The Morning Show, la recensione: addio Covid, benvenuti miliardari alla Elon Musk

Accanto a Jennifer Aniston, Reese Witherspoon e Billy Crudup arriva anche Jon Hamm. Lo show, dal 13 settembre su Apple TV+, si concentra sul futuro dell’UBA, minacciata dall'arrivo delle piattaforme streaming

La terza stagione di The Morning Show, serie originale di Apple TV+ vincitrice di un Emmy, funziona – e lo fa meglio delle precedenti. Non si poteva fare certo peggio della seconda, il cui tema principale era la pandemia di Covid, con relativo soggiorno e riabilitazione in Italia del personaggio di Mitch Kessler, interpretato da Steve Carell. Ma in fondo lo show è rimasto pressoché identico. Il punto è che The Morning Show sarebbe anche una serie intelligente, ma ha un problema: continua a porsi domande stupide.

La serie ricomincia dal punto in cui è finita la seconda stagione, nel 2022. Troviamo Alex (Jennifer Aniston) e Bradley (Reese Witherspoon) in una posizione professionale stabile. Almeno in apparenza, tutto sembra andare bene all’UBA. Ma no – spoiler – non va tutto bene all’UBA.

L’amministratore delegato Cory Ellison (Billy Crudup) teme che l’azienda abbia un problema di “leva finanziaria”, una “emorragia di capitali”, o qualche altro intoppo di natura economica spiegato con un gergo tecnico incomprensibile. La crisi che la società deve affrontare è fondamentalmente l’introduzione della piattaforma streaming UBA+, annunciata in diretta per il rotto della cuffia da Alex nel discorso su Covid e cancel culture che chiuse la scorsa stagione. Ma solo per il rotto della cuffia, appunto.

La soluzione di Cory è quella di vendere l’azienda a Paul Marks (Jon Hamm), un miliardario appassionato di spazio e ossessionato dagli NDA. Un mix fra Elon Musk, Jeff Bezos e qualcun altro. Venderà? Sarà fusione? Un’acquisizione ostile? L’importante è rimanere sintonizzati.

The Morning Show, benvenuto Jon Hamm

Una parte importante di questa nuova partnership vedrà Alex al fianco di Paul per un lancio nello spazio suborbitale. La donna ha molti dubbi sul suo futuro, non ritenendosi abbastanza apprezzata all’UBA. E tuttavia, a guardare il suo enorme appartamento al centro e il suo stile di vita, è abbastanza difficile immedesimarsi nel disagio della cronista.

Jon Hamm nella terza stagione di The Morning Show

Jon Hamm nella terza stagione di The Morning Show

Molti punti chiave della nuova stagione coinvolgono le donne dell’UBA e il fatto che si sentano poco apprezzate. Stella (Greta Lee) è stanca di essere trattata con condiscendenza da Cory. Mia (Karen Pittman) è stufa di essere risucchiata dal lavoro, tanto da dormire in ufficio. E la nuova arrivata Christine (Nicole Beharie), ex atleta olimpica finita accanto a Yanko (Nestor Carbonell) alla scrivania del Morning Show, diventa la cassa di risonanza delle tematiche razziali più scottanti.

Quando però lo show si erge a difensore delle questioni femminili – soprattutto nel caso delle donne nere – mettendo in scena la scarsa considerazione e i maltrattamenti subiti dalle donne sul posto di lavoro, non si rende conto di fare esattamente lo stesso. Soprattutto con le attrici nere.

Certo, Witherspoon e Aniston sono le protagoniste dello show ed entrambe hanno un ruolo fortemente drammatico, ma sono cristallizzate negli stereotipi che lo stesso The Morning Show non nega. Il personaggio di Bradley continua a prendere decisioni inspiegabilmente sbagliate, mentre Alex – così come la sua collega – non smette di finire a letto con persone personalmente e professionalmente non adatte a lei.

Tra diritto e cancel culture

Il vero filo conduttore della stagione è guidato da Cory e Paul, due antieroi bianchi e maschi che fanno le solite cose degli antieroi bianchi e maschi, senza bisogno di dialoghi scoppiettanti o di dimostrare una qualche abilità negli affari. Crudup resta la parte dello show più convincente, anche se gli sceneggiatori continuano a non capire se metterlo tra i buoni o tra i cattivi.

Se Billy Crudup interpreta Cory come un robot programmato per essere un magnate dei media, Hamm fa lo stesso: è un robot programmato per essere un miliardario. È così freddo e preciso che non si capisce perché qualcuno dovrebbe fidarsi di lui. Ma Hamm è convincente nella sua gravità. E poi bisogna dirlo: quando Hamm e Aniston entrano in collisione, si sente tutto il fascino e la chimica della buona, vecchia Hollywood.

Ciò che ci spinge a guardare The Morning Show, a parte scommettere su quali co-protagonisti iperqualificati verranno sprecati stavolta (Tig Notaro si aggiudica la corona in questa stagione), è il suo spendersi in grandi conversazioni sulle grandi conversazioni, le stesse che le persone vere facevano un anno fa: dalla cancel culture al ribaltamento della sentenza Roe v. Wade fino ai problemi dei media contemporanei.

Guardare un episodio di The Morning Show è come passare un’ora in un forum di Reddit, solo con gente più carina.