Mulligan, la recensione: la serie animata Netflix per adulti di Tina Fey è un fallimento

Robert Carlock e Sam Means mettono in scena in chiave comica il racconto di un gruppo di sopravvissuti a un attacco alieno che cerca di ricostruire la società umana evitando gli errori del passato

Se non altro, il titolo, Mulligan (termine sportivo che indica una seconda possibilità, ndr), ne sminuisce le premesse. La commedia animata Netflix non parla di una seconda opportunità qualsiasi, ma probabilmente della seconda opportunità per eccellenza: la possibilità di ricostruire la società, ma in modo migliore, sulla scia di un attacco alieno che ha apparentemente spazzato via tutta l’umanità, oltre a un migliaio di anime nell’area metropolitana di Washington D.C..

La realtà, tuttavia, è che la tabula rasa non esiste. Il mondo può essere cambiato, ma le persone fondamentalmente no. Per questo motivo, la maggior parte dei dieci episodi di mezz’ora si svolgono osservando l’umanità che torna a inciampare nelle stesse cattive abitudini che l’hanno condannata in primis. Ma una cosa è che i personaggi si ritirino nei vecchi schemi. Un’altra è che lo faccia una serie. La grande delusione di Mulligan, creata da Sam Means e Robert Carlock (Unbreakable Kimmy Schmidt), è che tutto ciò sembra essere già stato fatto, meglio, altrove.

La serie inizia dalla fine del mondo, con la Terra già attaccata da un esercito di alieni verdi simili a insetti provenienti dal pianeta Cardi-B. (non come la rapper, insistono gli extraterrestri: “È una coincidenza!”). Ma proprio quando tutto sembra perduto, Matty Mulligan (Nat Faxon), un giocatore di baseball di Boston, ferma l’attacco con un lancio di granata ben mirato. Accolto come un eroe, viene subito nominato nuovo presidente degli Stati Uniti e circondato da una stretta cerchia di consiglieri.

Il più importante è il senatore Cartwright LaMarr (Dana Carvey), un tipo alla Mitch McConnell che vede in Matty l’opportunità di imporsi come Dick Cheney e Dubya. Ma ci sono anche la scienziata della DARPA Farrah (Tina Fey), il dottorando in storia della Georgetown Simon (Sam Richardson) e l’ex Miss America Lucy (Chrissy Teigen), che diventa la First Lady di Matty. Questi tre vedono nell’apocalisse l’opportunità di correggere gli errori del passato, ma per riuscirci dovranno superare sia la stupidità di Matty, che è al livello di Idiocracy, sia i subdoli intrallazzi di LaMarr. Oltre ai loro stessi timori.

Mulligan, una serie che cade in vecchi stereotipi

C’è del potenziale narrativo nel modo in cui Mulligan sovverte la fantasia di bruciare tutto per ricominciare da capo, come rappresentato in tanti editoriali disperati o serie post-apocalittiche. LaMarr, un reazionario che ben prima dell’attacco alieno si è opposto a nozioni nuove come “i Jefferson, le dottoresse e i telefoni che ti permettono di premere un pulsante per parlare in spagnolo”, è forse l’unico personaggio esplicitamente conservatore, ma non è l’unico a non riuscire a dimenticare il mondo che è stato.

Il detto dice che chi dimentica la propria storia è destinato a ripeterla. Ma in Mulligan anche Simon, il nerd della serie, trova solo nuovi modi per farsi bullizzare dagli atleti o per attaccare bottone con le donne. Nonostante la popolazione sopravvissuta sia composta per due terzi da donne (gli uomini, ci dicono, sono morti nella battaglia aliena o in incidenti con moto d’acqua e fuochi d’artificio).

Alcuni degli echi del passato sono anche piuttosto intelligenti. Con la rete elettrica fuori uso e le istituzioni giornalistiche tradizionali demolite, il ciclo di notizie diventa un ciclo di notizie letterale: ovvero un ragazzo in bicicletta che urla aggiornamenti ai suoi concittadini. Nel corso della stagione, tuttavia, quello che era iniziato come un modesto atto di servizio alla comunità si trasforma in infotainment, culminando in un reality show in diretta in stile Bachelor dove una folla si riunisce per guardare una donna scegliere tra due pretendenti in tempo reale. È più ironico, ma è comunque divertente vedere quanto velocemente le buone intenzioni possano andare a rotoli.

Laddove gli altri show di Carlock e Means, tra cui 30 Rock, Great News e Girls5eva, si spingevano oltre i soliti stereotipi per trasformare i loro personaggi in strambi unici e specifici, Mulligan ricade in stanchi stereotipi. Mentre questi altri show deliziavano i fan con la densità delle loro battute, Mulligan riesce a strappare due risate decenti a episodio e solo occasionalmente inserisce dettagli divertenti.

Citazioni e brevi lampi di umorismo

Anche i suoi riferimenti alla cultura pop sono stranamente stantii. Non c’è nulla di sbagliato nel fare riferimento a Hitch, The Handmaid’s Tale o Batman v Superman: Dawn of Justice, ed è assolutamente normale che Matty faccia ancora Borat nel 2023. Ma quando l’esempio di una performance canora di una celebrità che fa cilecca è il video Fight Song della DNC del 2016 e non quello di Imagine di Gal Gadot, Mulligan sembra una sceneggiatura che ha preso polvere su uno scaffale negli ultimi sette anni.

La serie migliora un po’ nel corso della stagione, soprattutto quando si abbandona a trame più sciocche come una caccia alle uova andata mostruosamente male. Axatrax (Phil LaMarr), il generale alieno tenuto in ostaggio sulla Terra, è solitamente in grado di suscitare qualche risata, sia che stia tramando furiosamente la sua fuga sia che cerchi di confondersi tra la popolazione con una maschera di Bill Clinton.

Una sottotrama che riguarda l’assistente robotico di Farrah, TOD-209 (Kevin Michael Richardson), che cerca di ricordare la sua precedente vita da uomo, è in realtà solo una rivisitazione di RoboCop, ma viene utilizzata in modo efficace come contrappunto alla tendenza molto umana degli esseri umani a pensare solo a se stessi. Sebbene Simon non sia un’interpretazione particolarmente entusiasmante dell’archetipo del geek, Sam Richardson continua a dimostrare di saper ricavare l’oro della commedia da una pagliuzza poco ispirata.

Tuttavia, questi lampi di umorismo o di lieve intuizione arrivano troppo raramente per salvare nel suo complesso Mulligan. È possibile immaginare che questo show torni con una nuova stagione dal ritmo più serrato, battute più brillanti e personaggi più memorabili. Ma se c’è una cosa che la serie ci mostra è che le seconde possibilità non sono sempre tutte rose e fiori. Il mondo sarà sempre da salvare. Ma non tutte le serie tv.