Oscar 2024: tutte le volte che Christopher Nolan è stato snobbato dall’Academy. Sarà Oppenheimer la rivincita (atomica)?

Le prime nomination con Memento, la svolta con Inception, la candidatura per la regia di Dunkirk: la via del regista e sceneggiatore britannico verso l'Academy finora è stata lastricata di illusioni e delusioni. Non sono invece mai state alte come adesso le chances di acchiappare la statuetta sulle ali del padre della bomba

Tante volte Christopher Nolan è stato vicino al premio Oscar. La prima fu nel 2002, per la sceneggiatura del suo secondo film, Memento. Arrivato due anni dopo il debutto Following, l’opera è tratta da un breve racconto scritto dal fratello Jonathan, Memento Mori, che pubblicò una volta distribuito il film, e lo condusse verso la (mancata) conquista di due premi Oscar (script e montaggio).

La pellicola del 2000 con Guy Pierce, storia riavvolta al contrario che parte dalla fine per arrivare poi all’inizio, è il primo passo di un percorso che lascerà sempre più spesso Nolan, durante la premiazione degli Academy, con un pugno di mosche. Una tiritera che si sarebbe ripetuta, allungata e reiterata nel corso della sua carriera, in attesa del consenso unanime che, fino a Oppenheimer, non sembrava mai arrivare.

Nolan si trova comunque in compagnia di tantissimi artisti che non hanno mai ricevuto un Oscar. Basti pensare, fin dagli albori, a Charlie Chaplin, a Cecil B. DeMille, a Howard Hawks. Non dimenticando anche Fritz Lang, Ingmar Bergman e Akira Kurosawa. La statuetta non definisce chi sei come regista. Anche se, certamente, fa piacere poterla esporre su una mensola di casa.

Following, film d'esordio di Christopher Nolan del 1998

Following, film d’esordio di Christopher Nolan del 1998

Sarà anche che le ambizioni erano alte, con la carriera di Christopher Nolan cominciata con l’esordio premiato con il Tiger Award all’International Film Festival Rotterdam, uno degli eventi festivalieri più rilevanti in Europa. Senza dimenticare il Black & White Award al Slamdance Film Festival, palcoscenico per i nuovi talenti da cui sono spiccati Steven Soderbergh, Larry Clark e Lena Dunham.

Inception, nel mezzo di tutto

Ma, durante la notte degli Academy del 24 marzo 2002, la miglior sceneggiatura originale andò al Gosford Park di Robert Altman scritto da Julian Fellowes – lo stesso che, ad oggi, è ben più celebre per aver creato la serie in costume Downton Abbey – e a Black Hawk Down di Ridley Scott il miglior montaggio dell’italiano Pietro Scalia.

Sarebbero passati circa dieci anni prima della successiva nomination agli Oscar per Nolan. Era il 2011 e il regista britannico vedeva candidato Inception per il miglior film e la miglior sceneggiatura originale. Stavolta il numero di statuette a cui la pellicola era candidata furono di più, otto, da cui riuscì a conquistarne la metà: miglior fotografia, migliori effetti speciali, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro.

Il film del 2010 con Leonardo DiCaprio, Joseph Gordon-Levitt, Elliot Page e Marion Cotillard è l’emblema dell’ibridazione che la filmografia di Christopher Nolan aveva plasmato in quel momento di transizione. Dove aveva mischiato alla ricerca di stile e autorialità (Following, Memento, Insomnia, The Prestige) le dinamiche e aspettative di un cinema più commerciale (la trilogia su Batman), con una parentesi da blockbuster ormai non più classico, e mutato indelebilmente dopo la prima pellicola con Christian Bale nel ruolo di Bruce Wayne nel 2005. Saga che chiude proprio due anni dopo Inception, con l’uscita nel 2012 de Il cavaliere oscuro – Il ritorno.

Una scena di Dunkirk

Una scena di Dunkirk

Di anni per le prossime candidature tocca aspettarne altri sette. Non pochi, ma con un film di mezzo, Interstellar, che non convince i membri dell’Academy, i quali gli affidano in gran parte le nomination per i premi tecnici, attribuendogli anche quello per gli effetti speciali. È Dunkirk a ricandidare in due categorie Nolan, stavolta per miglior film e miglior regia. È la prima candidatura per il dietro la macchina da presa del regista di Londra. Che comunque non lo ottiene, ma è già un passo più vicino alla vittoria.

Con la sua storia sulle coste francesi, durante una seconda guerra mondiale che viviamo sia in mare, che in cielo, che in terra, Christopher Nolan ricorre a veicoli aerei d’epoca e a imbarcazioni realmente impiegate nell’evacuazione tra la fine del maggio e l’inizio del giugno del 1940, con più di 330.000 soldati tra britannici e francesi scortati via dal nord della Francia. Pochi gli effetti speciali, per aumentare il realismo. E infatti stavolta la categoria salta la nomination delle otto totali – come Inception – sfangandone solo tre: miglior montaggio, sonoro e montaggio sonoro.

