Pedro Almodóvar misura la sua vita col desiderio. El Deseo è il nome della sua casa di produzione, ma desiderio per lui è la definizione stessa di successo: “Ci permette di decidere cosa fare, quello che desideriamo fare”. Al debutto del festival di Cannes e nel quadro di una master class aperta alla stampa e al pubblico, presenta Strange Way of Life, selezionato in Séances Spéciales. Commosso davanti a una sala gremita, confessa: “Ho rifiutato l’offerta di fare un film e una serie e mi sono preso la libertà di girare un corto, un western classico dove finalmente due uomini si amano. Prima di Strange Way of Life, i cowboy alludevano all’amore, non ne parlavano e soprattutto non rifacevano il letto dopo averlo consumato”. Unica concessione alla frontalità, il sentimento impossibile e segreto di Brokeback Mountain, da cui Almodóvar ruba la domanda che pende sul suo western formato corto: “Cosa possono fare due uomini da soli in un ranch?”.
Come un testimone la questione passa da Heath Ledger a Pedro Pascal, che vive nel corto una passione di 31 minuti con Ethan Hawke, presente in sala in abito bianco, segreto e ieratico come gli sceriffi di Kirk Douglas e Burt Lancaster che hanno ispirato il suo personaggio. Sullo schermo tutto comincia con una bossa nova ma finirà con una zarzuela, operetta giocosa come questo esercizio di stile, nutrito di cinema classico, dove la legge del desiderio diventa la legge del West. E il finale, deliziosamente perverso – siamo dalle parti di Don Siegel (La notte brava del soldato Jonathan) – offre uno spettacolo conturbante: anche i vecchi cowboy focosi un giorno o l’altro dovranno placarsi. Nell’attesa, un uomo a cavallo arriva in una piccola città del West. Affatto pallido (Pedro Pascal), il cavaliere ha attraversato il deserto per ritrovare il suo vecchio amante (Ethan Hawke), un tempo mercenario come lui, adesso sbilanciato dalla parte della legge.
Ma non diremo di più, se non l’applauso fragoroso che ha sciolto un pubblico di fan costretto a lungo sotto la pioggia da una gestione disastrosa degli ingressi e dei posti in sala, sempre vuoti mentre fuori pioveva un mondo freddo e il ‘pieno’ di spettatori restava all’addiaccio col biglietto in mano. I più fortunati hanno dimenticato rapidamente la coda, lasciato i riottosi sul fondo del Sand Creek e affogato il disagio nel whisky. Accomodati nell’Ovest di Almodóvar, qualcuno in poltrona, qualcun altro sui gradini della sala Debussy – la frontiera del posto libero era pattugliata da un reggimento di maschere iraconde – hanno dato fuoco alle polveri e applaudito fino a spellarsi le mani due cowboy che si sono tanto amati. Girato sotto l’egida di Saint Laurent (la casa di moda produce e “veste” il film) Strange Way of Life riaccende la trasgressione torrida che ha fatto la reputazione dell’autore spagnolo, ma la cambia di segno.
“Troppo vecchio per girare sesso in scena”, ha replicato candidamente il regista, che per i suoi eroi dismessi sceglie camicie a quadri e dialoghi ad alto contenuto erotico e alcolico. L’erotismo è una lingua che non smette mai di evolvere nel cinema di Almodóvar e nel film la tensione sessuale non passa per la nudità (nemmeno per l’amplesso): “Ho deciso di giocare prima di tutto con le parole, perché questi due uomini sarebbero stati molto più nudi se li avessi mostrati in conversazione tra loro piuttosto che in una scena apertamente erotica. Così è tutto più intenso, quello che si dicono è qualcosa che non sentiamo mai in un western”. Se il vincitore del giorno è Pedro Almodóvar, la delusione più cocente è l’assenza di Pedro Pascal al suo fianco. Asceso negli ultimi anni al nuovo status di star del piccolo schermo (Narcos, The Mandalorian e più recentemente The Last of Us), l’attore cileno diserta il festival ma dà appuntamento al cinema (il prossimo 16 agosto l’uscita francese del corto) e prossimamente su qualche piattaforma lontana lontana.
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