Le serie TV da guardare da soli

Da Questo mondo non mi renderà cattivo a Normal People, da Pachinko a La linea verticale. E molte altre serie tv, italiane e internazionali, consigliate dalla redazione. Viaggi emotivi e storie intime

Di THR ROMA

Non sapete quale serie tv guardare quando siete da soli? Ecco le scelte di THR Roma.

Made in Italy

Prime Video

Milano, 1974, nel mondo della moda è in atto una rivoluzione senza procedenti. Siamo nel periodo delle Brigate Rosse, delle tensioni politiche e del compromesso storico tra il PCI e la DC. In questa città in fermento, la giornalista Irene Mastrangelo (Greta Ferro) non riesce a finire l’università. La giovane ragiona fuori dagli schemi, e una rivista di moda come Appeal cerca proprio persone come lei, pronte a intercettare il cambiamento e il modo in cui raccontarlo. Made in Italy, con una “milanese” Margherita Buy al fianco di Fiammetta Cicogna, racconta la trasformazione culturale della società e, di riflesso, dell’industria dell’alta moda anni Settanta. Una fotografia leggera, appassionante e incantata della nascente moda prêt-à-porter, per una serie godibile di otto puntate, per nulla fashion, ma spendibile come un paio di jeans durante i saldi.

High School Musical: The Musical - La Serie

Disney+

Molti guilty pleasure sono stati sdoganati. Twilight è tornato in auge, Lizzie McGuire è ancora popolare e i programmi del canale di quello che fu un tempo Disney Channel, ormai defunto, tornano a far parlare di sé. A capo di questo revival anni Duemila che, in verità, forse non si è mai spento, una serie aleggia unendo un “classico” del passato con il pubblico di oggi. High School Musical: The Musical – La Serie mescola la trilogia dei film con protagonisti Zac Efron e Vanessa Hudgens ad una chiave ironica e nonsense alla The Office. Meta-cinematografico, meta-televisivo e meta-teatrale – sì, tutto insieme -, lo show ideato da Tim Federle si concentra sugli studenti della East High School, dove furono girati i film sugli Wildcats. I personaggi sono nuovi, i camei elettrizzanti e le canzoni si dividono tra quelle originali dei vecchi film e alcuni brani inediti. Forse la serie perde un po’ di verve andando avanti con le stagioni, ma il divertimento (e la musica) sono assicurati.

Vita da Carlo

Prime Video

Com’è la vita di un famosissimo? Cosa succede nella quotidianità di un attore amato e popolare, talmente tanto da non poter uscire di casa senza concedere un selfie a ogni semaforo? A queste domande risponde, con apprezzabile sincerità, la serie-biografia su Carlo Verdone, che ricostruisce in chiave comica i suoi incontri con i produttori (esilarante l’incontro preliminare al film drammatico che mai si farà), la vita in famiglia e l’amore ricambiato per il suo pubblico. Che spera, un giorno, di eleggerlo Sindaco di Roma. Un Boris minore che strappa – molto spesso – la risata. Da guardare in previsione dell’arrivo della seconda stagione.

The Newsroom

Sky, NOW

Se vi piacciono i dialoghi fulminanti e gli scambi di battute elettrici, guardatela da soli. Perché in più di un’occasione vi verrà voglia di fermare la riproduzione e annotarvi le frasi più geniali: a scrivere The Newsroom, storia dell’emittente fittizia ACN e del suo anchorman “imparziale” Will McAvoy (Jeff Daniels) è l’Aaron Sorkin di The Social Network, uno dei migliori sceneggiatori in circolazione. Restiamo (quasi) sempre all’interno di una redazione, di cui la serie ci svela il dietro le quinte: come si segue un fatto, come il fatto diventi notizia, e quale sia il modo migliore per comunicarla. Su quest’ultimo punto, evidentemente, le idee della redazione e quelle dell’editore non coincidono. L’alfiere della qualità contro il demone degli ascolti è McAvoy, uomo “moderatamente repubblicano”, terribilmente cinico, dagli ideali apparentemente incrollabili. Entrerà in crisi quasi subito, nella prima puntata, con uno dei monologhi più belli che siano mai stati scritti sul complesso di superiorità dell’America.

