Ghosted, la recensione: Chris Evans e Ana de Armas, agenti segreti da commedia (d’azione) su Apple TV+

Adrien Brody è un trafficante d'armi che mette una taglia sulla testa dei protagonisti per ottenere il controllo di un'arma biochimica letale: un film di spionaggio ad alta tensione per la regia di Dexter Fletcher

Se dopo l’antipasto di No Time to Die doveste avere voglia di rivedere Ana de Armas nei panni di un’agente della CIA che spacca tutto, Apple TV+ ha quel che fa per voi. La reduce di Blonde, candidata all’Oscar, interpreta in Ghosted un’altra imperturbabile agente dei servizi segreti americani fortissima a combattere e sparare. E dopo Cena con delitto riaccende la chimica con Chris Evans – qui in una spassosa versione “pesce fuor d’acqua” nei panni di un agricoltore trascinato involontariamente in una missione da brivido in giro per il mondo. Un’avventurosa commedia romantica e d’azione, firmata da Dexter Fletcher, non particolarmente innovativa ma abbastanza divertente da conquistare lo spettatore.

Il cast di Ghosted

Apple TV+ e Skydance hanno investito molte risorse in una produzione patinata, con protagonisti carismatici coinvolti in elaborate scene d’azione e camei di grandi nomi qui in funzione comica. La sceneggiatura è frutto del lavoro congiunto dei veterani di Spider-Man Chris McKenna e Erik Sommers e degli sceneggiatori di Deadpool Rhett Reese e Paul Wernick.

Anche se, tutto sommato, il film può essere paragonato ad altri titoli originali di qualità media come Red Notice o The Gray Man di Netflix (quest’ultimo sempre con Evans e de Armas), non tradisce le aspettative del suo target di riferimento.

È la tipica dinamica delle voraci piattaforme di streaming: hanno bisogno di essere continuamente alimentate, ma per quanto grandi, rumorosi e sgargianti siano i tentativi di replicare i blockbuster degli studios, finiscono quasi sempre per produrre intrattenimento usa e getta. Lasciano un’impronta effimera nella cultura pop, come una merce qualsiasi – in questo caso molto meno preziosa della maggior parte dei prodotti Apple, incluso l’Apple CarPlay che compare nella scena d’apertura.

Detto questo, Ghosted fa il suo dovere. È abbastanza piacevole, anche se non è esattamente l’esperienza da brivido promessa dal ritmo incalzante di Fletcher e dalla costante raffica di inseguimenti automobilistici, sparatorie, esplosioni e scontri corpo a corpo in luoghi esotici.

Ghosted, la trama

La Sadie di De Armas e il Cole di Evans si incontrano in un mercato di Washington. Lei vorrebbe acquistare una begonia in vaso, lui si rifiuta di vendergliela dopo che lei ha ammesso di viaggiare troppo per lavoro per poterla innaffiare quanto dovrebbe. A quel punto sarebbe meglio, suggerisce lui, accontentarsi di un cactus a bassa manutenzione: la scenetta dà il via a tutta una serie di battute sull’iperesigenza di Cole e sulla dolorosa solitudine di Sadie.

Nonostante gli attriti iniziali, i due finiscono per darsi un appuntamento. Si immergono nella pittoresca Georgetown e corrono sulla scalinata dell’Esorcista prima di visitare la National Gallery of Art. Nonostante Sadie esibisca capacità atletiche straordinarie, e abbia gusti più che scontati in fatto di pittura (“Adoro Monet!”) nulla fa sospettare a Cole che lei stia mentendo riguardo al suo lavoro di curatrice d’arte. Alla fine di un’intera giornata, e di una serata di passeggiate e chiacchierate, i due finiscono a letto insieme. Cole naturalmente, si innamora all’istante.

Il giorno dopo, alla fattoria dei genitori di lui, la madre (Amy Sedaris) e il padre (Tate Donovan) di Cole sembrano entusiasti del fatto che il figlio abbia incontrato una donna che potrebbe essere “quella giusta”. La sorella (Lizze Broadway), prendendolo in giro, prevede che finirà per diventare troppo appiccicoso e che la farà fuggire. Previsione che sembra avverarsi subito, visto che Sadie pare ignorare la valanga di messaggi ed emoji che lui le invia. A un certo punto, però, Cole si accorge di aver dimenticato il suo inalatore per l’asma nello zaino di Sadie, e grazie a un’app di localizzazione collegata al suo dispositivo medico riesce a rintracciarla a Londra.

Il fatto che la sua malattia sia a malapena accennata nel resto del film, nonostante Cole si sottoponga a una serie di prove fisiche che stroncherebbero qualsiasi asmatico, è uno di quegli espedienti di sceneggiatura su cui sarebbe meglio sorvolare. Così come la battuta di Cole su “i viaggi che si pianificano di meno sono quelli che ti danno di più”, pronunciata da uno che – scopriremo – non ha mai lasciato il paese.

