Non solo Moonlight contro La La Land: il grande smacco di Casablanca agli Oscar 1944

All'epoca la tensione fra il produttore Hal Wallis e gli Studios di Jack Warner sollevò una questione inedita: a chi appartiene la statuetta? Oggi il problema non si pone, ma sopravvive come un pezzo di storia dell'Academy

Jack Warner si è accaparrato il merito dei principali produttori del suo omonimo Studios, o almeno questo è ciò che Hal Wallis potrebbe aver detto dopo gli Academy Awards del 1944. Occasione in cui Warner accettò quell’Oscar per Casablanca che, secondo alcuni, avrebbe dovuto ritirare Wallis, il vero produttore.

Ma chi dovrebbe accettare il premio per il miglior film? Oggi sono appunto solo i produttori, ma durante l’età dell’oro di Hollywood capitava che a volte fossero anche i capi e i proprietari degli Studios.

Chi era Hal Wallis

Wallis lavorava con la società da molti anni, entrando per la prima volta nello studio nel 1923, anno della sua prima costituzione. Ben presto, Wallis si trovò a gestire film Warner fondamentali come Piccolo Cesare (1931), La foresta pietrificata (1936), Le avventure di Robin Hood (1937), Tramonto (1939), Il sergente York (1941), Il mistero del falco (1941), Ribalta di gloria (1942) e, naturalmente, Casablanca (1942). Nonostante l’uscita alla fine del 1942, Casablanca non fu distribuito fino all’inizio del 1943 e non fu candidato all’Oscar fino al 1944.

La 16ª edizione degli Oscar si tenne il 2 marzo 1944, per la prima volta al Grauman’s Chinese Theater, e fu presentata dal comico Jack Benny. Le candidature del 1944 per la migliore produzione (categoria poi cambiata in miglior film) furono lette dal produttore/regista Sidney Franklin. Casablanca dovette affrontare una concorrenza molto agguerrita, tra cui il potente dramma La commedia umana e l’avvincente denuncia della mentalità mafiosa in Alba fatale. E Wallis era in lizza anche per un altro film, Quando il giorno verrà.

Quando Franklin lesse il vincitore, Hal Wallis si alzò per ricevere il premio, ma Jack Warner lo precedette sul palco. Per Wallis, l’episodio fu la goccia che fece traboccare il vaso in un rapporto sempre più conflittuale.

Wallis contro Warner: il ricordo della stampa

Il 3 marzo, il New York Times ricorda che Warner “sembrava sorpreso quanto tutti gli altri quando gli fu consegnato l’Oscar di gesso”. Nella sua rubrica, pubblicata sul Los Angeles Times, Hedda Hopper ha raccontato che all’annuncio dell’Oscar, Jack “salì sul palco con la velocità di un’antilope”. Mentre il pubblico applaudiva, Jack Benny chiese “chi ritirerà il premio?”. Si sentì qualcuno del pubblico urlare “Jack!”. Non appena Benny vide Jack Warner, disse: “Oh! Jack Warner, il mio capo!”.

In una registrazione ancora oggi esistente si sente Jack Warner dire: “Posso dire due parole?”. E Jack Benny rispondere: “Lo farei se fossi in te. Sai, come parli sempre, fai il libertino…”.

Jack: “Per prima cosa, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questo film. Dal signor Wallis, il produttore, a Mike Curtiz, il regista, a Humphrey Bogart, alla signorina Ingrid Bergman…”.

Anche se è difficile dirlo dalla registrazione audio, ci deve essere stato un rimescolamento sul palco o un probabile avvicinamento di Wallis. Si sente dire, poco dopo un’interruzione:  “Non sono nervoso, togli le mani dal mio portafoglio”.

Il discorso continua,  ringraziando “Sydney Greenstreet, Peter Lorre, tutti quelli del cast, non riesco a ricordarli tutti. Non sapevo che avremmo vinto, se l’avessi saputo avrei fatto più prove. È davvero un grande piacere, un tributo alla nostra industria, e alla Warner Bros. ci sentiamo molto orgogliosi per questo onore”.

