Piccioli e il mondo della moda per Vogue Forces of Fashion: “Il consenso? Non si insegue: si suscita”

All'evento, organizzato dalla rivista Vogue, hanno partecipato anche Maria Grazia Chiuri, Silvia Venturini Fendi, Sabato De Sarno e Concita De Gregorio, in dialogo con il direttore creativo della maison Valentino: "Si può raccontare la democrazia attraverso l'alta moda"

“La bellezza sta nell’unicità. La ripetizione è la condizione dell’iconicità”, spiega Pier Paolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, a un pubblico attento e numeroso. La riflessione l’ha innescata sua figlia Stella, e sarà uno dei temi toccati dalla conversazione con Concita De Gregorio, direttrice di The Hollywood Reporter Roma, durante Vogue Forces of Fashion, l’evento – per la prima volta a Roma – viene organizzato ogni anno dalla rivista Vogue per raccontare la moda dal suo interno. Una giornata di incontri, panel e conversazioni con i maggiori esponenti del settore, tenutasi nel complesso dell’ex mattatoio, nei due padiglioni adibiti a laboratori e conferenze.

La giornata di sabato 21 ottobre si apre alle 11 con un incontro tra Maria Grazia Chiuri (direttrice creativa della maison Dior), la giornalista Silvia Schirinzi e Silvia Venturini Fendi (direttrice creativa di Fendi), impegnate in un dibattito sul concetto di fashion come unione (“Dal Salento all’India, paese in cui i sarti sono perlopiù uomini, il ricamo è in grado di connettere varie culture e supportare un dialogo tra di loro” spiega Chiuri), e sul ruolo delle donne nell’alta moda italiana. “L’abbigliamento femminile è ancora troppo spesso in mano agli uomini eppure, in qualsiasi studio creativo, le donne sono la maggioranza. È la narrazione che va cambiata: lo stilista finora è stato l’unico portavoce di una Maison, ma è importante far capire a chiunque che dietro c’è un team a cui dare spazio” argomenta Fendi davanti ad una platea di studenti e appassionati.

È poi il turno di Sabato De Sarno, nuovo direttore creativo di Gucci, che ha raccontato il suo ingresso nella maison d’alta moda (“Lavorare per Valentino mi ha formato e mi ha dato la possibilità di avere una visione più globale della moda”), il suo futuro (“Nessun piano B, questa è l’unica cosa che so fare: spero di innamorarmi della moda ogni giorno della mia vita”) e le sue idee sul marchio: “Vestirmi, per me, era un modo per farmi vedere. Immagino Gucci come un posto in cui tutti possano riconoscersi, in cui si sentano sé stessi “.

A chiudere la giornata, una speciale live performance, “Les enfants terribles”: un’esperienza immersiva dalla direzione creativa di Achille Lauro, Nick Cerioni e Mirta, realizzata dai futuri designer delle scuole di moda associate a Piattaforma Sistema Formativo Moda ETS.

The Power of Image

Pierpaolo Piccioli e Concita De Gregorio - Vogue Forces of Fashion

Pierpaolo Piccioli e Concita De Gregorio

L’ex mattatoio accoglie anche The Power of Image, una conversazione tra Concita De Gregorio e Pier Paolo Piccioli sul potere intrinseco dell’immagine. Un concetto all’apparenza astratto e dai confini labili, ma ben chiaro nella visione del direttore creativo di Valentino. Ne è un esempio la collezione PP Pink, intesa come una possibilità inedita di sperimentare i colori e di “dare al rosa una percezione nuova, che non sia solo femminilità, ma anche potere”.

Il pink come colore unico e sufficiente a trasmettere la profondità dell’idea. “La monocromia dà la misura dell’intensità delle cose. Quando sfogliamo un libro di fotografie in bianco e nero, dopo la terza o quarta pagina ci abituiamo, e smettiamo di cercare il colore degli occhi o dei cappotti. Ci soffermiamo piuttosto sulle rughe, sull’espressività del volto”, spiega Piccioli.

La moda come veicolo per trasmettere concetti, punti di vista, immagini, che arriva al cuore senza bisogno di didascalie, senza spiegazioni. “Considero un lavoro riuscito nel momento in cui forma e sostanza coincidono”, precisa il direttore creativo di Valentino.

L’idea, per il designer, è quella di una nuova libertà, la stessa che pure ritorna nel “terzo colore”: l’unione di tre elementi messi insieme a formarne uno solo, che sembri nuovo ma non lo è. “Non si possono creare dei colori nuovi. Si può però accostarli in maniera inedita, dandogli una forma originale”. Perché la moda sa anche essere raffigurazione di un universo non realistico, imperfetto come quello reale. A tal proposito, aggiunge Piccioli, “spesso ci limitiamo nel raccontare il mondo che viviamo. La moda è in grado di crearne una versione migliore”. Ed è lì che “l’arte diventa politica”, suggerisce De Gregorio.

Lo spiega lo stesso Piccioli, raccontando di aver sentito la mancanza di luoghi “portatori di uguaglianza” dove poter esercitare  la propria arte. Ecco allora Valentino, una delle case di haute couture più esclusive al mondo, dare vita a passerelle inedite, nelle università e negli ospedali – luoghi democratici per eccellenza – ma anche in location singolari come il Castello di Chantilly, che a luglio ha ospitato una sfilata della maison aperta da Kaia Gerber – inaspettatamente in jeans e camicia, la mise più classica di sempre. “Raccontare la democrazia attraverso l’alta moda, in un castello, può essere più forte che farlo per strada”.

Tanti passi mossi verso una direzione ben precisa, quella di “risignificare un marchio noto” come quello di Valentino. “Da brand che esprime il lifestyle, voglio che diventi un marchio che racconti la community”.

In questo senso va anche la mostra fotografica di Piccioli al Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, che espone i ritratti di venti donne, fra cui quello di De Gregorio. Donne fotografate in monocolore, quel rosa “potente”, colte nella loro umanità: “Senza paura degli sguardi sessualizzati della società a cui siamo abituati”. La moda come messaggio di unione e resilienza, di una libertà che va cercata ogni giorno, ma in maniera concreta. “Il consenso non si insegue, non si cerca. Si suscita”.