Le ragazze del centralino

Netflix

Lidia, Carlota, Angeles e Marga sono le giovani centraliniste della prima grande compagnia telefonica di Madrid. Forti, idealiste e indomite, le quattro sono costrette a fare i conti con una società maschilista, contaminata dalla misura e dalla sobrietà degli anni Trenta. Le turbolente vicende politiche spagnole si intrecciano indissolubilmente alla volontà e al coraggio di queste protagoniste, che si ritrovano a resistere alla Guerra Civile prima e all’inizio della dittatura di Franco poi. Per quanto – spesso e volentieri – la narrazione assuma toni da soap-opera, Le ragazze del centralino è una serie guilty pleasure tutta femminile e femminista.

La linea verticale

Rai Play

“Devi vivere in asse, concentrato. Su una linea verticale, in piedi”. Vivere la vita con un atteggiamento verticale, seguendo la direzione della spina dorsale, come l’albero di maestra di una barca a vela, vuol dire viverla con gli occhi aperti su quello che conta, vigili, svegli, allerta. La linea verticale, serie Rai scritta dallo scomparso Mattia Torre, è un inno tragicomico, quasi un testamento. Ogni situazione drammatica nasconde un aspetto ironico, l’unico che permette di sopportare il male. Luigi (Valerio Mastandrea) scopre di avere un tumore ai reni: in otto episodi da mezz’ora l’uno, l’ospedale diventa il microcosmo in cui affrontare la malattia. Da guardare per ridere e piangere nello stesso momento.

Parlarne tra amici

Rai Play

Grazie al romanzo da cui è tratta la serie, Sally Rooney ha esordito nel mondo letterario e si è guadagnata l’appellativo di “Salinger della generazione Snapchat”. Poi è arrivato Normal People e il resto è storia nota, tra l’esordio esplosivo di Paul Mescal e Daisy-Egdar Jones e un’opera da milioni di copie vendute. Ma in principio Rooney ha raccontato le relazioni tra quattro persone: Frances (voce narrante), Bobbi (ex fidanzata e sua migliore amica), Melissa (scrittrice affermata) e Nick (marito di Melissa e amante di Frances). Quel romanzo su amore, amicizia, aspirazioni e tradimenti è diventato una serie tv diretta da Lenny Abrahamson che custodisce intatte le atmosfere del libro. Un racconto intimo, una riflessione sui legami umani e sentimentali visti da una millennials.

After Life

Netflix

La prima stagione, la più bella, vi distruggerà. Creata, diretta, prodotta e interpretata da un immenso Ricky Gervais, qui al culmine del suo cinismo poetico, After Life vi condurrà nella vita di Tony, un giornalista che medita il suicidio. Sua moglie è morta, il lavoro non lo distrae, la vita non lo interessa più, gli resta solo il cane: convinto di non aver più nulla da perdere, e moderatamente resistente all’idea di farla finita, Tony decide di fare la cosa più rivoluzionaria che c’è. Dire tutto, ma proprio tutto, quel che gli passa per la testa. Senza alcun filtro. Spietato. Realistico. Travolgente. Imperdibile.

Roar

Apple TV+

“The Woman Who…”. Ogni titolo degli episodi di Roar, la serie antologia di Apple TV+, inizia così, per poi essere completato da qualche bizzarra azione. C’è chi è alle prese con una madre malata di Alzheimer, chi è in cerca di vendetta nel Far West, chi prova a risolvere il proprio omicidio o chi si ritrova ad avere una relazione tossica con una papera. Creata da Liz Flahive e Carly Mensch (Glow), la serie si basa sulla raccolta di racconti di Cecelia Ahern e offre un ritratto surreale, profondo, intelligente, metaforico su cosa significhi essere donna oggi. Si parla di maternità e razzismo, matrimonio ed emancipazione, per far sentire il ruggito di una generazione di donne che non vuole più restare in silenzio. Tra le protagoniste: Nicole Kidman (anche in veste di produttrice), Issa Rae, Merritt Wever, Fivel Stewart, Cynthia Erivo, Allison Brie e Betty Gilpin.

Scissione

Apple TV+

Lo sappiamo bene, dopo essere andati via dall’ufficio non vorreste fare altro che lasciare i problemi alla scrivania. E se vi dicessimo che adesso potete farlo? La prova è Scissione, serie AppleTV+ tra le più apprezzate della piattaforma streaming, in cui i dipendenti della Lumon Industries, attraverso un intervento al cervello, diventano tecnicamente una persona quando sono al lavoro, e una persona diversa quando timbrano il cartellino per uscire. Che problema ci sarà mai, vi domanderete. Lo show creato da Dan Erickson e diretto da Ben Stiller lo spiega bene: un 1984 in versione moderna e seriale, in cui il libero arbitrio è sottile come il trapano che perfora il cervello di chi si sottopone all’operazione per lavorare meglio in azienda. Lo spettro del capitalismo si aggira in questa serie, con brutalità cieca e inquietante.

