Gli insegnanti, il panettiere, il fruttivendolo, il macellaio, il fioraio, il pescivendolo e tutti quei lavoratori che quotidianamente fanno dei sacrifici enormi per tirare avanti. Sono loro i protagonisti scelti da Alex Britti nel suo videoclip Supereroi, per la regia di Francesco Coppola, in anteprima esclusiva su THR Roma. Un brano coinvolgente dal sound blues con contaminazioni urban e con un testo che celebra tutti quei mestieri fatti con dedizione e passione ma che spesso non hanno il giusto riconoscimento sociale ed economico.
Supereroi parla di sacrificio e di tenacia. Una canzone dedicata a tutte quelle persone che provano a sopravvivere quotidianamente con un lavoro precario e sotto retribuito, come gli insegnanti e gli educatori. Alex Britti nel brano si rivolge anche alle mamme e ai papà single alle prese con gli incastri delle proprie infinite giornate, ai sognatori che sperano sempre in un futuro migliore, a tutte le persone comuni che sono i veri supereroi della società: “giriamo nel traffico e facciamo miracoli, ci chiamano santi, ci chiamano eroi ma i salti mortali chi meglio di noi ” canta Alex Britti reduce da un’intensa estate di concerti in tutta la penisola grazie all’Alex Britti Live 2023
Quando ha scritto questo pezzo?
Durante il lockdown. Proprio perché pensavo al dramma della pandemia che stavamo vivendo. Parlo proprio dei due mesi nei quali siamo stati tutti isolati. Al disagio di stare per due mesi chiusi in casa e a come e cosa sarebbe stato dopo. Avevo capito che sarebbe stato qualcosa di importante, di terribile e che sarebbero nati un sacco di nuovi e veri supereroi. Ho pensato ad un amico che aveva aperto una sala prove pochi mesi prima, un altro amico un forno. Come avrebbero affrontato le spese dell’avviamento dell’azienda? I musicisti, gli attori, i tecnici, le persone della sicurezza, come avrebbero fatto a pagare la retta della scuola dei figli se non si poteva lavorare? Infatti tante persone sono state costrette a reinventarsi per tirare avanti, improvvisarsi in mestieri diversi, fare azioni non comuni, tirare fuori energia anche quando sai di non averne più. Ho immaginato questi come i veri supereroi.
Ancora oggi?
I supereroi sono quelli che hanno a che fare con la quotidianità. Quelli che si devono organizzare, che devono incrociare duemila orari, duemila incastri. Quelli che devono andare al lavoro, se ce l’hanno, perché durante la pandemia un sacco di gente ha perso il lavoro e si è dovuta reinventare. Il Covid ha creato uno spartiacque, il prima e dopo Covid, un nuovo avanti Cristo e dopo Cristo, c’è stata proprio una differenza fondamentale. Se poi hai un figlio è ancora più complicato, perché devi mascherare, devi far finta di nulla. Nel mio piccolo sono anch’io un supereroe. Perché devi far combaciare gli impegni, il lavoro, con la gestione di un bambino, portarlo a scuola, a nuoto, a fare le cose, organizzarti sempre, eccetera. Certo il mio lavoro è sempre diverso tutti i giorni, soprattutto quando stai in tour, posti diversi, arriva, ritorna, incrocia, se non riesci devi metterti d’accordo con i nonni, la babysitter, è comunque difficile.
È stata dura la vita degli artisti durante la pandemia.
L’artista rappresenta una piramide di persone che lavorano. In cima c’è l’artista, ma sotto non è che guadagni le stesse cifre, non hai le stesse cose, gli stessi privilegi. Il settore della musica, il settore dell’arte in generale, degli spettacoli, gli attori, è stato colpito duramente durante il Covid. Magari l’attore famoso anche se non lavora è comunque strutturato, resiste diciamo. Ma non ci sono soltanto gli artisti famosi, ci sono attori, musicisti, o lavori legati al mondo dello spettacolo, che hanno un guadagno normale, e dal momento che non lavori più, perché sei bloccato, è un problema reale. Da noi c’è stato lo zero totale per tanto tempo e che ha ancora si porta dietro degli strascichi. Te ne accorgi da quanti strumenti usati sono stati messi in vendita negli ultimi anni, che prima non c’erano.
