Mentre Colman Domingo gareggiava agli Oscar 2024 per il ruolo di Bayard Rustin nel biopic Netflix sull’attivista per i diritti civili, noto sostenitore dell’antiviolenza, al suo fianco nel film c’era Aml Ameen, già visto nella serie-fenomeno I May Destroy You, stavolta nel ruolo del leader e suo amico di una vita Martin Luther King.
Il politico e pastore protestante, faro nella notte per il movimento per i diritti civili degli afroamericani, è una presenza laterale nell’opera diretta da George C. Wolfe, su sceneggiatura di Julian Breece e Dustin Lance Black. Mentre torna centrale per la serie antologica Genius: MLK/X, quarta stagione del progetto di stampo storico/artistico di National Geographic, che dopo la mente di Albert Einstein, l’estro di Pablo Picasso e la voce di Aretha Franklin lo mette al fianco di un altro corpo politico fondamentale del novecento.
Genius: MLK/X, figure dentro e fuori la storia
Da una parte c’è dunque il dottor King, interpretato da Kelvin Harrison Jr. (Il processo ai Chicago 7, Chevalier), mentre dall’altra troviamo la sua nemesi, il Malcolm X di Aaron Pierre (Old, Foe). Due uomini con lo stesso obiettivo, ma maniere opposte per raggiungerlo. Rappresentati solo una volta al cinema con biopic a loro dedicati: l’omonimo Malcolm X di Spike Lee (1992) e il Selma del 2014 di Ava DuVernay.
MLK/X li mette a paragone nelle loro distanze, dall’integralismo del leader islamico all’ammirazione del suo doppio per il Mahatma Gandhi, con l’obiettivo di dimostrare quanto la storia, con entrambi, sia finita per fare lo stesso. Prima, infatti, li ha uccisi, chi per mano di un attentato organizzato dalla setta militante Nation of Islam, chi per un colpo di fucile nel suo hotel di Memphis. E ha poi contribuito a renderli fulcro di un lascito politico e sociale, che viene scoperchiato con la serie di National Geographic, svelando gli uomini dietro la memoria collettiva del XX secolo.
Due interpreti che hanno ricreato uno scontro/incontro di visioni e ideali, diviso in otto episodi e in arrivo dal 13 marzo su Disney+. Anche col supporto delle donne che sono state sempre loro accanto (Coretta Scott King, moglie del pastore, e Betty Shabazz, coniuge di Malcom X), per restituirne la natura umana prima che politica. Accorgendosi che, comunque, sarà per sempre complesso separare del tutto l’icona dalla persona, cercando con Genius di restituirne almeno uno spettro quanto più caleidoscopico possibile.
Intervista a Kelvin Harrison Jr. e di Aaron Pierre
Nella prima puntata viene ricostruito il momento dell’unico incontro tra Malcolm X e Martin Luther King. Era il 26 marzo 1964, nel Campidoglio di Washington DC. C’è uno scatto che ferma un istante diventato storia. Come è stato rimetterlo in scena?
Aaron Pierre: Era il nostro primo giorno di riprese. Con Kelvin ne abbiamo parlato molte volte e ci siamo confrontati su cosa vuol dire condividere la grandezza di un simile progetto, oltre a cosa volesse dire ricreare quella specifica sequenza che ha rappresentato un momento rimasto impresso e famoso a livello globale. Abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca, ma alla fine, ciò che ci ha guidato per la scena e per tutto Genius: MLK/X, è stata l’umanità dei due uomini. Ed è la connessione che hanno avuto che abbiamo voluto riportare nella sequenza.
C’è qualcosa che avete imparato di cui non eravate a conoscenza su queste figure storiche prima di Genius: MLK/X?
Kelvin Harrison Jr.: So che sembra una risposta poco seria, ma ho scoperto che Martin Luther King era fan di Star Trek.
A.P.: Se vogliamo rimanere nello stesso territorio, allora posso dire di aver scoperto che Malcolm era un appassionato di gelato. E penso che siano queste le cose belle che mettono in luce la loro umanità. Vedere individui considerati eroi, icone, leggende, perché questo sono, che avevano però un lato umano spesso rimasto inesplorato. Speriamo che la serie sia uno spaccato sulla loro natura più intima.
A tal proposito, abbiamo spesso visto Martin Luther King e Malcolm X ritratti sotto un aspetto autoriale. L’obiettivo di Genius è sempre stato far conoscere al grande pubblico i suoi protagonisti. Quanto è importante avvicinare più spettatori possibili a delle icone storiche e culturali?
K.H.J.: È fantastico. La cosa davvero interessante è che lo show viene rilasciato su Disney+ e la funzione streaming permette di poterlo vedere ovunque, sulla televisione, dal telefono, sul computer, stando a casa tua, nel tuo salotto. E la serie parla proprio di persone che vivono nei loro salotti, che passano il tempo a tavola o nelle cucine a parlare con amici e familiari. Ciò permette non solo di guardare a delle icone, ma di poterci entrare in relazione. Puoi osservare i personaggi sullo schermo, poi uscire dalla stanza e entrare tu stesso in azione. Spero che le prossime generazioni, compresa quella attuale, riescano a percepire la carica della serie che invita ad agire: per se stessi, per i propri diritti, per la propria comunità. E sarebbe bello che la fiducia nelle proprie capacità arrivi proprio grazie all’aver visto lo show.
A proposito di agire. Siete preoccupati per le prossime elezioni?
K.H.J.: C’è sempre della preoccupazione. Dipende da dove ti trovi, da quale parte della barricata ti collochi, quali sono le tue convinzioni personali. Il bello della democrazia è avere l’opportunità di possedere una propria opinione. Detto questo, non ho le qualifiche per poter sapere dove deve andare l’America. Posso avere delle convinzioni personali al riguardo, ma ciò che non metterei mai in dubbio è la potenza di questo paese. E che le comunità e l’amore prevarranno sempre su qualsiasi tipo di odio. Tutto ciò che bisogna fare è semplicemente mantenere la rotta.
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