Il 7 maggio, molte celebrità d’élite e di serie A si sono recate al Metropolitan Museum of Art di New York per l’annuale Met Gala, la stravaganza della moda e l’evento sul tappeto rosso (quest’anno, verde e bianco) più importante dell’anno. La copertura online dello sfarzoso evento ha sempre una grande attenzione mediatica, con i fan che si soffermano sui dettagli di ogni abito.
Sempre quest’anno, decine di manifestanti pro-Palestina sono stati arrestati a un isolato di distanza mentre marciavano verso l’evento. Per coloro che osservano da vicino la guerra in corso tra Israele e Hamas e la straziante devastazione di Gaza – con un bilancio di 35.000 morti (molti dei quali donne e bambini) – l’evento del Met è stata la miccia che ha portato a lanciare online il movimento #Blockout2024, che sta guadagnando sempre più terreno.
Molte celebrità hanno usato le loro piattaforme per esprimere simpatia per i palestinesi, condannare la campagna di Israele a Gaza o chiedere un cessate il fuoco nel conflitto che è ormai giunto all’ottavo mese. Molti hanno scelto di rimanere in silenzio sulla questione. Il movimento #Blockout2024 è essenzialmente un gruppo di “falchi” di celebrità che valutano le azioni e le parole dei personaggi famosi e valutano se il loro esporsi su Gaza sia adeguato o insufficiente. Se non hanno detto nulla o non abbastanza, il movimento invita i sostenitori di Gaza a bloccare la celebrità sui social media.
Cos’è e come nasce il movimento Blockout 2024?
Ben presto, gli account Blockout 2024 sono apparsi sia su TikTok che su Instagram. I post degli account elencano le principali celebrità che ritengono debbano essere bloccate per il loro silenzio o i loro commenti sull’invasione di Gaza, oltre ad alcune delle aziende di proprietà delle celebrità prese di mira e un elenco di celebrità considerate sioniste e che l’account ha inserito nella lista di blocco.
what is #blockout2024 movement?! and why should you participate in it?
(via 2024blockout) pic.twitter.com/kNEEcKUG3A— jude 🍉 (@literarycore) May 9, 2024
I personaggi di spicco, tra cui Taylor Swift, Beyoncé, Selena Gomez, Justin e Hailey Bieber e altri ancora, sono stati inseriti nella Blockout List iniziale, mentre Zendaya, Nicki Minaj, Lil Nas X e altri partecipanti al Met Gala sono stati considerati “privi di tono” dall’account Blockout 2024.
La metodologia di decisione non è chiara e, a volte, il dibattito è acceso: Billie Eilish ha fatto abbastanza indossando un bottone a favore del cessate il fuoco agli Oscar? Dovrebbero tutti smettere di seguire il popolarissimo Instagram di Kim Kardashian dopo che è stata sentita dire “Liberi tutti” a un manifestante che gridava “Palestina libera”? (secondo quanto riferito, Kardashian ha continuato dicendo: “Sono solidale con il popolo di Israele e con quello della Palestina. Sono solidale con tutti. Tutto ciò che vogliamo è che tutti si sentano sicuri e liberi”).
La reazione delle celebrità
Dato che il movimento ha meno di una settimana di vita, poche celebrità hanno pubblicato reazioni o riflessioni. La sua efficacia e il fatto che possa ostacolare i guadagni di chi è famoso sono ancora da vedere. Ma l’idea è stata pesantemente criticata online e definita “inutile” e “ipocrita”. Lizzo, intanto, ha pubblicato un video di ringraziamento agli attivisti e ha spiegato il motivo del suo silenzio sul conflitto negli ultimi nove mesi.
“Voglio solo prendermi un secondo per ringraziare personalmente tutti gli attivisti che hanno lavorato instancabilmente per aiutare la liberazione e la libertà delle persone che sono state uccise in tutto il mondo, in particolare in Palestina, Sudan e Congo”, ha detto la cantante vincitrice di un Grammy ai suoi follower su Instagram. Lizzo ha poi parlato del periodo buio in cui si è trovata emotivamente, ma ha aggiunto che è stato l’attivismo che ha visto a motivarla a “rialzare il culo e tornare a essere quella che sono”.
Il tempismo con cui Lizzo ha condiviso questa accorata spiegazione del suo mancato sostegno all’attivismo pro-Palestina e di come ora si stia buttando a capofitto nel movimento è stato definito da alcuni online come conveniente per il nascente movimento. Lo stesso vale per l’influencer Chris Olsen, il cui aggiornamento sulle notizie sulla Palestina e i lanci di donazioni sono stati anch’essi criticati.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma