I’m Hip: un cortometraggio animato contro i pezzi grossi di Hollywood

Il cortometraggio di John Musker, ex allievo della Disney Animation, ironizza su coloro che soffrono di FOMO e presenta caricature di veterani dell'animazione e dirigenti degli Studios

Se siete fan dell’animazione, conoscete il nome di John Musker, i cui quattro decenni alla Disney hanno incluso la scrittura e la regia di classici come La sirenetta, Aladdin e Oceania. Da quando si è ritirato dallo studio nel 2018, ha portato avanti in modo indipendente l’idea di un cortometraggio scherzoso disegnato a mano, che ha popolato con le caricature di decine di persone della sua vita, tra cui colleghi animatori, compagni di corso alla CalArts e dirigenti degli studi Disney.

I’m Hip – candidato all’Oscar – è un grazioso filmato simile a un video musicale con un gatto che canta l’orecchiabile canzone del titolo, una registrazione degli anni Settanta di Dave Frishberg di un brano scritto con Bob Dorough. “La canzone è molto spiritosa e ho sempre pensato che sarebbe stata un cortometraggio divertente”, racconta il settantenne Musker.

“Ho l’abitudine di prendere in giro le persone”, spiega, e il suo cortometraggio “ironizza sulle persone che vogliono disperatamente essere all’avanguardia. Certamente Los Angeles è piena di questo tipo di individui. I più divertenti sono forse quelli di mezza età che non vogliono essere lasciati indietro”. Riguardo al gatto “cool” protagonista, dice: “Ho pensato che sarebbe stato divertente giocare con questo narratore ignaro che si mette in mezzo alla gente senza nemmeno rendersene conto”.

Tra l’attualità e gli anni Settanta

L’aspetto complessivo del cortometraggio disegnato a mano – che Musker ha diretto, scritto, prodotto, ideato, disegnato e animato – è stato fortemente influenzato dalle copertine illustrate degli album jazz degli anni Sessanta, come quelle di David Stone Martin. L’animatore non voleva che il cortometraggio, della durata di 4 minuti, sembrasse di un’altra epoca, quindi in alcuni casi si è trovato costretto a “barare”: per esempio, dando al gatto un cellulare e l’accesso a “Wik Wok”.

L’animazione, tra le altre cose, include cenni al co-creatore di Bugs Bunny Tex Avery, grazie all’impiego di grandi oggetti come un pianoforte e una cassaforte che cadono sul gatto. Per il ballo, Musker ha ripreso i riferimenti di Mark Ballas di Dancing with the stars, che ha coreografato le mosse dell’animale.

Una prima inquadratura larga presenta quella che Musker definisce una scena di strada “jazzistica”, mentre il gatto canta Makin’ the rounds, diggin’ the sounds. Se guardate attentamente, vedrete degli hipster-caricature di Taika Waititi e Lin-Manuel Miranda. Un testo, “Squares don’t seem to understand”, viene recitato in una giocosa sequenza sul tetto di una discoteca, durante la quale tre quadrati (squares, appunto) non divertiti – caricature dei capi della Disney di Musker, Michael Eisner, Jeffrey Katzenberg e Peter Schneider – finiscono per gettare il gatto dall’edificio.

I cameo di I’m Hip

I fan sfegatati dell’animazione e del cinema potrebbero riconoscere alcuni personaggi nel pubblico di un cinema d’essai, come i registi Henry Selick (Nightmare Before Christmas) e Brad Bird (Gli Incredibili) e il pubblicitario disneyano storico Howard Green tra i presenti in prima fila. Una scena in un parco, invece, raffigura un personaggio con le sembianze del partner di Musker, Ron Clements – che da tempo scrive e dirige -, della moglie di Clements e dei loro tre bassotti.

Tra i cameo sparsi nel film, anche il governatore dell’Academy Marlon West, il produttore de La Bella e la Bestia Don Hahn, la pianista jazz Judy Carmichael – tutti parte della troupe di I’m Hip – e persino un giovane Musker con la moglie Gale.

Un pescatore che tira fuori il gatto dal mare, per finire, è una caricatura del defunto Eric Larson, componente del gruppo di animatori leggendari conosciuti come ‘i nove vecchi della Disney’. “Mi ha insegnato ad animare e mi ha salvato quando le mie prime animazioni non erano ben accolte”, spiega Musker. “Il mio corto è dedicato a Eric, il mentore più dolce ed efficace che si possa chiedere”.

Traduzione di Pietro Cecioni