia Sinh (Priyanka Chopra Jonas) sono gli ultimi sopravvissuti dell’organizzazione segreta Citadel – “indipendente” e sovranazionale – decimata all’inizio della serie dall’attacco della rivale Manticore. A bordo di un superpendolino che attraversa le Alpi italiane – lei donna fatale dal broncetto carnoso, lui maschio alfa dagli occhi buoni – Mason e Nadia si azzuffano, si piacciono, si mentono, fanno esplodere un vagone, precipitano nel vuoto, perdono la memoria e cuociono pancake ai mirtilli. Il tutto nei primi venti minuti del primo episodio: un lasso di tempo durante il quale lo spettatore viene shakerato attraverso Alpi italiane, lago di Como, Oregon, Zurigo, Chicago, proiettato otto anni in avanti e altri otto indietro, in una sorta di multiverso geografico ad uso e consumo del franchise (Citadel avrà anche uno spin off italiano, prodotto da Cattleya).

Il cast della serie

I buonissimi da una parte, i cattivissimi dall’altra, in mezzo uno spaesato Stanley Tucci deus ex machina, cui tocca il compito di ricomporre i resti della Citadel che fu per affrontare una minaccia nucleare – celata, ovviamente, nei codici di una valigetta. I Russo innestano senza particolare sforzo tutti i cliché della spy story nell’epica del cinematic universe, confezionando due episodi impeccabili dal punto di vista tecnico (300 milioni il budget) ma privi di qualsiasi spessore narrativo. Regge la chimica fra i due protagonisti, nonostante il carisma di Priyanka Chopra superi di gran lunga quello di Madden, e il carosello di azioni spettacolari tiene alto il ritmo. A mancare sono le invenzioni: tutto sembra già visto, già scritto, telefonato – come l’ennesimo capitolo di un superformat che si riproduce, negli anni, sempre identico a se stesso.