Quella bomba di Oppenheimer

Ma è con Oppenheimer che Nolan fa il botto, e non solo perché si tratta del padre della bomba atomica. Tredici sono le nomination agli Oscar 2024. Con il film che fa compagnia a classici come Forrest Gump, Chi ha paura di Virginia Woolf?, Mary Poppins, Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello e Via col Vento. Solo tre pellicole li hanno superati con quattordici candidature: Titanic, La La Land e Eva contro Eva.

Oltre ad aver piazzato tutto il suo cast nel parterre di possibili vincitori, dal protagonista Cillian Murphy ai comprimari Emily Blunt e Robert Downey Jr., Nolan si appropinqua alla notte degli Oscar nuovamente con due nomination, il miglior film e la miglior regia. E, più delle altre volte, la voglia di impugnarle è tanta.

Christopher Nolan sul set di Oppenheimer

Christopher Nolan sul set di Oppenheimer

Di sicuro sarebbe uno sberleffo se il regista non vincesse la statuetta dopo la sfilza di premi che si è aggiudicato per Oppenheimer, nonché il suo spostarsi avanti e indietro per il mondo per ritirare i riconoscimenti per il suo lavoro. Dalla vittoria ai Golden Globe ai Critics’ Choice Awards, dai BAFTA al sindacato dei suoi colleghi, il Directors Guild of America Award, assegnato dai registi per i registi e che solitamente vede poi riconfermato il premio anche agli Oscar – non ricordiamolo a Sam Mendes, che dopo averlo vinto nel 2020 con 1917 si vide sottratta la vincita da Bong Joon-ho con Parasite.

Il suo presenziare di volta in volta a numerosi eventi, a partire dalla première londinese interrotta in cui venne indetto lo sciopero degli attori nell’estate del 2023, ha agevolato di molto quello che, è evidente, è un obiettivo questa volta agognato da Nolan. Esserci durante la campagna di votazione degli Academy è già di per sé il sentore, oltre che la dimostrazione, del fatto che al premio ci tiene sul serio.

L’anima british di Christopher Nolan

E presentarsi e apparire durante la awards season può realmente segnare la svolta di un titolo o un professionista. È solo del 2023 il ribaltone dell’opera indie To Leslie che grazie a una campagna di sponsorizzazione e presentazioni in loco è riuscita ad arrivare dall’anteprima al South by Southwest a una nomination agli Oscar per la protagonista Andrea Riseborough, sostenuta da colleghi e colleghe come Julianne Moore, Edward Norton, Jane Fonda e Amy Adams. Un gioco di strategie e public relationship a cui per Oppenheimer Nolan non si è voluto (potuto) sottrarre.

Magari mascherando anche la controvoglia con cui spesso, così viene raccontato il regista, prende parte agli eventi o si impegna a frequentare i votanti con cui, altrimenti, non avrebbe poi troppa voglia di conversare. Lo diceva già nel 2011 un’analisi del Daily Beat, che descriveva l’autore troppo inglese, dando a questo suo alone british la colpa dell’insuccesso agli Oscar.

Cillian Murphy è il protagonista di Oppenheimer

Cillian Murphy è il protagonista di Oppenheimer

È effettivamente vero che avrebbe potuto fare ben poco per vincere la regia con Dunkirk nel 2018, quando la festa gioiosa dei freaks di Guillermo Del Toro con La forma dell’acqua riempiva di calore ogni sala in cui il regista entrava – o in cui il suo film veniva proiettato.

Che questo sia dunque l’anno della regia, se non del film, di Christopher Nolan? Per quanto riguarda l’esposizione che tanto serve a Hollywood e ai votanti, non avrebbe potuto fare nulla di meglio se non surfare sul mare del Barbenheimer. Onda che, di fatto, ha cavalcato.

Nato, sembrerebbe, come una ripicca della Warner Bros. che dopo vent’anni di collaborazione con l’autore l’ha visto trasmigrare per i lidi della Universal Pictures, il fenomeno ha voluto il competitor Barbie di Greta Gerwig piazzato in concomitanza col film in cui viene racchiuso un pezzo di storia. Il risultato lo conosciamo. Un evento, considerato dallo stesso Nolan in un’intervista a IGN, “straordinario”. E per cui alla Warner deve forse dire: “Grazie”.

Emily Blunt, Christopher Nolan e Cillian Murphy sul set di Oppenheimer

Emily Blunt, Christopher Nolan e Cillian Murphy sul set di Oppenheimer