Il Centro sperimentale ricomincia da tre: Venezia, Cagliari e Matera le prossime tappe

Molte le novità annunciate dal CSC nel panel "Patrimonio, formazione, futuro" che nel pomeriggio del 22 maggio, al 76esimo Festival di Cannes, ha tenuto banco all'Italian Pavillion. E per i cinefili una bella notizia: riaprirà il cinema Fiamma di Roma

Il Pnrr logora chi non ce l’ha. E per fortuna tra questi non c’è il Centro sperimentale di cinematografia (CSC).

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, al centro da mesi di dibattiti e polemiche politiche, mentre si trova con la rata attuale di 19 miliardi bloccata – e per giugno le previsioni sono ancora più nere – ha per fortuna già sortito effetti positivi per molte strutture virtuose.

A Cannes, all’Italian Pavillion nel cuore dell’Hotel Majestic, è il panel “Patrimonio, Formazione, Futuro” a far sì che il CSC possa raccontarsi in tutte le sue declinazioni future, che partono proprio dal Pnrr e dai 38 milioni di euro assegnati ai progetti ad esso legati. A dialogare tra loro c’erano la presidente della Fondazione CSC Marta Donzell, Savina Neirotti, direttrice di studi e responsabile del coordinamento delle sedi regionali del CSC nell’ambito della progettualità prevista dal Pnrr; Carlo Cresto-Dina, direttore del programma Out of the Box (citando i Monty Python “e ora qualcosa di completamente diverso”).

Centro Sperimentale di Cinematografia, riapre il Cinema Fiamma

La notizia che scalderà il cuore dei cinefili è quella dell’acquisto del cinema Fiamma a Roma: il restyling è stato al centro della riprogettazione della sala, che si dedicherà ovviamente al cinema d’autore e in particolare a quello “ritrovato”, alla cura e alla diffusione di capolavori del passato. I lavori stanno per cominciare, la volontà è quello di attrarre un pubblico giovane e motivato, che avrà a disposizione due sale, una da circa 190 posti e un’altra da 100, attrezzate per tutti i formati di proiezione, compresi, e sarà l’unico luogo a Roma a poterli mostrare, 35 e 16 millimetri. Tutto secondo gli standard d’eccellenza della Fiaf (Federazione internazionale degli archivi cinematografici). Sarà uno spazio polifunzionale per dibattiti e presentazioni, con schermi a Led per mostrare contenuti diversi che non siano solo quelli puramente cinematografici, una caffetteria, una mediateca e un corner della Biblioteca Chiarini. “Ci aspettiamo che i ragazzi della nostra scuola siano i primi partecipanti attivi della programmazione di questo cinema”, ha detto la presidente Donzelli, facendo capire come il progetto non sia un punto di arrivo nell’avvicinamento della celebre e storica struttura alle giovani generazioni, ma di partenza.

L’obiettivo è quello di renderlo un luogo in cui dialoghino passato e futuro, non dimenticando il cinema del presente, che sia la casa dell’arte audiovisiva più sperimentale ma anche, ad esempio, di tutti quegli esordi in cui rompere regole e schemi del mercato ed offrire a giovani autori una tenitura che possa valorizzarli, sul modello e sulla scia del progetto già avviato con il Quattro Fontane “che conta già 20 mila presenze”.

Una piattaforma di e-learning che sia interfaccia del Centro con il resto del mondo

Un altro ambiziosissimo progetto è quello della piattaforma di e-learning (il bando per la ricerca dei professionisti che formeranno gli utenti e gli studenti è partito a marzo scorso). Sarà destinata a studenti, al mondo della ricerca e della scuola, sarà un’interfaccia dove le anime del Centro si incontreranno, il luogo in cui formazione e valorizzazione del patrimonio della cineteca troveranno il loro compimento e realizzazione, a partire dagli usi didattici ovviamente. Un luogo di scoperta del patrimonio cinema, di educazione all’immagine, dove formare i bambini e i ragazzi all’analisi delle immagini e a vedere e “leggere” le storie in movimento. E soprattutto un luogo dove formare i formatori: insegnanti che non sono stati educati per questo avranno finalmente la possibilità di acquisire una nuova necessaria professionalità che finora spesso è stata affidata a passione individuale e non di rado a un dilettantismo volenteroso.
La piattaforma sarà infine anche una vetrina all’estero per il paese e non solo per il suo cinema. Una vetrina dell’Italian Way.