Una pericolosa commedia degli equivoci

Cole è sempre stato contrario ai viaggi non pianificati, ma quando sua madre gli suggerisce di presentarsi a Londra per fare una sorpresa a Sadie (“Sarà romantico!”), lui accetta. Una scelta che si rivela poco saggia, visto che, mentre cerca di raggiungerla al Tower Bridge, Cole viene rapito da una banda di malviventi, che lo scambiano per un pezzo da novanta della CIA noto con il nome in codice di The Taxman (si capisce subito che Apple ha scelto quel nome per via della canzone omonima dei Beatles, che infatti sentiremo in un momento cruciale del film).

Proprio mentre l’impaziente torturatore Borislov (Tim Blake Nelson, con assurdo accento russo) sta per liberare contro Cole – incredulo e completamente nel panico – i suoi insetti mangia-carne per estorcergli un certo codice d’accesso, ecco che Sadie, armata di pistola, irrompe per salvarlo sbarazzandosi del piccolo esercito di cattivi. Lei, naturalmente, è il vero Taxman. L’improvvisata romantica di Cole, più che impressionarla, la infastidisce: ora le toccherà tenerlo al sicuro mentre lei se la vede con i cattivi.

La situazione riaccende l’attrito fra i due, che non smettono di litigare nemmeno durante una delle sequenze d’azione principali del film, a bordo di un colorato autobus preso d’assalto mentre percorre il montuoso Passo Khyber in Pakistan.

Fletcher dirige con competenza la sequenza di inseguimento ad alta velocità, ma sono le scintille fra de Armas ed Evans a tenere alto il ritmo. Sadie si comporta come una super-spia navigata che non si spaventa mai, nemmeno nelle situazioni in cui si trova in netta minoranza. Ma anche Cole riesce ad assestare qualche buon colpo, servendosi di un cactus come arma.

La sceneggiatura non potrebbe essere più schematica nel delineare i loro personaggi – lui usa la fattoria dei genitori come scusa per non vivere la sua vita; lei usa il suo lavoro per evitare di avvicinarsi a qualcuno – ma i protagonisti riescono, in qualche modo, a portare a casa il film.

Le location del film

I tentativi di Sadie di liberarsi di Cole falliscono, anche perché Leveque (Adrien Brody), un ex agente dei servizi segreti francesi caduto in disgrazia e riciclatosi come trafficante d’armi, è ancora convinto che lui sia Taxman. Leveque e il suo guardaspalle Wagner (Mike Moh) hanno messo le mani sull’Aztec, un’arma biochimica in grado di spazzare via la costa orientale americana. Ma l’arma è inutile senza il codice di attivazione mancante, e il loro acquirente sta diventando impaziente.

L’azione si sposta dal Pakistan a un’isola del Mar Arabico e poi di nuovo a Washington, dove Sadie finisce nei guai per il suo comportamento ribelle. I vertici della CIA (Anna Deavere Smith) decidono che Cole deve restarle accanto, come esca – la sua competenza in agricoltura si rivelerà utile per risolvere un mistero. Il climax del film, che si svolge sui tetti di Washington, ci ricorda perché cenare nei ristoranti su piattaforme girevoli non sia mai una buona idea.

A parte il piacere di veder apparire volti noti nei panni di cacciatori di taglie e di un ex che ancora spasima per Sadie, non accade nulla di particolarmente sorprendente. Ma Ghosted funziona proprio per il suo tono non impegnativo, per il fatto che non indugi mai sulla conta dei morti smorzando la violenza con un tono leggero e giocoso. Questo significa anche, però, che non si avverte mai la sensazione di un vero pericolo.

La musica in Ghosted

Grazie a un team di tre bravi montatori, e a un uso furbo della musica (My Sharona dei Knack in Pakistan? Certo, perché no?), il film offre un facile intrattenimento ben ritmato, con protagonisti di alto livello. Scorre via indolore, anche se probabilmente verrà dimenticato appena finito.

Come ha dimostrato in No Time to Die, de Armas è in grado di incarnare credibilmente, con sensualità e personalità, un’eroina da film d’azione, mentre Evans si diverte a giocare con la sua storia recente di Capitan America trasformandosi nella fanciulla da salvare. Ovviamente Cole troverà pian piano la forza per venire a capo delle situazioni più difficili, mentre Sadie saprà rimettere in discussione la priorità del lavoro sulle persone, arrivando ad apprezzare anche il romanticismo di lui. E diciamolo: chi non vorrebbe che quei due si mettessero insieme?