Hanno cambiato mestiere? Si sono dovuti reinventare?
Alcuni sì. Se vai sui siti online di compravendita di strumenti, sono raddoppiate le vendite dell’usato: chitarre, amplificatori, sax, basso. I chitarristi hanno quasi tutti strumenti che usano ma anche un po’ di chitarre che comprano per il gusto di averle. Inoltre fare il chitarrista non nasce come lavoro, nasce come passione, e se sei fortunato la fai diventare anche il tuo lavoro principale. E sono le chitarre in più che durante la pandemia sono state messe in vendita: perché tu magari non guadagni, ma bisogna continuare a portare tuo figlio a nuoto, comprare libri di scuola, pagare le bollette. Quindi ne ho visti davvero tanti di supereroi.
Molti suoi colleghi durante il lockdown hanno avuto un blocco creativo. A lei non è successo?
Io ho continuato a scrivere. Le cose che stanno uscendo adesso le ho scritte tutte proprio durante il lockdown o subito dopo. Anche il disco strumentale che ho fatto l’ho programmato, arrangiato e prodotto durante quel periodo lì. Io sono sempre stato uno pragmatico e tendenzialmente ottimista. Quindi visto che dovevo stare per forza chiuso in casa ho preso il buono che c’era. Di solito sto sempre in giro e mi lamento perché sto sempre troppo fuori. Non ho tempo per studiare, per leggere, per scrivere, per informarmi. Quindi durante la pandemia ho pensato: “Vista la sfiga che non puoi lavorare, non puoi stare in giro e sei costretto a stare a casa, quindi studiamo, leggiamo e scriviamo”. Ho cercato di sfruttare la situazione invece che subirla.
Di chi è stata l’idea del video?
Per il video ho lasciato carta bianca completamente a Francesco Coppola, il regista, perché mi è piaciuto subito, non tanto l’idea,
quanto il modo di pensarla. Quando ci ho parlato, fin dalla prima volta, mi ha dato subito dei riferimenti giusti, importanti su come vedeva lui il video. Quindi ho capito che eravamo sintonizzati. Quindi ho detto ok, stop, basta. Non voglio sapere niente. Mi piace come ragioni, mi piace come lavori, vai. Fai tu il video e io non ti dico niente.
Ha solo recitato quindi?
Ho semplicemente fatto l’attore. Sono stato chiamato quando è servito. Arrivavo sul set, facevo qualsiasi cosa servisse e non ho mai messo bocca. I registi non vanno disturbati… io lo so, perché quando lavoro non mi piace essere disturbato, non mi piace che qualcuno venga da me e mi dica “fai questo e fai quello”. Quindi cerco di fare lo stesso anche con chi lavora per me. Quando percepisco, quando capto, quando sento puzza da artista non voglio rovinare il lavoro altrui e lascio fare.
Il sogno di qualsiasi regista.
Dipende… ogni tanto sono rompiscatole anche io, ma non in questo caso.
Che cosa ha fatto durante queste riprese?
Ho fatto una delle cose che mi viene meglio: assolutamente niente. Sono fortissimo in quello, uno dei più bravi in Europa. Ho girato alcune scene in cui prendo la metro e vado in giro per Roma. Un sacco di curiosi che ci guardavano strano.
La fermavano? Le chiedevano di fare selfie?
Sì certo! Aspetti un attimo, finisci la scena, ti metti lì, fai dieci selfie, succede mica niente, non muore nessuno.
Da bambino chi era il suo supereroe?
Il primo supereroe è stato Stevie Ray Vaughan. In seguito quello che vedevo da ragazzino, che aveva il mantello e volava da un palazzo all’altro, per me era Jimi Hendrix, mica Superman.
La parola al regista Francesco Coppola
Come vi siete conosciuti con Alex Britti?
