L’American Film Institute premia Nicole Kidman: “Ancora mi sorprende che la gente mi riconosca per strada”

L'attrice sarà la prima persona australiana a ricevere l'AFI Life Achievement Award. In questa chiacchierata con THR si dichiara orgogliosa ma con i piedi per terra: "Tutto quello che ho fatto, non l'ho fatto per me"

Quattro decenni dopo il suo debutto nel lungometraggio La banda della BMX (1983), Nicole Kidman, vincitrice di un Oscar come migliore attrice e di due Emmy, riceverà un’onorificenza storica. Sarà la prima interprete australiana a essere insignita dell‘AFI Life Achievement Award, in 49 anni di storia del riconoscimento dell’American Film Institute.

Kidman, nata comunque in territorio statunitense (a Honolulu, nelle Hawaii), si considera parte del cinema internazionale, avendo lavorato con registi famosi come Stanley Kubrick (Eyes Wide Shut), Jane Campion (Ritratto di signora), Park Chan-wook (Stoker), Sofia Coppola (L’inganno), Baz Luhrmann (Moulin Rouge!) e Jonathan Glazer (Birth). L’attrice e produttrice riflette su come l’onorificenza rappresenti sia una solida carriera che una vita ben percorsa.

Nicole Kidman, lei ha ricevuto diversi riconoscimenti nel corso della sua carriera. Cosa c’è di speciale in questa onorificenza?

L’elenco dei premiati che mi hanno preceduto. Sono sconcertata, in realtà, perché sono pochi e non ci sono australiani. Ne sono stata sopraffatta.

Le sembra strano dover rivedere spezzoni del suo lavoro nel corso degli anni?

Non sono una persona che guarda indietro. Guardo sempre avanti. Questo premio mi ha costretta a guardare indietro, il che è stato comunque molto bello. Quello che mi sembra davvero evidente è che ho girato il mondo perché ho lavorato con registi di diversa origine. Ho viaggiato molto e ho lavorato con un numero enorme di autori: greci, coreani, inglesi, australiani, americani, danesi. Essere premiata dall’American Film Institute è un onore enorme per me, perché sono nata negli Stati Uniti da genitori australiani, motivo per cui ho la doppia cittadinanza. Ho sempre pensato che sarei andata negli Stati Uniti per fare film a Hollywood. Ma in realtà volevo fare film ovunque. Volevo vedere il mondo.

Avendo conosciuto diversi registi, quale pensa sia la migliore qualità di un artista con cui lavorare?

La passione. Non si arriva da nessuna parte senza una passione sfrenata, e probabilmente un’ossessione. Bisogna avere una forte volontà per riuscire a realizzare qualsiasi film. Molte volte è contro ogni aspettativa. E ho lavorato in tutti i formati, sia con budget molto bassi che con quelli elevatissimi. Mi piace poter mettere piede in tutti questi mondi.

C’è un suo film che, se le capitasse di vedere in tv, non spegnerebbe mai?

È una risposta che spetta ad altre persone. Tu lo fai per il pubblico e dove arriva è dove arriva. Chi lo trova è chi è destinato a trovarlo. Non sono affari miei, ed è meglio che non lo siano, perché non lo faccio per me. Lo faccio per condividere, per contribuire o per essere parte del mondo. Si spera che i “piccoli” trovino il loro posto e che i “grandi” trovino il loro posto. E i presunti fallimenti a volte hanno una seconda o terza vita.

Nicole Kidman è la protagonista di Operazione Speciale: Lioness

Nicole Kidman è la protagonista di Operazione Speciale: Lioness

C’è un progetto che l’ha sorpresa per il modo in cui il pubblico vi si è collegato?

Ci sono sempre delle sorprese. La gente mi parla di tutti i film, e le cose che raggiungono il maggior numero di persone non sono necessariamente quelle che ottengono la risposta più appassionata da parte della gente. Ovviamente ci sono stati dei grandi successi ma mi stupisce ancora che la gente sappia chi sono. I miei figli mi dicono: “Cavolo, non puoi andare da nessuna parte senza essere riconosciuta”. È sempre questo che mi sorprende.

I suoi film abbracciano una vasta gamma: ha lavorato attraverso i generi e si è mossa facilmente tra progetti mainstream e film sperimentali come Dogville.

Ho fatto Dogville dopo Moulin Rouge! Sono passata dagli estremi sfarzosi a… (ride, ndr). Venivo da lustrini e trapezi, cappelli a cilindro, centinaia di persone che cantavano e ballavano. E all’improvviso mi sono ritrovata in Svezia per Dogville, completamente al buio. Poi sono andata in Spagna a girare The Others con Alejandro Amenábar, che non parlava inglese. Ho anche lavorato qui a Nashville per Stoker con il regista Park Chan-wook, anche lui non parla inglese. Desidero questi estremi, queste emozioni. Ho sicuramente avuto una vita estrema!