David Tennant, Ncuti Gatwa e Russell T. Davies. Basterebbe questo trittico per far capire come mai il nuovo Doctor Who era, è e sarà tanto atteso, compresi i quattro episodi speciali per i suoi sessant’anni. Anzi, soprattutto grazie ai quattro episodi speciali per i suoi sessant’anni.
In occasione dell’anniversario arrivano su Disney +, nuova casa streaming per il viaggiatore che una casa fissa in Italia non ce l’ha avuta mai, le puntate che hanno salutato vecchi amici, ne hanno conosciuti di nuovi e fanno ben sperare per la primavera 2024, quando del Gatwa conosciuto con Sex Education e Barbie potremmo conoscere affondo tutta la sua dottorescenza.
L’entusiasmo, però, è già tangibile con mano. Merito di puntate che lo spirito di Doctor Who lo hanno colto a pieno, ma anche dei piani alti, più alti dei sovrani di Gallifrey, che hanno avuto l’idea di richiamare due delle figure essenziali dello show: Tennant, il decimo e più amato tra i dottori, e Davis, tra i suoi showrunner di punta. Pronti entrambi a fare da trampolino per il lancio di un attore che è già tutto da amare. Sono stati furbi, i piani alti. E i fan ringraziano.
Doctor Who, chi si rivede
Prima di tutto c’è stata la scelta intelligente di seguire la scia delle trasformazioni “importanti” come avvenuto con la versione del Dottore-Donna (attenzione, non quella del personaggio Donna Noble) e così di dimostrare di avere ogni volta una certa attinenza alla realtà di cui sta parlando, a cui sta parlando e in cui sta parlando.
La decisione di prendere Jodie Whittaker, tredicesimo dottore, era stata dettata dalla volontà di apportare un cambiamento significativo alla figura del Dottore, che fosse specchio dei tempi e dimostrasse che poteva essere scelta una donna per diventare protagonista di una serie che in quel ruolo aveva avuto esclusivamente interpretazioni maschili.
Per Ncuti Gatwa il motivo del cambiamento potrebbe essere generazionale. E queer. Molto queer. Decisamente queer. Non inseguire una moda, bensì l’esempio di come Doctor Who vuole continuare a inquadrare il momento in cui ci troviamo. E considerando che il Dottore è sempre due passi avanti rispetto agli altri, è un bene che la serie sappia mantenere il suo ritmo.
Lo ha fatto, dicevamo, con Whittaker, dopo aver sondato il terreno col passaggio del villain da The Master a Missy, anche per cercare di rendere la metamorfosi del Dottore più indolore possibile per i fan tradizionalisti (e/o sessisti?) dello show.
E lo fa ora per modernizzare ancor di più la sua natura. Che poi, in fondo, il Dottore e le persone/creature che ha avuto attorno sono sempre state apertamente queer, lo sappiamo bene. Ma che si scelga di farne un tratto distintivo del quindicesimo protagonista è di per sé una piccola rivoluzione.
Doctor Who, più queer che mai
L’intenzione è chiara fin dal principio degli speciali: al binarismo citato stagioni addietro da Donna Noble, si contrappone una figlia non binary che nel suo non sapere inizialmente come definirsi capisce che può essere semplicemente tutto e tutto insieme. Il “Bi”, doppio, che è anche nella bi-generazione del Dottore. Una cosa rara, il distaccamento di una parte di Dottore per crearne uno del tutto nuovo, intonso. Non dando più l’addio a un volto a cui spettatori e compagni si sono affezionati, lasciando l’opportunità a David Tennant di stare ancora un po’ con noi.
Un azzardo? No, il risultato è il Dottore più stiloso che Doctor Who abbia avuto fino ad ora – farfallino compreso, spiace per l’undicesimo. Vedere Ncuta Gatwa in azione svecchia ciò che poteva essersi eventualmente arenato in una serie che, comunque, si porta bene i suoi venerandi anni, che ha l’accortezza di voler saper parlare ancora del mondo in cui abitiamo e che, proprio come la pelle dell’alieno a due cuori, sa come modificarsi e adattarsi.
Sorprendente che proprio Gatwa faccia parte dei due show che, più di tutti, hanno voluto inglobare, capire e spiegare le mutazioni di oggi e affidare un simile compito ai giovani. In Sex Education, il personaggio dell’attore, Eric, diventa simbolo di un’identità queer forte e pronunciata, che assume anche un percorso di accettazione e ricerca spirituale più profonda di quanto ci si sarebbe potuti immaginare. Compreso anche di rispetto e indagine delle proprie origini, ruandesi per Gatwa. E ci si aspetta che in Doctor Who ciò riesca ad accentuare ancor più l’abbracciare il prossimo e accoglierlo nella sua unicità, come lo show ha sempre fatto.
Il tutto agendo con grinta, frizzantezza, un tocco di affascinante impertinenza. È volutamente sexy il Dottore di Ncuta Gatwa. Il più intraprendente e smaliziato. Canta anche divinamente, come la sua compagna, Ruby Sunday. Baffo prominente e kilt con cui stendere tutti sulla dancefloor (immagine già iconica) il quindicesimo dottore racchiude un’eredità del passato per proiettarsi come il Dottore del futuro.
Un futuro già presente, sia chiaro. E non sarà nemmeno un caso che proprio il suo, di Dottore, dovrà scoprire perché e per come è stato adottato.
Intanto ti prendiamo noi sotto la nostra ala. Anzi, facci mettere sotto la tua, meglio ancora dentro al Tardis, così da poter volare e ballare insieme.
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