Fast X, la recensione: Vin Diesel non molla, ma il rischio multiverso c’è tutto

Il blockbuster corre veloce e finisce per schiantarsi. Niente riesce a salvare il penultimo (forse) film della saga, né le espressioni corrucciate di Vin Diesel, né il villain pazzo pazzissimo di Jason Momoa

Fast X dovrebbe essere, almeno negli attuali piani del franchise, il penultimo capitolo prima dell’addio alla famiglia Toretto capitanata da Vin Diesel. Pardon, da Dominic Toretto. Il rapporto simbiotico, ormai, è inossidabile. Un confine che non è più sottile: ormai è inesistente. L’attore americano è diventato il personaggio che interpreta dal 2001 e che tiene stretto a sé i componenti del suo clan di fantasia – non The Rock, The Rock è stato bandito dalla famiglia.

Eppure sembrerebbe che sul red carpet romano Vin/Dom si sia lasciato scappare che Fast & Furious potrebbe chiudersi con una trilogia. E quindi non più addio a Toretto & Co. con l’undicesimo capitolo, ma benvenuto “multiverso della follia” fatto di macchine e motori.

Una dichiarazione che cambia totalmente la prospettiva del finale della saga e, perciò, anche di Fast X. Che la pellicola sia l’accompagnamento per un grande finale è evidente. Ma trasformarlo nel primo film di una trilogia conclusiva lo affosserebbe più di quanto la pellicola sappia già fare da sola. Andiamo però con ordine. Fast X non è certo l’Avengers: Infinity War dell’universo delle corse, non ha la profondità che aveva il dilemma di Thanos (ineluttabile) e nemmeno una potenza di scrittura che procedeva a doppio giro con l’intrattenimento dello spettacolo.

Una scena di Fast X

Una scena di Fast X

Fast X, la saga più auto-riferita della storia

Con Avengers: Endgame sapevamo che non sarebbe finito un mondo – o un universo, una fase, o come vogliamo chiamarlo – e percepivamo una gravitas che, ovviamente, nel filone dei Fast & Furious non è mai stata contemplata. Sapendo anche che tanto l’ego di Vin Diesel avrebbe spinto sull’acceleratore per aggrapparsi a qualche altra scusa o occasione per continuare a produrre le sue pellicole d’azione. È indubbio quindi l’aver tirato un sospiro di sollievo all’annuncio della conclusione della saga, visto che col film precedente erano finiti addirittura nello spazio, dando l’impressione che, ancora oltre, non si sarebbe potuto andare (e invece).

Fast X torna però indietro rispetto all’ironia che il film numero nove aveva dimostrato, dandosi ripetute pacche sulle spalle e battendo il cinque a ognuno dei componenti del blockbuster, dicendosi a vicenda quanto sono bravi. Tutto, nella pellicola, è un auto-esaltarsi. Siamo i più belli, siamo i più fighi, quanto andiamo veloci. Quanto il nostro villain, interpretato da Jason Momoa, sia cattivo cattivissimo, quanto sia matto e originale, quando in verità è una macchietta vista e rivista e anche di cattivo (cattivissimo) gusto, tanto la sua interpretazione è volutamente e inutilmente eccentrica.

In questo, Fast X, è al massimo del suo splendore. E quindi anche al minimo della sopportazione. Un film dove tutto è enorme, tutto è eccessivo, tutto è esagerato. Anche gli effetti digitali per piallare il viso di Vin Diesel non sono più tollerabili. E il cliffhanger non poteva mancare. Augurandoci che non ce ne sia un dodicesimo, un tredicesimo, un quattordicesimo…