Tutto chiede salvezza

Netflix

Un Federico Cesari empatico e intenso calza a pennello il personaggio di Daniele, che si è sempre reputato un ventenne come gli altri. Dopo una serata particolarmente movimentata, però, il ragazzo si sveglia in un ospedale psichiatrico, dove scopre di dover rimanere sette giorni in regime di TSO. Circondato da personaggi bipolari, schizofrenici e psicopatici, Daniele sente di essere il solo normale in un covo di mentalmente instabili, finché non scopre di essere dotato di una sensibilità fuori dal comune – motivazione alla base delle psicosi che l’hanno portato fin lì. Sette giorni di isolamento lontano da un mondo che corre troppo velocemente, alla ricerca di un posto in cui poter coltivare liberamente la propria fragilità. Agrodolce.

Tales from the loop

Prime Video

Una serie sci-fi dal sapore malinconico. Una colonna sonora, firmata da Philip Glass e Paul Leonard-Morgan, capace di enfatizzare tutte le emozioni che attraversano gli otto episodi antologici della serie, prodotta da Matt Reeves. E ispirata ai disegni di Simon Stålenhag, artista svedese che immagina una società in cui convivono uomini e robot. Dietro alla macchina da presa, diversi registi – da Jodie Foster a Ti West – si impegnano in un racconto ambientato a Mercer, cittadina dell’Ohio nel cui sottosuolo risiede un laboratorio di fisica che influenza tutto quello che accade in superficie. Salti temporali, linee narrative che si rincorrono e un’atmosfera da sogno in cui la componente umana intrecciata a quella fantascientifica dà vita a storie dal respiro intimo. Consiglio spassionato: tenete vicino i fazzoletti.

Dahmer

Netflix

Ryan Murphy ha strappato a Netflix un contratto a nove cifre nel 2019: ha scritto, diretto e prodotto un paio di flop e, così come è venuto, improvvisamente se ne è andato. Il padre creativo di Glee, però, un successo a Netflix è riuscito a regalarlo. E che successo. Dando il via a un nuovo filone antologico, Murphy ha inventato Mostro, una serie di incontri a tu per tu con i peggiori serial killer del mondo. La storia di Jeffrey Dahmer è nella prima stagione, dedicata al cannibale di Milwaukee, interpretato da un Evan Peters talmente bravo da aggiudicarsi un Golden Globe. Ritratto di un giovane represso che per sfogarsi ha iniziato a uccidere animali e mangiare persone, lo show riesce nell’impresa di creare empatia verso il protagonista (attirandosi non poche polemiche). Attenzione: se guardare questa serie vi rilassa, potreste avere un problema.

The OA

Netflix

Se deciderete di vedere la serie ideata da Brit Marling e Zal Batmanglij dovrete accettare di lasciarvi trasportare. Da un racconto che mescola toni e generi, che passa dal fantasy alla filosofia, e che vi metterà alla prova. In continuazione. Audace, originale, assurda, commovente: The OA racconta la storia di Prairie Johnson, giovane donna che, dopo essere scomparsa per anni, torna dalla famiglia che l’aveva adottata da bambina. Senza dire nulla a nessuno di quello che ha vissuto, Prairie raduna quattro liceali e una loro professoressa e li convince ad aiutarla a salvare altre persone scomparse. Come? Grazie a cinque movimenti che aprono un’altra dimensione. Detta così, la serie può sembrare una follia, eppure c’è della poesia e un’ambizione narrativa che forse nel 2016, anno del suo debutto, era troppo intrepida per poter essere compresa appieno. Motivo in più per recuperarla.

