Fabbricante di lacrime. Un miscuglio confuso di cliché a metà strada tra Oliver Twist e Twilight

Il fenomeno editoriale da mezzo milione di copie di Erin Doom arriva su Netflix. Tanto atteso, il film è meno peggio del libro, la regia e la scenografia fanno la loro parte e anche il cast. Non sono stati però eliminati gli stereotipi dell'originale, tra povere orfanelle, lupi e agnelli con retrogusto fantasy

Che cosa hanno in comune Oliver Twist e Twilight? Niente. E di sicuro non avrebbero mai pensato, loro, gli autori, di finire collegati – se non altro Charles Dickens, che non sa nemmeno dell’esistenza di Stephenie Meyer, tanto quanto quest’ultima, per cui magari l’accostamento potrebbe essere motivo di vanto – eppure è così che si riesce a descrivere Fabbricante di lacrime: una miscela confusa tra lo stereotipo della povera orfanella e quello della relazione amorosa tra il lupo e l’agnello, qui una “falena” (anno domini 2023: il rapporto è tossico) con un vago ricordo di fantasy. In effetti, il sentore sta solo nel titolo e in una leggenda accennata.

Il film, disponibile su Netflix dal 4 aprile, è tratto dall’omonimo libro di Erin Doom edito da Salani. Un fenomeno editoriale da mezzo milione di copie che lo ha reso il più venduto d’Italia nel 2022, complice soprattutto la viralità di reazioni e recensioni su TikTok. Con numeri da assoluto best-seller, l’adattamento cinematografico era assicurato. E a dire il vero Fabbricante di lacrime versione film, scritto da Eleonora Fiorini e Alessandro Genovesi, che ne è anche il regista, è meno peggio del romanzo. Soprattutto per regia e fotografia che possono competere con teen drama di tutto rispetto, un po’ alla Riverdale, e per una scenografia suggestiva che ricorda Mercoledì, con un’ambientazione a tinte fredde quasi gotiche.

Nel cast, accanto ai protagonisti Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni (Biondo), anche Nicky Passarella e Alessandro Bedetti. Giovani attori italiani che fanno del loro meglio per contrastare gli stereotipi che gli sono stati affibbiati, dando vita a delle interpretazioni comunque riuscite.

Il problema è a monte: il bully romance non è un affare per tutti. Padre indiscusso è uno del calibro di Ludovico Ariosto. Ma poi ognuno a suo modo – e finalmente ognuna – da Stephenie Meyer a Penelope Douglas, ha modificato e attualizzato il genere tra guilty pleasure e tentativi di esorcizzare metodi superati di corteggiamento. Erin Doom no.

Fabbricante di lacrime

Commento breve Miscuglio confuso tra Oliver Twist e Twilight
Data di uscita: 04/04/2024
Cast: Caterina Ferioli, Simone Baldasseroni, Nicky Passarella, Alessandro Bedetti
Regista: Alessandro Genovesi
Sceneggiatori: Eleonora Fiorini, Alessandro Genovesi
Durata: 1 ora e 45 minuti
Fabbricante di lacrime

Simone Baldasseroni – Loris T. Zambelli / Netflix

La trama di Fabbricante di lacrime

Il film narra la storia di Nica (Caterina Ferioli), una ragazza che ha vissuto gran parte della sua vita nell’orfanotrofio “Grave” dopo essere rimasta orfana all’età di soli cinque anni. Fin da piccola, Nica ha sognato di essere adottata e di trovare una famiglia che potesse regalarle una nuova vita.

Da subito, viene presentato il Fabbricante di Lacrime, leggenda raccontata ai bambini dell’orfanotrofio per spaventarli. Si dice che questo individuo crei lacrime di “rabbia, disperazione, dolore e angoscia” per un mondo popolato da persone senza sentimenti. Per Nica, però, il Fabbricante di Lacrime ha sempre avuto un volto, quello di Rigel (Simone Baldasseroni), un orfano inquieto e misterioso. A differenza di Nica, Rigel è cresciuto nell’orfanotrofio dopo essere stato abbandonato quando era un neonato.

