Drusilla Foer: “Il corpo è il nostro strumento. È la possibilità che abbiamo di esprimerci ma io non ho molta comprensione del mio potere fisico”

L'alter ego di Gianluca Gori, "un anziano, tormentato signore" si racconta. "Io sono moltitudine. Ho imparato ad avere rispetto per i miei talenti e per la lealtà con cui faccio il mio lavoro". L'intervista di THR Roma

L’ultima volta che abbiamo visto Drusilla Foer è stato durante la fashion week milanese: avvolta in una voluminosa cappa viola, scopriva un abito lungo, lineare ed essenziale. È stata l’eleganzissima (come il titolo di un suo spettacolo, ndr) sorpresa finale della sfilata di Chiara Boni. Drusilla, alter ego dell’attore e regista teatrale fiorentino Gianluca Gori, ha affrontato la passerella con la solita sfacciataggine che la contraddistingue, avanzando verso il “plotone d’esecuzione” rappresentato dal muro dei fotografi con regale disinvoltura, a testa alta, giocando con il suo corpo con pose da top model.

“Il corpo è la nostra chance, la nostra possibilità di stare sulla Terra, è la nostra possibilità di dire, di guardare, di comunicare, di ascoltare, di agire in consonanza con il proprio sentire, indipendentemente dal giudizio del sentire comune”, risponde al telefono mentre è in viaggio verso una nuova data del suo spettacolo Venere Nemica. “Il corpo è uno strumento. Ci sono dei corpi bellissimi, dei corpi magari con delle proporzioni non proprio esatte o con qualcosa che li rende attraenti ma non belli, oppure belli ma non attraenti. È la possibilità che abbiamo di esprimerci. Il corpo è l’unico modo più efficace che abbiamo per abbracciarci”.

Se le proponessero di fare una copertina mettendo in mostra il suo corpo nudo accetterebbe?
Sarebbe una figata! Ma non credo che ci siano le condizioni per cui io posso accettare una cosa del genere… (ride, ndr). Però sì, perché in fondo in qualche modo il corpo si ripara, si aggiusta.

Chi ha più potere, Gianluca o Drusilla?
Non ho molta comprensione del mio potere fisico, forse è successo una volta al Petruzzelli quando dietro le quinte sono apparsa in uno specchio che non credevo esserci e ho capito qual è la mia presenza fisica, una presenza che in un altro modo non avrei percepito se non con lo stupore. Il potere fisico che penso abbia un personaggio come Drusilla è quello di parlare trasversalmente, è un mezzo di espressione artistica, di contenuti, di pensiero, un modo di sentire. Gianluca, per quello che ne so, ha un rapporto forse inconsapevole, non ha consuetudine, con la propria fisicità. Forse entrambi siamo persone troppo di pensiero, di parole, di emotività.

Drusilla Foer, alter ego dell’attore e regista teatrale fiorentino Gianluca Gori

Drusilla Foer, alter ego dell’attore e regista teatrale fiorentino Gianluca Gori

Gianluca si piace?
Ho l’impressione che non si piaccia un granché: era anche un bel tipo un tempo, ma credo che abbia puntato tutte le sue energie sul proprio sentire, non è uno che abbia una passione per la propria fisicità.

Drusilla è il mezzo inventato da Gianluca perché non si piaceva?
Entrambi sono devoti a un pensiero molto simile, uguale, sovrapponibile come la calligrafia, né Drusilla né Gianluca hanno cura di quella parte! Credo che giochino ad armi pari in questo senso: solo che io Drusilla mi diverto di più, Gianluca si diverte di meno.

Avete mai usato il corpo per sedurre?
Siamo entrambi soggetti seduttivi, senza dubbio. Drusilla ha qualche strumento in più, più divertente, più da immaginare, più da fantasticare, ma oramai credo sia fuori dai giochi in quel senso lì. Gianluca credo che sia seduttivo solo limitatamente alla sua indole.

