Strange Planet – Uno strano mondo, la recensione: leggerezza cosmica e confortevole

La serie di Nathan W. Pyle e Dan Harmon affronta le gioie, le tragedie e le assurdità dell'esistenza quotidiana attraverso racconti delicatamente comici ambientati su un pianeta di esseri umanoidi blu

Se non conoscete i fumetti di Strange planet – Uno strano mondo di Nathan W. Pyle, di solito si svolgono in questo modo: due alieni senza nome con la testa a palloncino parlano brevemente di qualsiasi cosa stiano facendo. Le attività in sé sono di solito banali: fare un’escursione, fare uno spuntino, accarezzare un gatto. Ciò che è strano è il modo in cui ne parlano, con una franchezza che gran parte del linguaggio e della cultura umana sono stati progettati per evitare.

“Abbiamo delle cose, ma le abbiamo nascoste”, annuncia una coppia agli ospiti che entrano nella loro casa appena pulita. “Ora sentiti completamente impotente”, dice un dentista a un paziente reclinato. L’abbronzatura è un “danno stellare”, un bacio è una “spinta in bocca”, il tè è un “liquido di foglie caldo”.

Le strisce più intelligenti trasformano il banale in alieno e, a volte, attingono alle paure più grandi che stanno alla base di tutti questi inganni e distrazioni: “La vita sarà piena di sensazioni spiacevoli”, rimprovera dolcemente un genitore a un bambino che si rifiuta di mangiare le sue “foglie” (l’insalata, ndr).

In qualunque impresa si lancino, lo fanno in genere entro i confini di una tavola con quattro pannelli, ideale per strappare una risata a chi scorre i social media o sfoglia un libro da regalare. Il nuovo adattamento per Apple TV+ allunga e trasforma queste brevi situazioni comiche in episodi di mezz’ora e, se da un lato si perde poco nella transizione, dall’altro non si guadagna molto.

Da fumetto a serie

La serie animata, creata da Pyle e Dan Harmon, è molto fedele allo spirito del materiale di partenza, con il suo tono bonario e le sue battute sulla stranezza della vita. Ogni puntata si apre con la voce fuori campo di Tunde Adebimpe che racconta esperienze ordinarie, per dare vita a trame che si sviluppano in gran parte lungo percorsi familiari ad altre forme umane di intrattenimento: drammi tra colleghi, litigi tra amici adolescenti.

Alcuni episodi si avventurano nelle stranezze specifiche di questo mondo, come quella che vede due personaggi avventurarsi in un vuoto vasto, misterioso e pieno di gemme ai margini della città; in queste ci si identifica meno, ma sono anche meno prevedibili.

Il mondo è dipinto in toni pastello, con esseri azzurri, ombre rosa fragola e fondali resi in morbide sfumature di lavanda e verde acqua. L’estetica fa eco allo stato d’animo: caldo, gentile, toccato dall’ansia esistenziale ma fondamentalmente speranzoso. Strange Planet – Uno strano mondo è abbastanza delicato per i bambini, ma in realtà sembra un programma infantile per adulti, nello stesso modo in cui certi termini del gergo dei Millennial sono un linguaggio da bambini per adulti. Questa può essere una cosa molto bella, a seconda dei gusti, dell’umore e della tolleranza per la terminologia leziosa. Ciò significa anche che Strange Planet non è la destinazione per conversazioni più complesse e spinose.

La trama

Strange Planet dei protagonisti, si tratta di un gruppo di esseri che orbitano intorno a Careful Now, un ristorante orgogliosamente mediocre appollaiato sul bordo di un precipizio. A dirigere il locale è una manager ambiziosa (doppiato da una tenera Hannah Einbinder) che si prende una cotta ricambiata per un timido cliente abituale (Danny Pudi).

La manager è aiutata, se così si può dire, dall’eccentrica proprietaria (Lori Tan Chinn) che sogna nuovi ed elaborati piani per attirare i clienti e dalla nuova assunta (Demi Adejuyigbe), più entusiasta che esperta. Ma Strange Planet è altrettanto felice di avventurarsi in angoli di Beingsburg che non abbiamo mai visto prima, o di mettere in luce personaggi unici non collegati tra loro, come una venticinquenne (Charlotte Nicdao) che sta attraversando una crisi di un quarto di età, in uno dei capitoli più toccanti della stagione.

È una scelta intelligente quella di mantenere la serie fedele e concentrata sulle tematiche cardine del materiale di partenza: le assurdità universali, le gioie e i dolori dell’essere umano, non le stranezze di individui specifici. E in effetti, ciò che funziona nella serie è spesso ciò che funzionava nei fumetti. “Invece di affrontare direttamente i sentimenti, li eviti dando la colpa alle posizioni mutevoli delle lune”, dice uno scettico alla persona con cui sta uscendo, che cita l’imminente eclissi come motivo per cui non riesce a impegnarsi in una relazione seria. Che si creda o meno nell’astrologia, è proprio il tipo di intuizione arguta e pungente sulla psicologia umana che ha reso Strange Planet così amato fin dall’inizio.

Evviva la filosofia spicciola

La filosofia spicciola che si addice a un fumetto che si legge in pochi secondi sembra un po’ debole in una serie completa. Strange Planet è preoccupata dalla mortalità, tanto che persino un “terremoto adolescenziale degli arti” (il ballo scolastico, ndr) culmina in un discorso su come “tutti noi moriremo un giorno, quindi è ora di vivere”.

Allo stesso tempo, però, passa pochissimo tempo ad affrontare i sentimenti veramente brutti o ingombranti che potrebbero derivare dalla consapevolezza che la morte potrebbe incombere dietro ogni angolo, o dalla paura che la vita abbia senso solo nella misura in cui siamo in grado di trovare un significato in essa. Laddove show come Bojack Horseman o lo stesso Rick & Morty di Harmon trovavano profondità grazie alla volontà di immergersi nel fango episodio dopo episodio e stagione dopo stagione, Strange Planet si limita a conflitti ordinati che si risolvono facilmente in mezz’ora con un abbraccio sincero o una parola di saggezza.

Poco profonda, ma confortevole

Sebbene la sua leggerezza renda la serie facile da guardare tutta d’un fiato, non sarebbe da guardarla tutta in una volta per lo stesso motivo per cui non sarebbe consigliabile di mangiare un’intera torta di compleanno in una volta sola: è semplicemente troppo zucchero per essere digerito tutto insieme.

Allo stesso tempo, cosa sarebbe la vita senza un dolce da gustare di tanto in tanto? Strange Planet potrebbe essere troppo monocorde per affrontare appieno la disperazione esistenziale che invoca così facilmente; eppure, in una di quelle stranezze della nostra specie che lo show si diverte a prendere in giro, la sua stessa semplicità può essere un conforto. Il fumetto è decollato perché univa disegni adorabili, osservazioni acute e un senso dell’umorismo giocoso per far sentire il nostro mondo più accogliente e meraviglioso, un pezzetto alla volta. Se è vero che la serie non offre molto di più, a volte può sembrare sufficiente.

Traduzione di Nadia Cazzaniga