A diciassette anni per Nica giunge il momento di lasciarsi alle spalle l’istituto perché il suo sogno più grande sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno avviato le pratiche per l’adozione. Insieme a lei però i due accolgono anche Rigel, l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Da qui inizia il complesso intreccio di eventi e relazioni che caratterizza la trama.

Fabbricante di lacrime

Caterina Ferioli – Loris T. Zambelli / Netflix

Fabbricante di lacrime, i personaggi

L’esercito di fan appassionati di Nica e Rigel si aspettava questo film proprio così com’è. Per renderlo digeribile a chi non avesse apprezzato il romanzo si poteva iniziare per esempio cambiando il punto di vista, critica più gettonata nonché condivisibile già fatta all’autrice. Invece nel film siamo costretti a immedesimarci, di nuovo, in lei, la tipica ragazzina casta e pura, amante della natura, detentrice di un amore incondizionato verso il prossimo.

Tutto questo nonostante, o a causa, degli abusi subiti da Nica e dagli altri bambini dell’orfanotrofio. Le torture e le vessazioni psicologiche sono liquidate in modo confuso, se non che alla fine, forse per senso di colpa, si lascia minimo spazio a un processo in cui sul banco degli imputati c’è la tremenda tutrice. La quale ha sempre protetto Rigel dalle violenze che riservava senza remore a tutti. I motivi restano ignoti. Sia del comportamento cattivo della tutrice sia del perché Rigel fosse trattato in modo speciale.

Rigel è anche lui uno stereotipo vivente, opposto alla sua bella. Un bad boy in possesso di tutti gli estremi per una denuncia per stalking che riesce a farsi adottare grazie a un talento straordinario nel suonare il pianoforte. Bellissimo e con l’addome scolpito (infatti sta sempre a torso nudo, anche quando ha la febbre a 40), la sua unica preoccupazione è la sorellastra. Lui la salva da una macchina che sta per investirla il primo giorno di scuola (sì, abbiamo visto la stessa scena nel cortile della scuola di Twilight) e anche da uno stupro a opera del terzo ragazzino del triangolo amoroso, che non poteva che essere un altro abusante.

Fabbricante di lacrime

Simone Baldasseroni – Loris T. Zambelli / Netflix

Fabbricanti di stereotipi e cliché

È bene chiarire che ormai non fa più né ridere né tenerezza un bambino che per mostrare interesse fa i dispetti a una bambina. Semplicemente non è sano. Lungi demonizzare i bambini ma neanche giustificare alle bambine questi comportamenti con l’ovvio “gli piaci” (dispiace dirlo, ma La verità è che non gli piaci abbastanza ha le sue colpe).

Dunque tutto quello che dovrebbe essere romantico qui è banale e anzi celebra intimidazioni e violenze. Va bene la ritrosia dell’ideale cavalleresco di cui sopra ma nemmeno la più gentile delle donzelle potrebbe innamorarsi di qualcuno che la caccia e la strattona di continuo sin da quando avevano sei anni. Nemmeno Eva de I Cesaroni, che almeno si innamora del fratellastro che le canta le serenate.

Tanto per aggiungere un po’ di altro dramma, o meglio per inserire ulteriori elementi tragici funzionali solo a far evolvere la storia “d’amore”, verso la fine scopriamo che il terzo del triangolo oltre a essere un potenziale stupratore potrebbe essere un potenziale omicida e che Rigel soffre di una rarissima malattia al cervello (forse per questo veniva protetto dalla tremenda tutrice? Ma perché una come lei dovrebbe provare pietà se maltratta i bambini?).

Non da ultimo, una menzione speciale va all’inutilità dei genitori adottivi (momento più alto, anche questo stereotipato, lei che fa composizioni di fiori e lui che saluta con una pinza da barbecue in mano) e la frettolosa storia d’amore tra due ragazze, solo perché doveva esserci.