L’elenco degli ex-dipendenti, proprietari e fornitori di Twitter che hanno fatto causa alla piattaforma social e a Elon Musk si sta allungando, con quattro ex-dirigenti che hanno intentato una causa per ottenere più di 128 milioni di dollari di indennità non pagate.
I dirigenti, tra cui l’ex-amministratore delegato Para Agrawal e altri alti funzionari che hanno organizzato una causa contro Musk dopo che quest’ultimo aveva cercato di tirarsi indietro dall’accordo da 44 miliardi di dollari, sostengono, in una denuncia depositata lunedì 4 marzo presso un tribunale federale della California, di essere stati licenziati per grave negligenza o dolo nel tentativo di privarli dei benefit. Accusano Musk di nutrire una “particolare rabbia” nei loro confronti per averlo costretto a portare avanti l’acquisizione.
Si ritiene che la causa sia almeno la trentesima presentata contro X, precedentemente nota come Twitter, per il suo rifiuto di pagare. Dopo aver preso il timone, Musk ha proceduto a fare pulizia, estromettendo diversi dirigenti e circa la metà dei dipendenti. Diversi ex-dipendenti hanno fatto causa, sostenendo di non aver ricevuto la liquidazione al momento dell’uscita, e lo stesso hanno fatto i fornitori, per il mancato pagamento.
“Questa è la strategia di Musk: tenersi i soldi che deve agli altri e costringerli a fargli causa”, si legge nella denuncia di Agrawal, che cita come querelanti anche gli ex-dirigenti dell’azienda Ned Segal, Vijaya Gadde e Sean Edgett. “Anche in caso di sconfitta, Musk può imporre ritardi, fastidi e spese ad altre persone che non possono permetterseli”.
Secondo la denuncia, Musk ha escogitato un piano per privare i funzionari della liquidazione accelerando la chiusura dell’accordo e fabbricando finti licenziamenti per “giusta causa”, prima che gli interessati potessero dimettersi e riscuotere i loro benefit. Le lettere di licenziamento affermavano che erano stati licenziati per non aver collaborato con un’indagine governativa o interna, ma non identificavano rivendicazioni specifiche.
Ma, all’insaputa di Musk, i contratti dei dirigenti contenevano clausole standard sui licenziamenti per giusta causa che facevano scattare i loro diritti ai benefit, come si legge nella causa. Una di queste condizioni prevedeva che Twitter diventasse una società privata.
Secondo la denuncia, l’anno scorso l’azienda si è rifiutata di versare ai dirigenti la liquidazione. Gli è stato detto che erano stati licenziati per grave negligenza e dolo, principalmente per aver pagato bonus di mantenimento e commissioni legati ai risultati a una parte non identificata e censurata nella denuncia per “il loro lavoro di negoziazione, contenzioso e chiusura dell’acquisizione”.
Si tratta probabilmente di Wachtell Lipton Rosen & Katz, che ha rappresentato la società per costringere Musk a portare a termine l’acquisizione della piattaforma. L’anno scorso, Twitter ha citato in giudizio lo studio per aver presumibilmente approfittato di un cliente “lasciato senza protezione da fiduciari inetti che avevano perso la motivazione ad agire nell’interesse di Twitter in vista della sua imminente vendita”. L’azienda chiede un risarcimento da 90 milioni di dollari.
La denuncia contiene richieste di risarcimento per violazione dell’Employee Retirement Income Security Act (legge sulla sicurezza dei redditi da pensione dei dipendenti, ndr). I dirigenti sono rappresentati da Dave Anderson, che ha ricoperto il ruolo di procuratore capo del distretto settentrionale della California dal 2019 al 2021.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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