Con un vero e proprio mostro sacro dell’arte dei costumi di scena, il pluripremiato Massimo Cantini Parrini, ricominciano all’Istituto italiano di Cultura di Londra i Fashion Dialogues: una serie di conversazioni sul fashion curate dallo storico della moda Matteo Augello.
Cinque volte vincitore del David di Donatello per i suoi meravigliosi costumi di scena (nel 2016 con Tales of Tale di Matteo Garrone, nel 2017 con Indivisibili di Edoardo De Angelis, nel 2017 con Riccardo va all’inferno di Roberta Torre, nel 2020 con Pinocchio di Garrone e nel 2021 Miss Marx di Susanna Nicchiarelli.
Con Dogman vinse il European Film Awards, 2 volte candidato al Premio Oscar (nel 2021 per ‘Pinocchio’ di Garrone e nel 2022 per il ‘Cyrano’ di Joe Wright), Cantini Parrini ha inchiodato alla poltrona con la sua storia e le sue visioni i tantissimi avventori di Belgrave Square al primo appuntamento della rassegna.
“Ho iniziato ad appassionarmi di costumi da piccolo, nella stanza di mia nonna che faceva la sarta”, ha raccontato Cantini Parrini. “Passavoore ed ore a guardare affascinato le stoffe e colori sui manichini, toccandole e guardandole sentivo sensazioni e pulsioni bellissime”. Il grande costumista, ha raccontato anche di avere iniziato la propria collezione di abiti e costumi quando era ancora un ragazzo, con il primo acquisto, un abito Chanel trovato in un mercatino quando il “vintage” non era ancora di moda. “Ora ne ho più di 5000, e la passione per i costumi nel frattempo e’ diventata il mio mestiere”, ha aggiunto.
Cantini Parrini ha poi reso omaggio a Piero Tosi, il costumista Premio Oscar che lo scopri’, giovanissimo, al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Da li’ iniziò la sua carriera presso la sartoria Tirelli di Roma, come assistente costumista e con questa qualifica è accreditato il suo esordio nel cinema, accanto alla costumista altro premio Oscar Gabriella Pescucci. “Sono orgoglioso – ha dichiarato – di essermi formato in una sartoria teatrale. Oggi lavoro per il cinema, ma sono io a servirmi del cinema, non viceversa”.
(ANSA)
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