La brutta settimana di Bob Iger: storia di un CEO sull’orlo di una crisi di nervi

Rientrato alla Disney (dalla quale non era poi mai uscito) col suo secondo mandato, l'amministratore delegato ha dichiarato "irrealistiche" le richieste degli attori scioperanti. Una frase che ha scatenato non poche conseguenze

“Perché l’ha fatto?”. È la domanda che molti a Hollywood si sono fatti dopo la famigerata intervista di Bob Iger del 13 luglio alla CNBC nella bucolica Sun Valley. Come gli è venuto in mente di scegliere proprio quel momento e quel luogo per esprimere “delusione” per le richieste avanzate dai sindacati degli attori?

Non solo si trovava in un evento noto come “il campeggio dei miliardari”, ma appena il giorno prima la Disney aveva annunciato che il suo contratto sarebbe stato prolungato fino al 2026, facendo lievitare il valore netto dei suoi guadagni (690 milioni di dollari nel 2019, secondo Forbes) di svariati milioni.

Che i giornalisti gli avrebbero fatto una domanda sullo sciopero era qualcosa di ampiamente prevedibile. E facile da evitare, magari così: “Non voglio discutere di una disputa sindacale in corso, ma spero che si raggiunga un accordo equo al più presto, e che si torni a realizzare dell’intrattenimento di qualità”. O qualcosa del genere.

Invece Iger si è detto frustrato per il fatto che i sindacati, secondo lui, non si rendono conto dei problemi del settore. “Il livello delle loro aspettative non è realistico”, ha detto. “Stanno solo rendendo più complicato il momento che il settore sta affrontando. Sono eccessivi”.

Forse Iger credeva di poter recitare la parte dell’amato e autorevole pater familias che mette in punizione i sindacati. “Bob senza dubbio ha pensato bene a cosa dire e quando farlo”, dice un veterano della Disney. “Forse sentiva di doversi sfogare”. Ma anche questa persona deve ammettere che la location scelta per esternare non sia stata esattamente la migliore possibile.

Bob Iger vs. Fran Drescher

Pochi giorni dopo, Fran Drescher della SAG-AFTRA (il sindacato degli attori) ha ribattuto, usando un tipo di linguaggio denigratorio che Iger difficilmente si è sentito rivolgere prima. “Eccolo lì, con i suoi vestiti firmati, appena sceso dal jet privato diretto al campeggio dei miliardari, a dirci che noi non siamo realistici”, ha detto. “Come si fa a trattare con una persona del genere, così inopportuno? È un ignorante”.

In quel momento le acque erano già abbastanza agitate per Iger: in un’intervista alla CNBC aveva dovuto ammettere che la Disney si trova oggi ad affrontare sfide più grandi di quanto lui stesso avesse previsto, una volta tornato a ricoprire il ruolo di amministratore delegato a novembre. Dice un collaboratore di lunga data: “Non si è mai sentito così sotto stress”.

Prima ancora che Iger si sedesse davanti alle telecamere, si era scatenata una tempesta di articoli negativi mai vista prima. Il giorno in cui è stata annunciata l’estensione del suo contratto, del quale si sono pubblicamente congratulati i suoi amici miliardari, il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo che non solo evidenziava i problemi stringenti che la Disney deve affrontare, ma suggeriva minacciosamente che il “momento di grazia” di Iger con gli investitori fosse “evidentemente finito”.

A soli otto mesi dall’inizio del secondo mandato di Iger, Wall Street era già piuttosto impaziente. E poco dopo, ovvero il giorno successivo, ecco che il Journal torna con un nuovo articolo. Notando che l’amministratore delegato della Disney si sta “sforzando di spegnere un incendio dopo l’altro”, il pezzo affermava che Iger desse segretamente a Bob Chapek la colpa per alcuni dei problemi dell’azienda.

L’articolo fa risalire alcune delle maggiori difficoltà della Disney a “decisioni prese da Iger durante il suo primo mandato, dal 2005 all’inizio del 2020, tra cui l’acquisizione nel 2019 delle attività di Fox Entertainment e la sua decisione di entrare nella corsa agli armamenti dello streaming”. Lo status da eroe di Iger è stata messo in discussione da un giornale che ha letteralmente “Wall Street” nel suo nome.

Un futuro già segnato?

Ma non basta. L’articolo ha usato il termine “inopportuno” riferendosi a Iger quattro giorni prima che lo facesse anche Drescher. Secondo il giornale, Iger sarebbe stato criticato in alcuni ambienti per essersi presentato al Met Gala e a bordo campo alle partite dell’NBA, proprio mentre la Disney tagliava migliaia di posti di lavoro. Il giornalista ha persino colto un dettaglio in puro stile Maria Antonietta: Iger avrebbe mostrato a pochi intimi un modellino del suo nuovo yacht in cantiere, ancora più grande del precedente.

A nessuno piace questo tipo di copertura mediatica. E Iger, permaloso di carattere, è probabilmente l’ultima persona al mondo a gradirla. Una fonte che lo conosce bene ha definito i suoi commenti sui sindacati “arrabbiati e autocommiserativi”.

Iger ha costruito la forza della Disney soprattutto attraverso le acquisizioni: Pixar, Marvel, Lucasfilm e Fox (forse un azzardo). Ora ha dovuto mettere il cartello ‘vendesi (forse)’ su alcuni asset Disney, tra cui la ABC, il luogo che ha lanciato la sua carriera. Poi ha dovuto fare i salti mortali per spiegare alle persone che lavorano in quei settori che apprezza davvero il loro contributo (la CNN ha riferito del goffo tentativo di Iger di scusarsi durante una riunione il 18 luglio).

“Questi sono tempi difficili e molto sensibili”, dice un collaboratore di lunga data di Iger. “Ha appena licenziato 7.000 persone. Non è un uomo freddo, insensibile e crudele. È dura. È stato costretto da Nelson Peltz e Ike Perlmutter (azionisti dissidenti, ndr) a fare piazza pulita del personale. È stato invitato a tagliare i contenuti. Nessuna di queste cose è divertente”.

Pur riconoscendo i suoi ultimi passi falsi, questa persona sostiene che Iger non sia andato irrimediabilmente fuori strada. “Mai sottovalutare Bob Iger”, dice. “Potrebbe ancora fare una mossa a sorpresa. Bob è un maestro. C’è chi pensa che abbia perso colpi, e chi ancora crede che sia sei passi avanti a tutti”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga