Becoming Karl Lagerfeld: l’enigmatico Kaiser della moda allo specchio. Attraverso l’amore e l’ambizione

Daniel Brühl è lo stilista tedesco nella serie Disney+ che ne ricostruisce l'ascesa tramite la storica rivalità con Yves Saint Laurent, l'incontro con Marlene Dietrich e Paloma Picasso e, naturalmente, la tormentata storia con Jacques de Bascher. In streaming dal 7 giugno

È la primavera del 1972 a Parigi, un paio di stivali rossi cattura l’attenzione di Jacques de Bascher (Théodore Pellerin), giovane dandy destinato a diventare un simbolo della capitale francese in quegli anni. A indossarli, ballando solitario nel buio al neon di un club, è Karl Lagerfeld, con il volto di Daniel Brühl. È l’inizio di una lunga e tormentata storia d’amore, la linea scelta per costruire Becoming Karl Lagerfeld.

La serie francese originale di Disney+, tratta dal libro Kaiser Karl di Raphaëlle Bacqué, arriva in streaming il 7 giugno e racconta l’uomo prima del mito. Sceglie il decennio fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, quando lo stilista tedesco aveva chiuso l’esperienza con Dior e, molto prima di entrare in Chanel, affermò il suo nome passando dal prêt-à-porter alla direzione artistica di Chloé.

Intorno, si sviluppa il profilo di una città (Parigi) e di un ambiente (l’alta moda) che non fa solo da sfondo, ma diventa una storia nella storia e sfiora anche personalità del calibro di Marlene Dietrich (Sunnyi Melles), Paloma Picasso (Jeanne Damas) e naturalmente anche l’amico-rivale di Lagerfeld, Yves Saint Laurent (Arnaud Valois).

Un mistero chiamato Karl

La scelta del nuovo titolo per l’uscita italiana è evidente, Becoming Karl Lagerfeld è la creazione di un personaggio, ormai iconico. L’uomo, tuttavia, dietro la maschera ha un’identità precisa, già matura e inscalfibile, solo che avvolta nel mistero.

Di Karl Lagerfeld non si conosce esattamente né la data di nascita né il motivo per cui lasciò la Germania insieme alla madre Elizabeth (interpretata da Lisa Kreuzer). Su di lui aleggiava l’ombra di connessioni familiari con il nazismo, in parte affrontate dalla serie. Nella serie di Jérôme Salle, l’origine tedesca di Lagerfeld è il primo, e forse più meschino, motivo di isolamento nell’ambiente dell’alta moda: non solo per questioni politiche ma per il “cattivo gusto” che gli viene rimproverato, per la tendenza alla solitudine e per il rifiuto della fisicità parigina. Anche se quest’ultimo punto è più verosimilmente riconducibile alla sua dichiarata asessualità e non a stereotipi di nazionalità.

Una scena di Becoming Karl Lagerfeld

Una scena di Becoming Karl Lagerfeld. Courtesy of Disney+

Di Karl Lagerfeld si ricordano i capelli incipriati e raccolti in una coda bassa, le sue spille, i suoi guanti, gli occhiali scuri e i suoi bianchi e neri dal taglio pulito, austero, tedesco appunto. La serie Disney+ prova a spiegare che non fu sempre così. Prima di quella coda, prima di quella bicromia, c’è sempre stato un uomo dalle diverse sfumature. Ambizioso e camaleontico, istrionico e geniale, razionale ma anche molto crudele, nel privato.

Un domatore “senza frusta”

“Quell’uomo è una belva e tu non hai la frusta”, così Lisa Kreuzer nei panni della madre di Lagerfeld si rivolge al figlio, in tedesco, la prima volta che incontra Jacques de Bascher. Poco più che un ragazzino, il dandy parigino e la sua natura indomabile, affamata di vita e di sesso, è l’idea da cui partono i sei episodi di Becoming Karl Lagerfeld.