Il punto di vista di Wallis

Vale la pena ribadire che la prima persona che Jack ha ringraziato è stata Hal Wallis, il che rende difficile vedere questo come un semplice tentativo di rubare il merito. Nel suo libro di memorie, Wallis ha tuttavia ricordato così la scena: “Mi sono alzato per accettare quando Jack è corso sul palco davanti a me e ha preso il premio con un ampio sorriso smagliante e uno sguardo di grande autocompiacimento. Non potevo credere che stesse accadendo”.

Wallis era furioso e, in quella che sembra una colorita montatura inventata col senno di poi, affermò che anche quando cercò avvicinarsi al palco, il resto della famiglia Warner lo bloccò. A prescindere dalla famiglia Warner presente, tuttavia è improbabile che sia stata così aggressiva nel difendere un altro degli strani momenti pubblici di Jack. Non è un segreto che amasse l’attenzione, e questo è stato il periodo in cui ha iniziato a farsi chiamare “Colonnello Warner”, ma ha usato il suo momento sul palco per ringraziare una lunga lista di persone coinvolte e ha offerto un cenno al tipo di talento che rende grande la sua azienda. In nessun modo ha dato l’impressione che questa fosse una sua vittoria personale.

Claude Rains, Paul Henreid, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca, di Michael Curtiz

Claude Rains, Paul Henreid, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca, di Michael Curtiz

La rivincita

La notte degli Oscar non è andata persa per Wallis, che ha vinto il suo secondo Irving Thalberg Award, consegnato dal suo ex collega della Warner Bros. Darryl F. Zanuck. All’epoca questo premio era un riconoscimento a sorpresa basato su un anno di produzione, mentre oggi viene assegnato come premio alla carriera. All’epoca il Thalberg Award veniva assegnato “per l’alta qualità di produzione più costante da parte di un singolo produttore, sulla base delle immagini da lui personalmente prodotte durante l’anno precedente”. Va notato che uno di questi film, This is the Army (1943), fu il film che portò il New York Times a bollare lo studio con l’eterno riconoscimento di azienda che combinava “la buona cittadinanza con la buona produzione di film”.

Una questione irrisolta

Mentre molte pubblicazioni specializzate non facevano cenno ad alcuna rivalità tra produttori in occasione della 16ª edizione degli Academy Awards, il giorno successivo la rubrica di Edwin Schallert del Los Angeles Times, intitolata “Warner-Wallis ‘Rivalry’ Intrigues at Film Fete”, si interrogava su chi meritasse l’Oscar, il capo della produzione o il produttore del film? Anche se Jack “è stato il primo a ricevere la statuetta”, aveva scritto Schallert, “la questione probabilmente non sarà mai risolta più di quanto non lo siano i vari assetti esecutivi che si creano nel mondo del cinema”. Schallert aveva inoltre ipotizzato che sia Warner che Wallis sapessero in anticipo quali premi sarebbero stati assegnati.

La leggenda narra che il capo della pubblicità degli Studios Charlie Einfeld scrisse al presidente dell’Academy Walter Wanger chiedendo a Schallert una smentita. Secondo il libro del giornalista hollywoodiano Aljean Harmetz, Round Up the Usual Suspects, quando a Wallis fu chiesto come comportarsi con la cattiva stampa riguardo al “wallop” di Jack, egli rispose: “Il giornale di oggi è la carta igienica di domani”.

Accettando di inviare un promemoria a Wanger, Wallis inviò la lettera di Einfeld, co-scritta da Alex Evelove, che convalidava la decisione di Jack di prendere l’Oscar. “Sono anche felice di aver contribuito in parte alla realizzazione di quel film”, continuava il promemoria scritto da Hal Wallis, “ma il suo commento nella sua rubrica di stamattina sulla rivalità alla Warner Bros. è totalmente ingiustificato. Le sarei grato se volesse correggere l’impressione fuorviante che ne è scaturita, così come l’impressione che abbiamo avuto informazioni in anticipo sui premi”.

 

Traduzione di Pietro Cecioni