L’innocenza del buio, Roberto De Feo: “Il mio romanzo horror per raccontare i veri mostri”

Il libro scritto dal regista di The Nest insieme a Lucio Besana è ispirato all'universo di Stephen King. "Siamo nati nei primi anni Ottanta, per noi è un immaginario di riferimento"

Un castello dalle ampie ali e i tetti aguzzi, quattro bambini che condividono ricordi di una vita passata, anche se non si conoscono. E uno psichiatra infantile, dalla deontologia piuttosto discussa, che li riunisce per avvalorare una sua bislacca teoria sulla reincarnazione. Fra parapsicologia e un terreno fertile per una mente in viaggio come l’infanzia, si sviluppa la trama del romanzo horror di Lucio Besana e Roberto De Feo, L’innocenza del buio, appena uscito in libreria per Sperling & Kupfer, storico editore italiano di un’icona del genere come Stephen King.

I due hanno scritto insieme due film, The Nest – Il nido (presentato in Piazza Grande al Locarno Film Festival) e A Classic Horror Story (un Netflix Original da due candidature ai David di Donatello). Due horror diretti da De Feo che si sono fatti notare. In un panorama di eterni tentativi di rivitalizzare, ma con un defibrillatore arrugginito, la nobile tradizionale nazionale del genere, il quarantenne barese è uno dei pochi rappresentanti di sostanza di un nascente – almeno questo è l’auspicio – new horror italiano. Ora si avventura anche nella pagina scritta e, secondo Gabriele Mainetti, “l’horror italiano non è mai stato così poetico e terrificante”.

Roberto De Feo, l’ambientazione in un castello è cruciale nella storia, come accaduto nel suo primo film, The Nest.

È un protagonista assoluto, rappresenta un proseguimento del percorso compiuto con quel film, ci tenevamo a renderlo il contenitore delle storie di questi quattro ragazzini. Poi amo i luoghi stregati. Parlando del tema, mi sembra che da noi sia inedito il racconto di ricordi di vite passate. È nato tutto da un articolo in cui ho letto di un bambino scozzese, Cameron Macaulay, che non voleva più vivere a casa sua, ma cercava un’altra madre e un’altra vita, di cui ricordava moltissimi dettagli. Un team di psichiatri ha raccolto le prove sulla veridicità di quanto diceva, girando anche dei documentari su Cameron e altri casi come il suo. Con Lucio abbiamo approfondito l’universo legato a questo tema e raccolto alcune storie reali, per poi romanzarle e costruire quell’horror gotico che è L’innocenza del diavolo.

La copertina del romanzo di Roberto De Feo e Lucio Besana

La copertina del romanzo di Roberto De Feo e Lucio Besana

L’infanzia è un archetipo del genere. Come mai?

L’ispirazione è venuta dall’universo di It di Stephen King. Lucio Besana ed io siamo nati nei primi anni Ottanta e all’epoca praticamente tutti gli horror erano basati sui suoi racconti, per noi è un immaginario di riferimento. Da sempre è più affascinante raccontare la paura attraverso gli occhi dei bambini, permette al pubblico di accettare più facilmente il confronto con il genere. L’infanzia è il momento in cui si formano le paure, a partire da quella del buio, che da bambini ci sembra il contenitore di tutto quello che dobbiamo temere, mentre crescendo ci rendiamo conto come siamo noi, con le nostre esperienze di vita e con quello che ci raccontano gli adulti, a riempire quel buio con i nostri mostri, veri o immaginari. Abbiamo cercato di utilizzare l’innocenza del bambino per raccontare le metafore che conducono ai veri mostri.

Si può fare horror oggi in Italia?

Da qualche anno a questa parte qualcosa è cambiato, anche grazie al successo di film come Lo chiamavano Jeeg Robot o Veloce come il vento. I produttori hanno aperto le porte a una rivisitazione dei generi dopo trent’anni di assenza, anche se generazioni di spettatori sono abituate alla ricchezza visiva e all’immaginario horror americano e fanno resistenza a dare possibilità alle storie italiane. Pensare che è un genere con un pubblico numeroso e molto fedele. Nel mio caso, The Nest ha ricevuto cinque anni di rifiuti prima di essere prodotto da Colorado Film. Ma ora viviamo un momento fertile, penso a film come Il legame di Domenico De Feudis, primo horror italiano Netflix Original, o Piove di Paolo Strippoli, anche se è stato ammazzato da un iniziale divieto ai minori di 18 anni.

Azzardiamo troppo se pensiamo che questa storia diventerà un film o una serie?

È stata scritta come soggetto di serie, poi Sperling & Kupfer se ne è innamorata ed è diventata un romanzo. Ma spero che il progetto possa andare avanti, e L’innocenza del buio diventare una serie.