Dolce&Gabbana, l’omaggio all’Italia e al cinema di Luchino Visconti parte da Palazzo Reale di Milano (in anteprima mondiale)

L’artigianato italiano, quello che diventa arte, va in scena al Palazzo Reale di Milano dove Dolce&Gabbana portano il meglio della loro alta moda, alta sartoria e alta gioielleria. Dal barocco all’Opera, dalla devozione assoluta per la Sicilia di Domenico e per la Milano di Stefano, c’è tutto il mondo dei due stilisti, un tempo coppia anche nella vita, nella mostra Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana nel capoluogo lombardo, in anteprima mondiale, prima di andare in tour nei musei di tutto il mondo.

Promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e IMG, la mostra, visitabile fino al 31 luglio,  è curata dalla storica della moda francese Florence Müller (che ha già firmato Dior: From Paris to the World e Yves Saint Laurent: Rétrospective) e ripercorre il processo creativo dei due designer, dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, attraverso cui prendono forma.

Un viaggio nella bellezza del fatto a mano che è anche una dichiarazione di amore per l’Italia tutta e per Milano in particolare. “Inizialmente – raccontano Domenico Dolce e Stefano Gabbana – la mostra doveva essere inaugurata nel 2020. Poi c’è stata la pandemia e abbiamo dovuto rimandare tutto, ma non ci siamo dati per vinti perché è sempre stato il nostro sogno. In questi anni abbiamo avuto modo di rivedere il progetto, ci siamo chiesti se ci rappresentasse davvero, se il nostro messaggio arrivasse dritto al cuore. Solo una cosa non è mai stata messa in discussione: la prima tappa doveva essere a Palazzo Reale, gioiello di Milano e del mondo”.

Gli inviti della mostra raffigurano una modella che indossa un abito ispirato alla Madonnina del Duomo: “Quando sono arrivato dalla mia terra a Milano, le ho rivolto una preghiera – racconta Domenico Dolce – Le ho chiesto di non rimandarmi in Sicilia e di farmi restare qui. E lei mi ha fortunatamente ascoltato”. Non solo la coppia di stilisti ha scelto la capitale della moda che ha ospitato il loro debutto e i loro successi per il lancio della loro prima mostra, ma sosterranno anche i restauri di opere e ambienti di Palazzo Reale, compresa la Sala del Trono.

Il racconto inizia già all’esterno di Palazzo Reale, con alcune opere digitali realizzate da visual artist come Felice Limosani, che hanno fornito la loro interpretazione delle creazioni di Dolce&Gabbana e poi ancora da Obvious Art, Alberto Maria Colombo, Quayola, Vittorio Bonapace e Catelloo.

Nelle dieci sale del Piano Nobile, una sorpresa dietro l’altra. Ad accogliere i visitatori la stanza ispirata allo splendore della veneziana Scuola Grande di San Rocco, che ospita le più belle opere di Tintoretto. Una grande galleria con soffitto a specchi e lampadari espone i dipinti di Anh Duong, da sempre musa degli stilisti, facendo da cornice a un gruppo di manichini in cartapesta che indossano abiti fatti di ricami e i cristalli frutto di elaborate tecniche sartoriali. Progettata come una moderna sala degli specchi, l’ambiente successivo celebra le storiche vetrerie veneziane, come Barbini e Barovier & Toso, attraverso abiti e mantelli ornati di applicazioni floreali in vetro realizzate a mano che, simili a delicati gioielli, brillano alla luce di antichi lampadari.

Si apre una tenda e per magia si entra nella sala da ballo de Il Gattopardo di Luchino Visconti, si varca una soglia e si accede a un sancta sanctorum di creazioni di alta moda e alta gioielleria. La sala da ballo di Palazzo Valguarnera-Gangi, a Palermo, dove è stata girata una delle più celebri sequenze del film, è stata meticolosamente ricreata e ospita un magnifico abito ispirato alla pellicola. “Quel film è un riferimento fondamentale per noi – spiega Dolce – è anche emblematico delle dinamiche opposte che guidano la moda, sempre divisa tra passato e futuro”.

Cuore pulsante della mostra è la sala che riproduce sartoria e laboratori della casa di moda, dove sarti e artigiani lavoreranno tutti i venerdì dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 18. “Oggi l’idea dell’atelier, del savoir-faire, è un po’ mainstream – dice Dolce – ma noi abbiamo avuto una sartoria interna fin dal primo giorno, come quella dove sono nato e cresciuto e in cui conservo ancora lo specchio originale dell’atelier di mio padre e l’immagine di una Madonna regalata al mio papà da un arcivescovo”.

Tra opere di arte rinascimentali, maioliche colorate, frigoriferi e carretti siciliani, si passa a un omaggio a Giacomo Serpotta, maestro del periodo Barocco, con una selezione di abiti della Collezione Alta Moda Stucchi e a una parentesi dedicata al mito, con le divinità greche che si materializzano sotto forma di abiti della Collezione Alta Moda presentata nel 2019 nella Valle dei Tempi di Agrigento. In chiusura, la riproduzione minuziosa di un teatro, un omaggio alla Scala di Milano, dove il sipario cremisi e gli ordini dei palchi si aprono su una scena che vede protagoniste le creazioni ispirate alle opere più amate dagli stilisti.

“Quando abbiamo lanciato nel 2012 l’Alta Moda è stata l’occasione – racconta Stefano Gabbana – per concederci il beneficio di una creatività illimitata”. Non a caso, la mostra sembra un tour cinematografico attraverso un universo opulento fatto di tradizioni come un carretto o una cassata siciliana.

Un viaggio nella bellezza in tutte le sue forme, che spazia dalla musica all’architettura, dall’artigianato al mito, perché “non volevamo – spiegano Dolce e Gabbana – fosse la classica mostra di moda, piena di abiti appoggiati su manichini senza anima. L’abito vive attraverso la persona, attraverso il suo modo di essere, il suo istinto. Abbiamo una relazione più complessa con l’abito: non lo vediamo solo come un pezzo di stoffa, ma – concludono – come vero e proprio mezzo di espressione di sé”.

La mostra Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana è la prova che nella moda, ma lo stesso vale per altri settori, la creatività è molto importante, ma non è tutto. Non basta avere idee straordinarie, bisogna saperle anche realizzare: senza le mani che le danno forma, la creatività o l’essere artista non potrebbe esistere. “Tutti gli italiani sono artisti – conclude Domenico Dolce – In ogni famiglia c’è un antenato che è stato vicino a Caravaggio o che ha conosciuto Michelangelo, o magari ha cantato per Giuseppe Verdi. Per gli italiani, anche preparare il ragù è un atto di espressione artistica”.

Numerose le celebrities accorse a Milano per il gala dell’inaugurazione : Cher, Demi Moore, Lupita Nyong’o, Helen Mirren, Theo James, Rosie Huntington-Whiteley, Lily James, Anitta, Isabella Rossellini, Naomi Campbell, Doyoung, Mun KaYoung, Eva Herzigova, Bianc Balti, Kitty Spencer, Isabeli Fontana, Mariacarla Boscono, Olivia Culpo, Alton Mason, Lucien Laviscount, Yuta Tamamori, Davide Calabria, Theo Hernandez, David Gandy, Adam Senn.