Drusilla Foer

Drusilla Foer

Drusilla dà anche più sicurezza a Gianluca nel veicolare alcuni messaggi?
Non credo. Gli dà soltanto un altro aspetto, un’altra poetica visiva, narrativa, ma c’è lo stesso coraggio, la stessa convinzione in entrambi. Non credo che Gianluca usi Drusilla come megafono. Forse lo usa come un amplificatore, ma non perché voglia imporre in un altro modo il suo pensiero. Io penso di essere come personaggio, un logo molto serio nei giochi di Gianluca.

Gianluca in ambito lavorativo ha dovuto cedere il passo a Drusilla?
Dovresti chiederlo a lui. La possibilità di cantare, di recitare, di dire, di muoversi è stata data a Drusilla. Non c’è stato un momento, c’è stato un insieme di cose, l’incontro con Franco Godi, l’incontro con un uomo di pensiero, di musica, di sensibilità che si è innamorato di Drusilla, ma credo voglia bene anche a Gianluca. Penso sia stata una chance del tutto casuale. Fu in occasione della presentazione di un premio a Prato, in cui sono andata come Drusilla, anche un po’ controvoglia, perché ero un po’ pigra, ci siamo conosciuti lì quella sera e abbiamo deciso di lavorare insieme. Non so cosa sarebbe successo se avesse incontrato Gianluca.

Lei sostiene che per avere successo bisogna evolversi. Che direzione prenderà Drusilla?
Evolversi è qualcosa che si fa per sé stessi e come dovere verso la comunità. Non credo che debba essere una strategia rispetto all’evoluzione del successo. Quando arriva è perché hai approvazione e la hai perché sostieni qualcosa che in quel momento la gente è disposta ad accogliere. In questo senso se il tuo animo è aperto al sentire delle persone, del mondo, all’educazione affettiva verso la contemporaneità, all’ascolto di quello che scorre, hai più ascolto e quindi più successo, ma non è qualcosa che che si va a cercare strategicamente per avere successo. Il successo è solo un effetto della propria lealtà verso sé stessi, ma non un fine.

Drusilla Foer

Drusilla Foer

La celebrità l’ha cambiata?
Ho più rispetto e più attenzione verso i miei talenti, verso quello che so fare meglio o peggio di tanti altri e quindi più disciplina verso la scrittura, verso la musica, verso il teatro, più impegno e più responsabilità verso quello che ho dentro. Questo è cambiato.

Le importa del giudizio della gente?
Drusilla dice che il pensiero va da dove vuole nelle persone, perché è proprio questa complicazione, questa complessità insita nel mio lavoro a dare spazio ad ognuno di entrare tra le pieghe di quello che sente. Qualcuno ha la curiosità, qualcuno ha la morbosità, qualcuno l’accecamento, qualcuno prova fastidio, qualcuno ha la venerazione, qualcuno ha il disprezzo per Drusilla, poi in seconda battuta di Gianluca, insomma è un canyon entro cui ci si può muovere con disinvoltura e non è una cosa che mi piace razionalizzare troppo.

È cambiato il modo di presentarsi al pubblico di Drusilla?
Un po’ sì, è successo, c’è stato un click nel mio lavoro, che non è stato Sanremo, bensì il periodo della pandemia. Durante quel periodo ho avuto la sensazione di non essere solo percepita come un artificio, come una rappresentazione di sé. Durante il lockdown attraverso quei piccoli video che erano cominciati un po’ pigramente per intrattenere le persone, per essere presente durante quel periodo, piano piano ho iniziato a metterci sempre di più il mio pensiero, sempre di più il mio sentire, mi sono resa conto che sono un personaggio ascoltato. E’ stata una chiave di volta nel mio lavoro.

Drusilla Foer

Drusilla Foer

Si è fatta un’idea anche del suo pubblico?
Non mi chiedo molto a chi piaccio, indago più su perché possa non piacere, ma credo che siano tutte persone che hanno uno sguardo attento verso certi temi, verso il linguaggio artistico e verso il pensiero.

Perché può non piacere Drusilla?
Secondo me non piaccio per invidia, dai! (ride, ndr)

Cosa invidierebbero di lei?
Non lo so, forse certe disinvolture, la mia sfrontataggine, la sicumera, forse non piace la complessità del mio personaggio. Ho un pubblico per lo più femminile e questo mi piace.

