OffiCine-IED e il “mecenatismo culturale” che scommette sulla formazione nel mondo del cinema

Il progetto culturale diretto da Cristina Marchetti presenta la nuova edizione di FilmLab, workshop di specializzazione cinematografica finanziato da aziende, enti e istituzioni che culmina con la realizzazione di tre corti: Ronzio, Piccoli Passi e Noi Sognavamo. Direttore artistico Silvio Soldini: "“È arricchente sia per i ragazzi che per noi che collaboriamo e li aiutiamo ad attraversare questo percorso". L'intervista di THR Roma

Sono seduti uno accanto all’altro Silvio Soldini, Niccolò Donatini e Cristina Marchetti, rispettivamente direttore artistico, regista e direttrice di OffiCine, progetto culturale di IED, Istituto Europeo di Design, che da oltre dieci anni si è adoperata per costruire una rete di soggetti interessati a scommettere sui giovani e la loro formazione nel mondo del cinema. Tra le mani la sceneggiatura di Ronzio, uno dei tre corti – insieme a Piccoli passi e Noi sognavamo – realizzati alla conclusione di FilmLab, il workshop di alta formazione cinematografica in collaborazione con Indiana Production, Istituto Europeo di Design, Cosmetica Italia – Associazione nazionale imprese cosmetiche e Salone del Mobile.Milano.

Dopo i moduli del corso gratuito (si accede tramite selezione) in scrittura, teoria e tecnica di fotografia, ripresa, suono, montaggio e pre-produzione – nel corpo docenti Bruno Oliviero (sceneggiatura), Luca Bigazzi (fotografia), Carlotta Cristiani (montaggio), Giorgio Garini (montaggio) e Paolo Borraccetti (regia) – si entra nel vivo del progetto con le riprese condensate in due giorni, il 22 e 23 aprile, Il tema scelto quello dei bisogni educativi speciali (BES).

“Sono molto felice di essere parte di questo progetto che tocca un tema sociale che mi sta molto a cuore. In generale il mio cinema cerca sempre di andare verso dinamiche di inclusività. È stato fin da subito molto emozionante perché abbiamo incontrato circa trenta ragazzi dello Ied che avevano problemi di DSA (dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia, ndr) ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ndr) e autismo. È stato un lavoro che è partito dalla raccolta di informazioni, dalla documentazione. Di conseguenza ho iniziato a studiare il tema, ho visto film a riguardo e sono entrare in contatto con questa realtà”, racconta a THR Roma Niccolò Donatini.

Silvio Soldini e i ragazzi di OffiCine durante l'edizione 2023

Silvio Soldini e i ragazzi di OffiCine durante l’edizione 2023

OffiCine e la genesi di Ronzio

“Fin da subito ho cercato di trasformare questo input di quasi documentario in uno script effettivo di 7/8 pagine. E il tutoraggio è stato molto interessante. Credo sia molto importante per noi giovani perché ci rapportiamo con professionisti che ci indirizzano concretamente sul da farsi. Quando ci perdiamo in voli pindarici ci riportano a terra per realizzare qualcosa di veramente fattibile. Quando ho scritto questo soggetto sulle api pensavo che nessuno ci avrebbe mai creduto. E invece siamo qua e siamo pronti per farlo. Sono molto emozionato”, continua il regista.

Protagonisti Beatrice Fiorentini e Paolo Briguglia – “Un’altra cosa che mi è piaciuta di quest’esperienza è stata rapportarmi con attori professionisti. Sono io che sento di dover imparare da loro. È una cosa molto nuova e sicuramente eccitante” confida Donatini. La storia vede protagonista un ragazzo di vent’anni, Martino, affetto da ADHD e discalculico. La sua famiglia vive poco distante dalla città in una casa di campagna e i suoi genitori, Aldo e Agnese, sono apicoltori. Martino vuole iscriversi alla prova d’ammissione all’Università anche se suo padre è contrario viste le continue bocciature del figlio. Ma il ragazzo decide lo stesso di partire e provare a seguire i suoi sogni.

“Siamo arrivati al momento più bello e creativo” confida Donatini parlando del lavoro sulla sceneggiatura con Soldini e gli attori. “Perché quello che abbiamo pensato viene completamente ribaltato quando conosci le persone con cui lavorerai. È un continuo ricircolo anche sul lato produttivo. Dal capire dove girare ai tempi con cui possiamo farlo. Avere sul sopralluogo anche Luca Bigazzi che ci ha dato consigli sui punti macchina, sull’adozione delle lenti oppure sul grip è un’altra cosa che ho trovato molto importante. Ho avuto anche una call con il conservatorio di Torrefranca di Vivo Valentia che si presta a realizzare le musiche originali suonate da un’orchestra. Per me è una cosa incredibile. Mi sono sempre appoggiato ad artisti oppure a banche dati per i suoni. Invece partire ancora prima di avere il film in mano e pianificare una struttura musicale è veramente nuovo ed emozionante”.

