The Other Black Girl: una satira pungente sul mondo dell’editoria (e una storia d’orrore)

L'adattamento del romanzo di Zakiya Dalila Harris segue un'aspirante redattrice entusiasta di non essere più l'unica donna di colore al lavoro dopo l'arrivo di una nuova collega. Almeno fino a quando non iniziano a verificarsi stranezze. Su Disney+

In gran parte dell’America aziendale si dà quasi per scontato che le cose siano “migliorate” per le minoranze razziali: che ci siano più voci nere in posizioni influenti di quante ce ne siano mai state; che la diversità e l’inclusione siano più apprezzate che mai; che ogni generazione di pionieri e modelli esemplari generi la successiva; che, per quanto le cose rimangano ingiuste, siano comunque migliori di quanto fossero tre o quattro decenni fa. E certo, alcune di queste cose potrebbero essere vere.

Ma c’è una particolare frustrazione nel sentirsi dire tutto questo quando si vede con i propri occhi che le cose non sono sempre così, nell’essere istruiti ad aspettare il proprio turno, nello stringere i denti. The Other Black Girl, disponibile su Disney+, è ambientata in gran parte nel mondo – molto bianco – dell’editoria e sfrutta questa tensione con tutti i generi a sua disposizione. È un dramma sul posto di lavoro, una satira pungente e una tortuosa storia dell’orrore. Tutte tematiche intrecciate insieme in un pacchetto estremamente divertente.

The Other Black Girl, dal romanzo alla serie tv

Sviluppato da Zakiya Dalila Harris e Rashida Jones a partire dal romanzo del 2021, The Other Black Girl si apre con una nota intrigantemente sinistra. Nel 1988, una giovane donna terrorizzata fugge dal suo ufficio verso la metropolitana. In breve tempo scopriremo che si tratta di Kendra Rae Phillips (Cassi Maddox), la prima editrice donna di colore della Wagner Books. Nessuno vuole parlare di qualsiasi cosa le sia successa dopo.

La serie poi salta al 2023, dove un’altra giovane donna si reca in metropolitana nello stesso ufficio. Ogni giorno, mentre si reca al suo cubicolo, l’assistente editoriale Nella (Sinclair Daniel) passa davanti al ritratto incorniciato di Kendra Rae su una parete della galleria dedicata ai redattori del passato. Il suo è ancora l’unico volto nero in mezzo a un mare di volti bianchi.

È quindi con entusiasmo che Nella saluta Hazel (Ashleigh Murray), l’assistente editoriale appena assunta e l’unica altra dipendente di colore che ha incontrato nei suoi due anni di lavoro in azienda. Come suggerisce il titolo, The Other Black Girl (L’altra ragazza nera, ndr) pone la dinamica tra le due donne in primo piano, con un occhio di riguardo per le inflessioni sempre diverse di ammirazione, gelosia e sospetto che oscillano tra loro.

Nella vs Hazel

Non a caso, Harris ha dato alla sua eroina il nome dell’autrice di Passing, Nella Larsen. All’inizio, Nella è entusiasta di avere un’alleata naturale, qualcuno con cui parlare dei pettegolezzi dell’ufficio o con cui commiserare i capi bisognosi o i colleghi bianchi, apparentemente benintenzionati, che “dimenticano” di dare credito alle loro idee durante le riunioni. Hanno le stesse lamentele, gli stessi obiettivi e persino lo stesso autore preferito: Diana Gordon (Garcelle Beauvais).

Ma non passa molto tempo prima che Nella inizi a rendersi conto che Hazel è anche una concorrente naturale, la cui sicurezza nella Wagner sembra già superare la sua. Daniel è in grado di racchiudere le emozioni contrastanti di un intero monologo in un’unica ripresa e spesso ne ha bisogno, perché Nella trascorre gran parte delle sue ore di lavoro a trattenere ciò che prova davvero.

Al contrario, Hazel sembra proprio a suo agio. Si intrufola con dolcezza alle feste di settore e conquista i colleghi con i dolcetti della famosa pasticceria di Harlem che, a suo dire, ha fatto la torta nuziale dei suoi nonni. Il fatto che molte di queste cose siano una bugia sembra non infastidirla affatto. “A volte devi solo essere la persona che vogliono che tu sia” afferma ridendo dopo aver ammesso di aver inventato la storia della torta.

La bugia non ha alcuna conseguenza. La giustificazione, tuttavia, fa scattare qualcosa nel cervello di Nella, soprattutto quando inizia a chiedersi se non ci sia qualcosa di più inquietante in agguato sotto la politica permalosa dell’ufficio di Wagner. Inizia a vedere delle cose: luci tremolanti, riflessi del volto di un’altra donna sullo schermo del computer, uno sconosciuto che sembra perseguitarla. Riceve un biglietto anonimo che potrebbe essere una minaccia, o forse un avvertimento.

Horror e comicità

Hazel è gentile, comincia a chiedersi, o è sospettosamente gentile? (L’esilarante amica di Nella, Malaika, interpretata da Brittany Adebumola, è sicura che si tratti della seconda ipotesi). Il trucco della prova attoriale di Murray sta nell’abilità con cui si muove tra le due interpretazioni, anche quando i sospetti di Nella crescono fino a diventare “al livello di Kanye”.

The Other Black Girl non si abbandona mai all’horror puro e semplice, preferendo rimanere sul lato più leggero dello spettro comico-incredibile. Ma come Get Out, che viene citato alla fine della stagione, si concentra sull’assurdità e sul pericolo di essere neri in un mondo di bianchi. Le sue svolte più stravaganti nascono dall’esaurimento realistico e comprensibile che deriva da anni di tentativi di essere all’altezza di uno stampo che non è mai stato costruito per te.

Cercare di trasformare il sistema dall’interno ha i suoi potenziali lati positivi, ma anche i suoi evidenti lati negativi. Il libro preferito di Nella, Burning Heart di Diana Gordon, è un trionfo artistico che da solo l’ha ispirata a entrare nel business della pubblicazione di romanzi per una nuova generazione di “piccole nerd di Nella”. Inoltre, come scopre conversando con l’autrice, è il prodotto di un amaro compromesso tra integrità artistica e commerciabilità.

Le simpatie della serie vanno piuttosto a coloro che osano prendere in considerazione l’idea di bruciare tutto, come l’attivista Jesse (Langston Kerman), che non ha torto quando si chiede se Wagner lavorerebbe mai tanto per Nella quanto lei sta facendo per loro. L’allettante possibilità di una rivoluzione è poco esplorata nella prima stagione; i 10 episodi di mezz’ora risolvono i misteri più grandi, ma lasciano abbastanza fili della trama in sospeso da irritare coloro che preferiscono risposte più chiare. (O per preparare una possibile seconda stagione).

Ma The Other Black Girl non è comunque interessata a soluzioni ordinate. “Ai neri ora è permesso essere disordinati”, dice Nella a Diana, citando il lavoro di Shonda Rhimes. Potrebbe riferirsi a questa serie. Il piacere di The Other Black Girl risiede nella sua volontà di fare grandi passi avanti, apparentemente non infastidita dalla pressione di essere qualcosa di diverso da ciò che vuole essere.

Traduzione di Pietro Cecioni