Se non ci fossero stati Alighiero Noschese e Paolo Poli, Drusilla sarebbe nata? Cosa ha preso da loro?
No, non sarebbe nata. Da loro ho appreso cose diverse. Da Noschese l’attenzione per il dettaglio dei comportamenti, per le piccole cose. Poli è l’uomo più evoluto, la persona più libera che abbia mai conosciuto e quindi la libertà presuppone anche una certa sagacia e una certa sfacciataggine nel porre il proprio pensiero e la convinzione del pensiero stesso. Artisticamente è stato importante anche Alfredo Bianchini che nessuno ricorda, un vecchio attore, maestro di Paolo Poli. Sono stati tutti fonti di ispirazione.

E nel mondo musicale?
La musica ha altri riferimenti, più variegati, meno indagabili, perché ho amato tutta la musica, l’ho amata in periodi diversi, in situazioni diverse, sono passata da Edith Piaf a Sid Vicious in un attimo.

Drusilla Foer nello spettacolo Venere Nemiche

Drusilla Foer nello spettacolo Venere Nemiche

La musica di Drusilla

Poco tempo fa ha pubblicato il suo primo album, Dru. Come è nato?
È un parto nato dal mio incontro con Franco Godi. È il nostro sogno iniziale, come due anziani che vogliono stare in una terra sconfinata e fare un viaggio insieme. Abbiamo iniziato con cautela, l’uno verso l’altro, e ambedue verso la musica dell’altro e piano piano abbiamo trovato dei territori comuni musicali. La prima canzone di Pino Donaggio e poi un’altra e poi un’altra ancora, e a metà lavoro ci siamo resi conto quale era la caratteristica centrale di ogni pezzo che doveva finire nel nostro viaggio da vecchi innamorati.

Sto parlando di pezzi ispirati, pezzi di scrittura musicale nobile a cui Franco Godi ha dato una veste garbata, rispettosa e accogliente come una coperta che ci si mette addosso quando si ha freddo. Ecco perché abbiamo scelto anche autori di generazioni diverse che parlano di temi diversi in modo diverso: non ci sono pezzi fabbricati dopo, sono tutti pezzi pensati prima, sentiti prima.

All’interno c’è anche un duetto con Asia Argento.

È arrivata l’estate, è arrivato un po’ di caldo, ho sentito la voglia delle persone di sculettare fuori, così mi sono detta ma dai facciamo uscire subito il pezzo dance che è il brano di Ditonellapiaga, un po’ anni 90, un po’ anni 2000, e per molto tempo abbiamo indagato con chi avrei potuto duettare e abbiamo deciso insieme di duettare con qualcuno che non fosse una cantante, che non avesse avuto un’esperienza canora e ho pensato ad Asia. È una donna che mi piace moltissimo, dolce, accogliente, che adesso ha un suo equilibrio molto rassicurante.

Pensi che io quando sono un po’ agitata chiamo lei! È sorridente, educata, è piena di grazia, credo la grazia di chi ha passato dei periodi anche difficili nella vita. Essendo un personaggio un pochino sballottato, un pochino tormentato come me, ho pensato che insieme saremmo state belline.

Asia Argento e Drusilla Foer

Asia Argento e Drusilla Foer

Un brano dance inaspettato, perché Drusilla è più da atmosfere ovattate del Blue Note, come il resto dell’album.

No, guardi, io ho sculettato molto, ho ballato molto in vita mia. Questo è un omaggio ai miei anni liberi in cui mi sentivo ancora nei giochi, in cui forse sia io che Gianluca eravamo corsari. L’abbiamo tenuta separata proprio perché non è il linguaggio prevalente del disco, ma se la si ascolta come andamento, come non sovraccarico di suoni, di casse discotecare, alla fine è in linea con il mio disco. Quando ho cantato al Blue Note mi sono sentita morire, mi sentivo una ladra in chiesa. Io penso di essere sia da Blue Note che da discoteca berlinese, forse ora sono solo più vecchia e quindi sto meglio al Blue Note.

