“I soldi non contano”, secondo Francis Ford Coppola. Il regista, 85 anni, è al Festival di Cannes con Megalopolis, un film fantascientifico costato 120 milioni di dollari e che ha diviso il pubblico e la critica durante la sua proiezione sulla Croisette.
Coppola, che non tornava a Cannes dai tempi di Apocalypse Now, nel 1979, ha impiegato decenni per portare a compimento quest’epopea fantascientifica. Le riprese, come ha riportato anche The Hollywood Reporter, sono state caotiche, con alcuni dei talenti creativi del film che hanno abbandonato il progetto o sono stati licenziati lungo il percorso. Questa settimana, il Guardian ha persino citato fonti dal set che hanno suggerito che Coppola avrebbe fatto avance indesiderate alle attrici.
Durante la conferenza stampa di venerdì 17 maggio, cominciata con più di un’ora di ritardo, il regista si è soffermato sull’enorme budget a sua disposizione per il film, scansando una domanda che suggeriva che l’impiego di denaro nella produzione del progetto avrebbe danneggiato l’eredità finanziaria che avrebbe lasciato ai figli.
“I miei figli, senza eccezioni, hanno già carriere meravigliose. Noi stiamo bene. Non ha importanza. A tutti voi che siete qui: i soldi non contano. Ciò che conta sono gli amici. Un amico non vi deluderà mai. I soldi possono anche evaporare”, ha risposto il regista del Padrino.
Megalopolis, la conferenza stampa
All’evento, Coppola era affiancato da membri della famiglia e dagli attori (che ha detto di considerare una famiglia): Aubrey Plaza, Adam Driver, Nathalie Emmanuel, Giancarlo Esposito, Laurence Fishburne, Jon Voight, Talia Shire e Roman Coppola.
Esposito, che nel film interpreta il sindaco di New Rome, ha ammesso che durante la lavorazione del film spesso non sapeva “cosa sarebbe successo” o dove Coppola volesse arrivare con il progetto. Ma guardandolo per la prima volta a Cannes, “all’improvviso l’ho capito: Non devo sapere nulla, e nemmeno Francis”. Rivolgendosi a Coppola ha affermato: “Grazie a te ora ho speranza per il nostro mondo”.
Driver, protagonista del film nel ruolo di Cesar Catilina, un genio intenzionato a costruire una città utopica, è stato determinante nel processo di montaggio. Coppola ha dichiarato che il suo protagonista ha influito molto sulla post-produzione del film, mentre Driver ha affermato che la realizzazione del progetto “sembrava un teatro sperimentale, il che lo faceva sentire un ribelle”.
Driver ritiene inoltre che “non vedremo mai più qualcosa di così fantasioso su quella scala. Penso che sia un film unico nel suo genere. E si arricchirà sempre di più dal punto di vista storico”.
La politica del film
Il film ha forti sfumature politiche, con Shia Labeouf (che non ha partecipato alla conferenza stampa) che interpreta il rampollo di una ricca famiglia che finisce per diventare una figura alla Donald Trump. Coppola vede dei parallelismi tra l’America moderna e la caduta di Roma.
“La nostra politica ci ha portato al punto in cui potremmo perdere la nostra repubblica”, ha affermato il regista. “Non saranno i politici la risposta. Credo che siano gli artisti d’America. Il mio sogno, la mia speranza è che siano gli artisti del nostro Paese ad accendere la luce”.
Coppola si è poi rivolto a Voight, che è uno degli attori conservatori più importanti di Hollywood, chiedendogli cosa pensa della direzione del Paese, dato che ha opinioni diverse dal regista. Voight ha detto di ritenere che tutti si pongano le stesse domande: come migliorare il mondo per la prossima generazione. “Sono d’accordo con questo film, sono d’accordo sul fatto che gli esseri umani sono in grado di risolvere ogni problema in cui ci troviamo”, ha affermato l’attore.
Coppola in cerca di distribuzione
Megalopolis è ancora in cerca di una distribuzione negli Stati Uniti (ma è stato venduto in alcuni territori in Europa). Il regista ha organizzato una proiezione a fine marzo alla quale hanno partecipato alcuni responsabili di Studios americani, ma non ha trovato alcun acquirente.
“Gli Studios sono molto indebitati e il loro compito non è tanto quello di fare film quanto quello di pagare i loro debiti”, ha dichiarato Coppola a Cannes, suggerendo che il futuro potrebbe essere rappresentato da società tecnologiche come Apple, Amazon e Microsoft “con un sacco di soldi” e che gli Studios “potrebbero non essere qui in futuro”.
Megalopolis arriva a Cannes 45 anni dopo l’ultimo film di Coppola presentato in concorso, Apocalypse Now. Venerdì il regista ha ricordato quanto tempo è passato da quei giorni, affermando: “Quando sono venuto qui per Apocalypse Now, avevo mia figlia Sofia sulle spalle”.
Come Megalopolis, anche Apocalypse Now è stato girato in modo notoriamente caotico e ha generato una notevole copertura mediatica, e quando Coppola è arrivato al festival con il film in forma di “work-in-progress”, era sulla difensiva.
Flashback, Cannes 1979
La conferenza stampa di Apocalypse Now si tenne in un teatro da 2mila posti, completamente pieno. Coppola dichiarò: “Il mio film non è un film. Il mio film non parla del Vietnam. È il Vietnam”. E ha attaccato la stampa per il modo in cui ha coperto la produzione del film, dichiarando, tra i fischi del pubblico, “Il giornalismo americano è la professione più decadente, più immorale, più bugiarda che si possa incontrare. L’ho imparato con questo film. Non c’è stata una cosa veritiera scritta su di esso in quattro anni”.
Ma alla proiezione ufficiale di Apocalypse Now, il film fece il botto e finì per vincere la Palma d’Oro (a pari merito con Il tamburo di latta), diventando il secondo film di Coppola in sei anni a riuscirci, dopo La conversazione del 1974. Nei decenni successivi, Coppola è noto per aver rielaborato vecchi film, tra cui Apocalypse. È una cosa che secondo lui è possibile perché ha i diritti di proprietà del suo lavoro.
“Non rielaborerei mai La conversazione, perché mi piace così com’è. Non ho mai rielaborato Il Padrino, anche se c’è una scena che potrei voler aggiungere un giorno”, ha affermato il regista. Per quanto riguarda Megalopolis? Potrebbe tornare a rivisitare l’epopea “tra qualche anno”, ma ha già detto di essere andato avanti e di stare scrivendo la sceneggiatura di un nuovo progetto.
“Devo vedere mia figlia Sofia vincere un Oscar, devo produrre vino e devo fare tutti i film che voglio fare. E sarò così impegnato a pensare a quello che ho fatto che quando morirò non me ne accorgerò”, conclude Coppola, facendo un riassunto della sua vita.
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