Proprio perché opposto a de Bascher, il Lagerfeld di Brühl sublima in lui tutti i desideri che non è in grado di esprimere, né con il corpo né a parole. Quel giovane uomo, che non sarà mai amante ma per sempre suo compagno, è la scintilla che, almeno nella narrazione Disney+, accende l’ambizione di Lagerfeld, portandolo fuori dal guscio del “mercenario del prêt-à-porter” in cui si era nascosto, dopo quello che lo stilista considerava il suo fallimento in Dior.

È nella diversità estrema fra i due uomini, tuttavia, che nella serie emerge anche lo squilibrio di poteri nella loro relazione e i lati manipolatori di entrambi, portando spesso la trama a occuparsi della loro dinamica sentimentale, compreso il doloroso triangolo con Yves Saint Laurent, prima ancora che delle conquiste di Lagerfeld nella moda.

Daniel Brühl e Théodore Pellerin in Becoming Karl Lagerfeld

Daniel Brühl e Théodore Pellerin in Becoming Karl Lagerfeld. Courtesy of Disney+

Una serie su un doppio binario

Gli abiti, in altre parole, non sono il fulcro di Becoming Karl Lagerfeld, sono uno splendido diversivo, così come le scenografie e la curatissima e onnipresente colonna sonora, da Janis Joplin a Nina Simone. D’altra parte lo afferma proprio il protagonista all’inizio, che l’alta moda non ha nulla a che vedere con i vestiti e i corpi delle donne. È una sfida fra creativi, fra chi per primo e meglio riesce a dare una definizione dei tempi. Dello Zeitgeist, dice Brühl in tedesco, per l’esattezza.

Il doppio binario su cui viaggia Becoming Karl Lagerfeld – la storia d’amore e tutto ciò che vi ruota intorno – è quel che distingue anche la regia dei sei episodi. Il produttore esecutivo della serie Jérôme Salle dirige infatti il primo, il secondo e il sesto episodio, che sono anche gli episodi stilisticamente più marcati, in cui l’atmosfera degli anni raccontati (1972, 1973 e 1981) è ricostruita con un effetto quasi vintage anche in alcune scelte di ripresa (grandangoli, costumi, colori). Gli episodi centrali, più focalizzati sulla crisi sentimentale, sono invece diretti dalla creatrice della serie Audrey Estrougo e hanno uno stile più moderno, più asciutto, più intimo, rivolto all’interno dei personaggi più che all’esterno.

A unirli è sempre l’interpretazione impeccabile di Daniel Brühl.

Non c’è Lagerfeld senza Brühl

Qualcuno lo ricorda per Goodbye, Lenin!, qualcuno per Bastardi senza gloria, altri ancora forse l’hanno riscoperto con Niente di nuovo sul fronte occidentale, ma Daniel Brühl, tedesco nato a Barcellona, non ha mai smesso di stupire in ogni ruolo interpretato. In Becoming Karl Lagerfeld dà ulteriore prova del suo talento non solo perché riesce a restare credibile recitando quasi sempre in francese, ma perché riesce a ricreare l’enigma che è stato Karl Lagerfeld.

Daniel Brühl in Becoming Karl Lagerfeld

Daniel Brühl in Becoming Karl Lagerfeld. Courtesy of Disney+

Nel suo volto si legge rabbia, dolore, paura, amore, gelosia, brama, gioia, tristezza. A volte tutto nello stesso momento. Brühl riesce a creare la complessità di un uomo che non vuole essere compreso e che solo raramente lascia trapelare i suoi veri sentimenti sotto la maschera che porta. Momenti brevi di rivelazione che, solo con uno sguardo o una leggera espressione, l’attore crea e trasmette, facendo di questo suo Lagerfeld un personaggio difficile da dimenticare. Così ambiguo da suscitare pietà e ammirazione, biasimo e immedesimazione.

Una sfinge che continua a esercitare un fascino contraddittorio e che, chi sa, potrebbe tornare in una nuova stagione, dato che questa si conclude prima dei due più grandi eventi della vita del couturier: l’ingresso in Chanel e la morte di Jacques.