OffiCine e la direzione artistica di Silvio Soldini

Alla direzione artistica Silvio Soldini che accompagna i ragazzi che partecipano al corso dall’inizio alla fine del progetto dando loro suggerimenti e guidandoli nella realizzazione dei loro lavori. Un ruolo che ricopre da anni. “Come mai? Bella domanda. Fondamentalmente mi diverto. Perché se non ci si diverte questo mestiere è meglio smettere di farlo. Non sono una persona così propensa a spiegare, a cercare di capire perché, come fare qualche cosa. Dopo un po’ con l’esperienza che hai accumulato con i film fatti, le cose le fai in automatico. Invece è bello confrontandosi con loro. Sei obbligato a cercare di spiegare qualcosa e questo fa sì che rimetti un pochino in ordine anche le cose nella tua testa. Perché per convincere qualcuno di qualcosa, per far capire perché è quella cosa lì, devi attivare una parte del cervello che di solito non attivi” spiega il regista.

“È arricchente sia per loro che per noi che collaboriamo e li aiutiamo ad attraversare questo percorso. Bisogna saperlo fare perché non voglio neanche prevaricare. Voglio solo renderli coscienti, oppure capire che cosa veramente vogliono fare e spiegare loro che forse è meglio un altro modo per arrivarci. Io non so niente, l’idea delle api è di Niccolò e non posso sostituirmi a lui. Quello che posso fare è aiutarlo nel percorso che va dalla prima idea fino alla fine del montaggio. È bello perché è il percorso classico di qualsiasi film, almeno di quelli che nascono da un’idea originale e non da un libro. Un percorso che rifacciamo in piccolo e in meno tempo”.

Silvio Soldini e i ragazzi di OffiCine durante l'edizione 2023

Silvio Soldini e i ragazzi di OffiCine durante l’edizione 2023

Uno spazio di sperimentazione e formazione

OffiCine – IED – il cui comitato scientifico è composto da Soldini insieme a Paolo Mereghetti, Piera Detassis, Pierfrancesco Favino e Paolo Sorrentino – si pone come spazio di sperimentazione che combina creativamente formazione e promozione dell’arte e dei mestieri del cinema e stabilisce relazioni di committenza artistica preziose per la crescita e la maturazione professionale di chi muove i primi passi in questo settore. “Sono ragazzi che hanno già fatto delle esperienze e vengono valutati in base a ciò che hanno realizzato” sottolinea il direttore artistico. “Dopo di che è come se fossero delle borse di studio, perché ci sono delle aziende che finanziano questi cortometraggi che hanno un tema. Anche questa cosa qui fa scattare qualcosa. È uno stimolo, ti delimita un territorio. Fa partire un pensiero che poi diventa creativo. Nel caso di Niccolò la cosa bella è che siamo partiti dalla realtà, da delle interviste, e da lì siamo passati a mettere in funzione qualcosa di reale che abbiamo sentito, ascoltato e toccato con mano”.

Un progetto nato con il sostegno e il coinvolgimento di aziende, enti e istituzioni. Ma come si trova l’equilibrio tra libertà creativa e richieste del committente? “Ti porta a dover spiegare e a lottare per ottenere qualcosa. Questo perché le aziende non sono così abituate a fare una cosa del genere. Magari fanno solo pubblicità o comunicazione e ci mettono un attimo a capire che cos’è quello che facciamo” racconta Soldini.

“Alla fine, nella vita di qualsiasi regista o sceneggiatore, ci sono già committenti e assicuro che mettono molto di più il becco di queste aziende. Devi imparare anche a lottare per ottenere quello che vuoi ottenere. Sono lontani i tempi in cui uno aveva la libertà più totale. Quando ho iniziato, per esempio, ne avevo molta più di adesso”.

Il lavoro con le aziende e il futuro dei corti

“Diciamo che si crea una rete di aziende che negli anni fanno cose diverse con noi. Magari ripetono l’esperienza di un cortometraggio, oppure vogliono realizzare un documentario piuttosto che una serie. Ma ci sono anche aziende che cerchiamo noi in base ai temi che ci piace affrontare. Quest’anno trattiamo temi sociali a cui teniamo molto e vogliamo che vengano raccontati attraverso lo sguardo dei ragazzi che vivono queste difficoltà” racconta Cristina Marchetti parlando del rapporto tra OffiCine – IED e le aziende che finanziano i corti.

“C’è stato un aumento incredibile – dal 5 al 25% – dei ragazzi negli ultimi cinque anni che hanno disturbi di rendimento nelle diverse forme. Qui allo IED ce ne sono tanti, come credo in tante scuole. E quindi l’idea era provare a raccontarla partendo dalla loro storia e verità, attraverso un tema. In questi anni il progetto è cresciuto ed è diventato sempre più ricco di attività. E quindi le aziende si fidano un po’ di più. Poi però non è così semplice trovare chi creda in questa sorta di mecenatismo culturale, perché non si tratta di una pubblicità”.

Mesi di lavoro, di corsi e di teoria messi in pratica sul set in cui i ragazzi vengono seguiti lungo tutto il percorso fino alla post-produzione per culminare in una proiezione – “quest’anno prevista tra giugno e settembre” – all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano. Ma la vita dei corti non si esaurisce qui. “Attiviamo sempre una distribuzione di cortometraggi nazionale e internazionale. Quindi prendono veramente il via e per due anni li portiamo in giro” sottolinea Marchetti. “Abbiamo diverse distribuzioni che lavorano con noi, anche sulle principali piattaforme, attraverso Cecchi Gori Entertainment. Realtà che hanno una grande veicolazione. Dopo tutto il lavoro che fanno i ragazzi sarebbe un peccato lasciare il loro lavoro chiuso in un cassetto”.