Il mio primo incontro con Alex Britti è stato a 17 anni. È stato il mio primo concerto in assoluto al Teatro Augusteo di Napoli, regalatomi dalla mia fidanzatina del liceo perché sapeva che ero un suo fan.
Professionalmente invece?
Mi ha contattato Angelo, il suo manager, su Instagram. Una roba poco poetica, ma abbastanza quotidiana in questo momento. Sono stato segnalato dall’ ufficio stampa perché avevo già lavorato con altri loro artisti. Ho chiesto prima di ascoltare il brano. So che erano stati contattati contemporaneamente anche altri registi, una specie di contest (ride).
Che cosa ha pensato quando ha ascoltato il brano?
Quel giorno sono successe alcune cose strane. Dopo che mi ha contattato Angelo, il pomeriggio sono andato a fare la spesa dal mio fruttivendolo di fiducia e alla radio passavano La vasca e ho iniziato a ridere pensando alla coincidenza. Facendo la spesa nel mio quartiere ho avuto la prima suggestione per il video. E prima ancora di ascoltarla ho pensato che i Supereroi di cui parlava la canzone potevano essere il fioraio, il salumiere, il panettiere. Li conosco tutti, li saluto, mi fermo sempre a fare una chiacchiera con lo perché amo la vita di quartiere, e ho pensato che poteva essere davvero una bella dedica a queste persone che sono normali ma che quotidianamente affrontano delle sfide enormi.
Non ha tutti i torti…
Quando ho ricevuto il brano e ho letto il testo della canzone ho mandato lo script dopo soli 20 minuti, perché in maniera un po’ preveggente avevo buttato giù la mia idea di video con i bottegai del quartiere protagonisti e con la presenza di Alex tra questi lavoratori.
Alex Britti ha sposato subito la sua idea?
Con Alex abbiamo un pò aggiustato il tiro, aggiungendo un papà e altri mestieri che quotidianamente fanno enormi sacrifici, come gli insegnanti che hanno tra le mani l’educazione, ora più che mai in questo momento storico, in cui appunto un ragazzo vede un futuro nero. Per lui era importante dare molto più spazio, più visibilità a loro. Abbiamo cucito insieme il tutto. È rimasto inoltre colpito dalla regia, dalla fotografia e da alcune inquadrature di alcuni miei precedenti lavori che gli avevo mandato.
Quali video ha mandato come references?
Sorriso – Milano Dateo di Calcutta e Come va? di Margherita Vicario. Alex si è innamorato di questo stile, mi ha detto che era secondo lui giusto questo assetto, questa grammatica e questa attitudine di affrontare il tema nello stesso modo.
Dove avete girato?
In diversi punti di Roma. Al mercato rionale Franco Sacchetti che si trova al Tufello, dove mi hanno proprio aperto le porte e ci hanno accolto a braccia aperte, tutti super disponibili e poi al liceo artistico li vicino dove c’è un indirizzo di cinema e audiovisivo, altra coincidenza. Infine nella fermata Piramide della metropolitana.
Britti alla fine si vede solo in metro.
Alex ha voluto lasciare spazio appunto ai Supereroi, ha voluto giocare di sottrazione della sua immagine. È presente solamente in metro ma con varie coperture.
È successo qualcosa di particolare durante le riprese?
Le riprese a scuola per me sono state una giornata stupenda. Mi si è avvicinata Martina, una delle allieve del quinto anno dell’indirizzo cinema, che mi ha visto con la telecamera, lo zoom e tutto il resto e mi ha chiesto se poteva assistermi perché sogna di fare un giorno la regista. Io non solo l’ho fatta provare ma le ho anche assicurato che avrei montato l’inquadratura che avrebbe girato lei.
Cosa le piacerebbe suscitare con questo videoclip?
Vorrei che aprisse gli occhi su quello che abbiamo realmente di fronte a noi quotidianamente, non sui cellulari, non sui social network, perché le persone eroiche ce le abbiamo tutti i giorni davanti a noi. Persone che sopravvivono lavorando sodo e che hanno la loro importante funzione sociale da portare avanti.
Guarda il video Supereroi in anteprima
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