È pur sempre musica. Fare musica è molto diverso da fare musica in teatro. È una cosa di cui mi sono resa conto è che con la musica non ho la protezione della parola, di quanto è convincente la parola. La musica ti lascia qualche nervo scoperto, qualche pezzo dicarne senza pelle.

Si dice che la musica mette a nudo, vale anche per lei?
Mamma mia! Non avrei mai creduto, sa, perché ho sempre cantato recitando, non avrei mai creduto che un’ora di canzoni uno dopo l’altro fosse un’esperienza così intensa. Ho scoperto il canto a questa età, distaccato dal pensiero parlato, dalla narrazione, diciamo teatrale. È una cosa potentissima, è una cosa che ha una sua violenza.

Non ci ha detto chi sono i suoi riferimenti musicali…
Sono così presuntuosa che penso di non avere riferimenti musicali. Forse il percorso di Ornella Vanoni, che ha fatto molto teatro prima e poi ha cantato. Ecco, l’animo di Ornella, che è apparentemente così borghese, così contenuto, invece dentro è un drago che è ancora capace di infiammare. Ho ascoltato molto musica francese, brasiliana, americana, ma in quel luogo lì, in quell’andamento un po’ stropicciato e sdrucciolevole, io non conosco un’altra voce così potente come quella di Ornella.

Drusilla Foer

Drusilla Foer

Dispiaciuta di non essere stata presa in gara a Sanremo?
Certo che mi sarebbe piaciuto! Come a un bambino a cui piacerebbe avere un razzo per lo spazio. Perché sono stata in quel palco molto tranquilla e mi sono molto divertita e ci sono stata molto con convinzione l’anno scorso. Mi manca l’emozione della competizione – che non è una roba primaria perché io non sono competitiva – però esser lì a fare la cantante mi piacerebbe, è una roba di tenerezza verso me stessa. Sanremo sarebbe stata la ciliegina sulla torta… ma alla fine le torte si mangiano anche senza ciliegie.

Che pezzi avrebbe presentato?
C’erano perlomeno quattro pezzi che secondo me potevano andare bene per Sanremo all’interno del disco. Il pezzo scritto da Franco Godi e Gianluca Gori non era male, una sambettina deliziosa, elegantissima. Oddio sto citando me stessa, mi faccio schifo, mi ripugno proprio, che orrore, censuri per favore!

Cosa rappresenta per lei la musica?
La musica è sempre sotto pelle. Si canta sempre, quando si fa la doccia, quando si cucina, quando si fa l’amore, quando si dorme.

E il cinema?
Ho sempre avuto molta ostilità a recitare per il cinema, perché i tempi sono lunghi, perché non mi piaccio. Per me il cinema è un luogo soprattutto di condivisione, un luogo dove si va insieme, che poi se ne parla, è un luogo di altissima civiltà. Nel cinema si esprime la società in tutte le sue sfaccettature. A recitarci, in effetti, mi sono sempre beata dei miei camei, dove entravo a gamba tesa all’interno di una trama, mentre ho avuto l’occasione di lavorare con Francesco Bruni nelle riprese di Tutto chiede salvezza, questa estate, la seconda serie, e ho scoperto che mi piace proprio farlo. Questa estate mi sono innamorato del cinema.

Drusilla Foer e Federico Cesari saranno nella prossima stagione di Tutto chiede salvezza

Drusilla Foer e Federico Cesari saranno nella prossima stagione di Tutto chiede salvezza

Musica, tv, cinema. Il teatro lo fa per necessità?
No, che arrogante! Diciamo che la musica è la cosa che mi viene più facilmente, il cinema è quella che mi viene più difficilmente, con più impegno, il teatro è un luogo con cui ho consuetudine. In teatro si va a rappresentare qualcuno, a raccontare una storia e quell’aspetto mi piace tantissimo. Il teatro lo conosco, l’ho sempre visto, l’ho sempre vissuto, l’ho sempre frequentato, l’ho visto fare, l’ho visto crescere da altri, quindi è un po’ la casa in campagna dell’infanzia. La musica è il mio appartamento in città. Il cinema è un attico a New York, molto, troppo impegnativo.

