L’Italia dopo lo sciopero di Hollywood: “Sì, le produzioni internazionali torneranno. Se non toccate il tax credit”

L'ad di Cinecittà Nicola Maccanico, il presidente dell'Anica Francesco Rutelli, il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera ed Enzo Sisti, l'uomo delle major nel nostro paese, scommettono sul ritorno dei set americani dopo lo sciopero: "Stabilità e certezza delle regole per battere la concorrenza". Tradotto: il ritorno delle produzioni Usa, una volta riaccese le macchine, non è solo una questione di prestigio, ma di denaro

“Due sceneggiature in due giorni”. Sono le otto e mezzo del mattino in California e il romano Enzo Sisti, 77 anni, risponde dal tapis roulant di una palestra di Los Angeles, a poche ore dalla ratifica dell’accordo che porrà fine ai 118 giorni di sciopero delle star americane. 

Uomo delle major in Italia – nickname: mr Hollywood – e organizzatore dei più grandi set cinematografici Usa nel nostro paese, da Ferrari a Mission Impossible, da Ripley a The Equalizer, Sisti si dice “ottimista” sul ritorno dei set hollywoodiani in Italia. “Da quando lo sciopero è finito, due giorni fa, ho già ricevuto due sceneggiature da girare nel nostro paese, una delle quali di una grande produzione che ha vinto l’Oscar”, racconta. “Da qua sento il polso dell’industria. Il boom del 2021 e del 2022 non è finito, gli americani vogliono tornare. La fine dello sciopero è importante anche per il nostro paese”.

Il CEO di Cinecittà Nicola Maccanico sciopero

Il CEO di Cinecittà Nicola Maccanico

In termini economici, secondo i dati del ministero della cultura, grazie all’agevolazione fiscale del tax credit (la più forte d’Europa) l’Italia ha attirato negli ultimi anni un miliardo di euro di investimenti stranieri nel settore, arrivato alla piena occupazione con 200.000 persone impiegate. Un esempio su tutti, il caso White Lotus 2 in Sicilia: per la realizzazione della serie Sky sull’isola sono state coinvolte 700 imprese italiane, con un contributo al pil – secondo i dati diffusi allo scorso Audiovisual Producer Summit di Trieste – di 38 milioni di euro.

Il ritorno in Italia delle produzioni americane, una volta riaccese le macchine, non è dunque solo una questione di prestigio, ma di denaro. Che la competitività di paesi fiscalmente attraenti (come la Spagna) o economicamente convenienti (Ungheria e area balcanica) potrebbe minare, soprattutto alla luce dell’“austerity” che secondo gli analisti caratterizzerà la strategia futura degli Studios. “La concorrenza possiamo batterla – assicura Sisti – con le nostre location, con l’eccellenza di artigiani e troupe, con la credibilità e l’onestà. Servono regole certe. Il tax credit perciò non deve essere toccato: può essere giusto diminuire la percentuale di cast straniero impiegato nelle produzioni che girano in Italia, magari, ma il resto deve rimanere uguale. Così il paese si mantiene attraente”.

Francesco Rutelli, presidente Anica sciopero

Francesco Rutelli, presidente Anica

Tira “un sospiro di sollievo” intanto Cinecittà. “La fine della mobilitazione è la notizia delle notizie – commenta l’ad Nicola Maccanico – il nostro lavoro si basa molto sulle grandi produzioni internazionali e con gli attori in sciopero è stato un problema. Nel 2023 come Cinecittà abbiamo fatto bene, grazie ai primi sette mesi straordinari, ma appena si sono fermate tutte le negoziazioni sulle nuove produzioni abbiamo sofferto”.

A 24 ore dall’annuncio dell’accordo, racconta Maccanico, “abbiamo cominciato a riprendere importanti ragionamenti che erano nell’aria. Dai primi mesi del 2024 le grandi produzioni internazionali torneranno nei nostri studi”. Quanto al tax credit, “è uno strumento decisivo per la competizione tra gli stati. Il ministro Sangiuliano ha dato a noi, ma anche pubblicamente, rassicurazioni su una riforma che tenda a migliorarlo. A confermarlo e a renderlo semmai più efficace”.

E se il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera accoglie “con sollievo e soddisfazione” la notizia, sul fronte dell’Anica, l’associazione che riunisce produttori di cinema e tv, distributori, piattaforme e creativi digitali, il presidente Francesco Rutelli riflette sull’”impatto” che lo sciopero ha avuto sul nostro paese.

Il direttore della Mostra del cinema di Venezia, Alberto Barbera sciopero

Il direttore della Mostra del cinema di Venezia, Alberto Barbera

“Questo autunno i prodotti americani in sala saranno limitati e la restrizione si sentirà anche sulle piattaforme. Ma c’è un aspetto che dovrebbe far riflettere le nostre aziende: può capitare, come è successo, che si crei un vuoto da riempire. In questi mesi molti prodotti non americani rivolti al mercato internazionale, dalla Corea alla Francia, dal Regno Unito all’Italia, hanno avuto la possibilità di farsi conoscere sulle piattaforme. Si sono aperti spazi”.

Quanto al futuro, e alla possibilità che l’Italia continui a esercitare il suo fascino sui produttori americani, Rutelli ribadisce l’importanza di “avere certezze. Sia il ministro Gennaro Sangiuliano che la sottosegretaria Lucia Borgonzoni hanno garantito che le nuove misure su tax credit e quote siano frutto di un dialogo, e non compaiano dalla mattina alla sera. Oggi ci misuriamo con una competizione enorme, con il modello ‘superpubblico’ francese e tedesco, con le gigantesche agevolazioni fiscali del sistema spagnolo, con la concorrenza al ribasso dell’area balcanica, posti in cui i lavoratori vengono pagati poco, in cui un’orchestra ti costa un terzo di quella italiana. In questo contesto, la stabilità e la certezza delle regole è fondamentale”.