We live in a Barbie World. O forse no? Il film di Greta Gerwig è il grande snobbato dei Golden Globes

Ad uscire vincitore dal Barbenheimer sembrava essere il film con Margot Robbie forte di 1,44 miliardi di dollari incassati in tutto il mondo. Ma la serata che ha aperto l'Award Season di Hollywood ha cambiato le carte in tavola favorendo Oppenheimer. Complice anche la nuova giuria che assegna i premi e che potrebbe segnare il preludio di quello che vedremo agli Oscar

Barbenheimer. La parola più usata e abusata dell’anno. Il fenomeno culturale che ha visto schierati da un lato Barbie di Greta Gerwig (qui il nostro speciale) e dall’altro Oppenheimer di Christopher Nolan in quello che è stato l’evento cinematografico del 2023. Usciti nelle sale americane lo stesso giorno, lo scorso 21 luglio, nel pieno dello sciopero degli attori (e sceneggiatori) che ha bloccato Hollywood per oltre tre mesi, i due film sono stati amici/nemici nel corso di tutta la promozione del film. Simboliche le foto di Gerwig e Margot Robbie con in mano i biglietti del cinema per il film dedicato al padre della bomba atomica, così come le dichiarazioni reciproche sui (pochi) red carpet andati in scena a Los Angeles e Londra.

Ad uscire vincitore dalla sfida sembrava essere Barbie forte di 1,44 miliardi di dollari incassati in tutto il mondo rispetto ai 952 milioni di Oppenheimer. Ma al traguardo dei Golden Globes è stato il film scritto e diretto da Christopher Nolan a cantare vittoria.

I Globes 2024 nel segno della delusione per Barbie

Nove le candidature per Barbie rispetto alle otto di Oppenheimer. Ma se il film sul fisico statunitense si porta a casa 5 premi – miglior film drammatico, migliore colonna sonora originale, migliore regia, miglior attore drammatico e miglior attore non protagonista – la pellicola sulla bambola Mattel si è dovuta accontentare di due soli riconoscimenti.

La regista e il cast di Barbie sul palco del Beverly Hilton Hotel

La regista e il cast di Barbie sul palco del Beverly Hilton Hotel

Quello per la migliore canzone originale per What Was I Made For? di Billie Eilish e Finneas O’Connell e il Golden Globes Cinematic and Box-Office Achievement Honor, una categoria aggiunta quest’anno (dopo un primo tentativo qualche anno fa non andato in porto) che premia il miglior incasso al botteghino. Un premio che a sua volta, in una sorta di effetto domino, ha portato all’altra grande delusione della serata. Quella di Taylor Swift con il suo film concerto dedicato al The Eras Tour.

“Vorremmo dedicarlo ad ogni singola persona sul pianeta che si è vestita (di rosa, ndr) ed è andata nel posto più bello della terra: il cinema”, ha dichiarato Margot Robbie dal palco del Beverly Hilton Hotel durante il suo discorso di ringraziamento fasciata in un abito fucsia Armani ispirato a quello di Barbie Superstar del 1977. Ma non c’è ombra di dubbio che l’81ª edizione dei Golden Globes sia stata per Barbie nel segno della delusione.

Tutta colpa (o merito) della nuova giuria?

Dopo mesi di successi ininterrotti, di Barbiemania scatenata e di record (l’incasso di un miliardo di dollari in sole due settimane dall’uscita in sala), la serata dei Globes segna un brusco risveglio per il film dell’anno. Un po’ come quello vissuto dalla sua protagonista. Dopo un idillio perfetto ininterrotto, ecco che Robbie, Gerwig e il resto del cast si ritrovano con un “toast bruciato” tra le mani a fare i conti con la realtà. Ma cosa può aver portato il titolo super favorito a tornare a casa con solo due premi collaterali? Forse la ragione è da rintracciare nel cambio di passo dei Golden Globes. La loro 81ª edizione, infatti, è la prima dopo lo scioglimento della Hollywood Foreign Press Association avvenuto nel 2023.

Margot Robbie, Greta Gerwig e America Ferrera con il Golden Globes Cinematic and Box-Office Achievement Honor

Margot Robbie, Greta Gerwig e America Ferrera con il Golden Globes Cinematic and Box-Office Achievement Honor

L’organizzazione del premio è stata affidata alla nuova Golden Globe Foundation con la cerimonia presieduta non più dall’Hfpa ma dai produttori Dick Clark Productions, che appartengono a Penske Media Eldridge (la joint venture tra Penske Media Corporation e Eldridge che possiede anche The Hollywood Reporter). Questo ha portato anche a un cambiamento all’interno della giuria stessa. Sebbene siano presenti ancora molti dei giurati dell’Hollywood Foreign Press Association (i membri della stampa estera di base a Hollywood, ndr), è anche vero che è stato aggiunto un nuovo gruppo di giornalisti per riempire quel vuoto in termini di diversità ed equità che ha accompagnato l’organizzazione per anni.

Le conseguenze di questa novità si sono viste la scorsa notte quando molti dei premi assegnati hanno fatto la storia (basti pensare a Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon e Ali Wong per Beef – Lo scontro) e non hanno portato con sé l’ormai consueto strascico di polemiche per premi ritenuti “troppo bianchi” o ingiustificati. Barbie, alla luce dei grandi film con cui si contendeva i Globes – a partire da Oppenheimer a Povere creature! che hanno avuto la meglio nelle categorie condivise – ha dovuto suo malgrado cedere il passo. Alla luce di questo cambiamento (e di maggiore credibilità), chissà se quest’anno i Golden Globes saranno in grado di influenzare anche il destino degli Oscar. E del film dell’anno.