Anche in questo caso l’obiettivo è partire all’inizio del 2024, ma già la struttura della piattaforma, la sua estetica e alcuni materiali d’archivio ne stanno affollando le sezioni. E chi l’ha potuta consultare nella versione beta parla di “piccoli tesori” al suo interno.

Il Centro Sperimentale di Cinematografia ricomincia da tre (nuovi poli formativi)

In questo viaggio nel futuro, non poteva mancare la formazione sul campo, che punta sempre di più su una copertura del paese, anche geografica, il più completa possibile. Apriranno tre nuovi poli formativi, oltre a quelli già presenti: il CSC – sede Piemonte a Torino che ha il Corso di Animazione; il CSC – sede Lombardia a Milano, che ha il Corso di pubblicità e cinema d’impresa; la sede di Palermo che ospita il Corso di documentario e cinema del reale (la direzione artistica della sede è di Costanza Quatriglio e ora oltre al corso di regia si affiancheranno anche quelli di montaggio e produzione, rispettivamente curati da Desideria Rayner e Matteo Gherardini il primo e da Laura Romano e Marco Alessi il secondo); infine il Corso di reportage audiovisivo a L’Aquila, diretto da Francesca Mannocchi, che è già al lavoro su un percorso che prevede workshop, testimonianze di grandi inviati di guerra e firme del giornalismo internazionale. Tutti e quattro saranno equiparabili a una laurea triennale.

I tre poli nuovi saranno invece: a Venezia con il Csc Immersive Arts – aprirà in autunno negli spazi della Biennale College, l’annuncio ufficiale sarà dato alla Mostra del Cinema di Venezia, ma si sa già che sarà aperto a 18 allievi e si terrà nella splendida cornice di San Servolo, “sì, là dove stavano i matti, quindi perfetto per noi”, ha ribadito Neirotti con ironia e orgoglio – a Matera ci sarà un green hub (apertura prevista sempre nel 2024, in una villa Liberty a ridosso dei Sassi) che si occuperà di natura e impatto ambientale del settore con l’obiettivo di essere il punto di riferimento per renderlo sostenibile, e infine una sezione del CSC a Cagliari dedicata alla musica per film.

Out of the Box, e ora qualcosa di completamente diverso

OoTB: la sigla quasi aliena e criptica sta per Out of The Box, e l’Head of Program di questo splendido UFO sarà Carlo Cresto-Dina, uno dei produttori e uomini di cinema e inventori di nuove vie per la diffusione della settima arte (ricordate Feltrinelli Real Cinema? Ad oggi ancora la più bella collana dedicata al cinema in libreria) dall’immaginazione e visione più fertili del panorama italiano. “Quando Marta mi ha detto: ‘perché non pensi a una residenza estiva?’, ho risposto che non ne sapevo niente di formazione e che al massimo potevo immaginare un luogo di dialogo e pensiero. Tutto è partito dalla noia delle cene di gente di cinema, dovevo cercare qualcosa di diverso”. E allora eccola questa scuola di pensiero per l’immagine in movimento, che prevederà masterclass di esperti di materie anche (e forse soprattutto) lontanissime dall’audiovisivo. “Ho cominciato a scrivere con il mio team a personaggi che semplicemente stimavamo: botanici, neuroscienziati, musicisti, direttori di musei: ci hanno detto tutti sì. Ogni mattina terranno una lezione, con modalità avveniristiche, non nella solita situazione frontale insegnante-allievi, stiamo studiando nuove forme di interazione formativa”.

Uno dei quali sarà il “duello”: due degli invitati a confronto, sei domande dell’uno all’altro ciascuno per indagarsi e scoprirsi.

Un luogo di confronto e spiazzamento, che avrà la sua call il 7 giugno per la residenza che sarà dal 24 al 30 settembre. Con tanto di gita scolastica il venerdì: “porteremo la scolaresca a vedere un’opera sola: La tempesta di Giorgione”. Il responsabile di OoTB continua annunciando che ci saranno anche tre o quattro greenlighter, tre o quattro grandi capitani d’azienda che potrebbero dare la luce verde a progetti immaginati in quel contesto.

Come direbbero i Monty Python, “e ora qualcosa di completamente diverso”.