Una critica che le ha fatto male?
Ci sarà stata di sicuro, ma non me la ricordo. Mi secca il commento gratuito, così senza approfondimento che non mi colpisce, né mi suggerisce, né mi ispira. Un brutto commento o anche un’aggressione verbale se ben posta o se è ben sviluppata in modo leale e completo, è una cosa che può anche ispirare. Ho cercato di fare del mio meglio, quindi per adesso forse ho recepito solo delle sensazioni di ostilità, non è che se colpisco due persone su dieci il mio impegno venga meno, la mia convinzione venga meno. Mi piacerebbe però che quelle due persone su dieci mi dicessero qualcosa che mi ispiri.

Drusilla Foer

Drusilla Foer

La sua partecipazione a Sanremo è stata molto discussa l’anno scorso.
Quando un politico dice “metteteci un padre di famiglia” a me non dispiace la sua idea che ci sia un padre di famiglia, anche se un padre di famiglia c’era già ed era il direttore artistico! Non mi piace quando qualcuno dice “fate fuori questa visione e metteteci la mia”. Questo è il pensiero sostitutivo dell’altro che mi mortifica, il tuo pensiero al posto del mio. Invece il tuo pensiero vale quanto il mio, io rispetto che te vuoi un padre di famiglia e invece sul palco c’è una signora vestita in modo sublime, complessa e articolata e con tutti i suoi sotto livelli di lettura.

Drusilla, se avesse potuto scrivere una lettera alla piccola Drusilla, come Ferragni, che cosa le avrebbe detto?
Credo che in questo caso avrebbe parlato sia a Drusilla che a Gianluca in modo separato ma forse sovrapponibile. Avrebbe detto “ma guardate dove siete venuti a dire quello che pensate, quello che sapete fare” con un modo un po’ abrasivo, un po’ toscano, cattivello, ma tutto sommato affettuoso. Guardate che bella cosa, che bella possibilità essere vista da tante persone. Me ne sono accorta solo durante il monologo, che a un certo punto dicevo a tutta l’Italia quello che sentivo, quello che pensavo, e mi prendevo quella responsabilità pienamente, perché prendersi una responsabilità di dire io penso questo, accoglietelo o non accoglietelo, ispiratevi o non ispiratevi, è stata un’emozione enorme, enorme!

Drusilla Foer nello spettacolo Eleganzissima

Drusilla Foer nello spettacolo Eleganzissima

Lei e Gianluca in cosa vi sentite unici?
Io credo che Gianluca non abbia nessun merito, penso che siano cose che gli sono state date dal cielo in qualche modo. È una specie di fringuellino che inciampa e ha bisogno di un rapporto umano. Maledetto mi ha fatto commuovere (in effetti esce qualche lacrimuccia, ndr). Drusilla ha bisogno anche di qualche strascico, di qualche vestito di Valentino, oltre al pensiero, un po’ più ludica Drusilla. Gianluca penso che sia un uomo molto faticoso e tormentato.

Drusilla non riesce a lenire i tormenti Gianluca, a colmare i suoi vuoti?

Solo vuoti? (ritorna a ridere, ndr) Non lo so. Penso banalmente che in ognuno di noi convivano delle componenti che sono intime e delle componenti che sono proiettate, componenti centrifughe e quelle centripete, delle cose che vanno in dentro e delle cose che vanno in fuori, delle cose che sono uomo, delle cose che sono donna, delle cose che sono coraggio, delle altre cose che sono prudenza. Io credo di fare molto del bene a Gianluca, questo anziano signore!

Drusilla, per che cosa vorrebbe essere ricordata?

Mi piacerebbe essere ricordata per la lealtà e la serietà con cui ho fatto il mio lavoro, non tanto per i risultati, per il talento, quanto era brava e quanto non era brava. Quello è soggettivo, ci sono migliaia di persone più brave di me. O forse poche.