The Crowded Room

Apple TV +

Tom Holland ha dichiarato che grazie al ruolo in The Crowded Room ha potuto esplorare il suo lato più vulnerabile. Un’esperienza così impegnativa emotivamente da spingerlo a prendersi una pausa dalla recitazione. Dieci episodi in cui interpreta Danny Sullivan, un giovane uomo arrestato in seguito al suo coinvolgimento in una sparatoria a New York nel 1979. Basata sul romanzo Una stanza piena di gente di Daniel Keyes – a sua volta ispirato alla storia vera del criminale americano Billy Milligan, dal quale M. Night Shyamalan prese spunto per Split – la serie è diretta da Kornél Mundruczó (Pieces of a Woman). Un thriller psicologico diviso tra flashback e clamorosi colpi di scena che gioca con lo spettatore, tra interrogatori, dubbi e molte ipotesi (puntualmente smentite).

Questo mondo non mi renderà cattivo

Netflix

Impegno civile, schiettezza e geniale ironia sono gli ingredienti di Questo mondo non mi renderà cattivo. A partire dal ritorno in città di un vecchio amico, incapace di trovare il proprio posto nel mondo, il fumettista Zerocalcare suggerisce spunti di riflessione personali e politici. Sulla scia del precedente Strappare lungo i bordi, la mini serie d’animazione è uno spaccato di vita quotidiana – come sempre ambientata a Roma – in cui tutti si possono identificare. Grande attenzione estetica e colonna sonora che valorizza, con la musica, ogni piccolo dettaglio: il prodotto ideale da godersi in una serata in solitaria sul divano.

Ragazze Elettriche

Prime Video

“Ogni rivoluzione inizia con una scintilla”, dice la voce narrante all’inizio della serie tratta dal famoso, e benedetto (da Margaret Atwood), romanzo di Naomi Alderman. Una scintilla vera, elettrica, che parte dalle dita delle adolescenti e arriva a invertire le dinamiche di potere tra i sessi, tra i maschi e le femmine, con le “ragazze” che conquistano il mondo. Al centro della storia, quattro ragazze che scatenano l’inferno: se vi sembra sconcertante che gli uomini siano sottoposti a regole che limitano la loro libertà, pensate che – se al loro posto ci fossero le donne – non staremmo parlando di una serie, ma della realtà. Militante.

Normal People

Rai Play

Se volete versare tutte le vostre lacrime fidatevi di noi, abbiamo il titolo giusto da consigliarvi. Stiamo parlando di Normal People, adattamento dell’omonimo romanzo di Sally Rooney, fenomeno letterario degli anni Duemila. La storia di una coppia di ragazzi, Marianne (Daisy Edgar-Jones) e Connell (Paul Mescal), che si innamora sui banchi di scuola di Dublino finendo per allontanarsi e ritrovarsi negli anni a venire. Una storia d’amore tenera e struggente. Il ritratto della generazione dei millennials più onesto che troverete sul piccolo schermo. Menzione d’onore per la protagonista: raramente un’attrice si è messa così in gioco. E a nudo, in tutti i sensi.

Guida astrologica per cuori infranti

Netflix

Alice Bassi è un po’ la Jess Day di New Girl, ma italiana. Sì: il personaggio è meno complesso e la serie diretta da Bindu De Stoppani e Michela Andreozzi fa meno ridere (e meno piangere). Ma Guida astrologica per cuori infranti è un guilty pleasure che fa il suo dovere. A volte cosa c’è di meglio che sapere da subito come andrà a finire una storia d’amore? È così rassicurante. Tra carte astrali e ascendenti, fallimenti e conquiste, avventure e disavventure, amorose e lavorative, i guai di Alice ci fanno sorridere. E soprattutto ci fanno dimenticare i nostri. Consolatorio.

Pachinko

Apple TV +

La migliore sigla in circolazione – sulle note di Let’s Live For Today dei Grass Roots – per il miglior dramma in circolazione. Non ce ne vogliano gli altri ma l’adattamento del best seller di Min Jin Lee, Pachinko – La moglie coreana è pura meraviglia. Creata da Soo Hugh – la stessa di un altro gioiello, The Terror – la serie racconta in otto episodi la storia di una famiglia coreana nel corso di più generazioni, dall’inizio del Novecento – con l’occupazione giapponese – alla fine degli anni Ottanta. Al centro del racconto Sunja, una zainichi (immigrata coreana in terra giapponese) grazie alla quale la serie mette in scena una storia epica profondamente commovente. Oltre a sottolineare l’assoluta resilienza femminile in ogni epoca e in ogni angolo del mondo. 

A cura di Manuela Santacatterina, Ilaria Ravarino, Livia Paccarié, Martina Barone, Viola Baldi