Il dolore di Ron Leshem: “Abbiamo visto lo sterminio in diretta. Anche di una parte della mia famiglia”

"Nascosta in soffitta, mia zia ha visto i suoi vicini legati e uccisi sui prati di fronte alle loro case. Poi lei e suo marito sono stati bruciati vivi. Eppure noi, che abbiamo visto i nostri cari massacrati in livestream, dobbiamo continuare a credere che un altro mondo sia possibile". L'articolo dello scrittore, sceneggiatore e produttore israeliano, creatore della serie originale di Euphoria, in esclusiva per THR Roma

Ron Leshem è uno scrittore, sceneggiatore e giornalista israeliano. È tra i creatori di molte serie di grande successo, tra cui la versione originaria di Euphoria e No Man’s Land, ed è stato direttore editoriale di Hatufim, da cui è stata tratta Homeland – Caccia alla spia. Ultimamente Leshem ha partecipato al Toronto International Film Festival con la serie Bad Boy come co-creatore. Una parte della sua famiglia è stata sterminata nel kibbutz della sua infanzia. Questa è la sua testimonianza.

Per quattordici ore, sabato, mia zia ci ha mandato degli Sms mentre si nascondeva nella sua soffitta e supplicava di essere aiutata, aiuto che non è mai arrivato. Ha visto i suoi vicini, intere famiglie con bambini e neonati, legati e uccisi sui prati di fronte alle loro case. I bambini venivano uccisi in braccio alle madri, poi le madri venivano prese in ostaggio. Altri bambini sono stati presi in ostaggio dopo aver visto i loro genitori giustiziati. Nella strada vicina, l’altra mia zia non rispondeva ai nostri messaggi. La mattina dopo abbiamo saputo che lei e suo marito erano stati bruciati vivi.

Altri parenti sono ancora dispersi al momento della stesura di questo articolo. I bambini e gli anziani sono stati portati insieme nel luogo in cui sono stati uccisi. A pochi minuti di distanza, al festival della natura e della pace, giovani donne sono state violentate e poi uccise a colpi di arma da fuoco, mentre i trattori guidati dai terroristi ammucchiavano i corpi di oltre 200 giovani per darli alle fiamme in un grande incendio. Nel villaggio vicino, le vittime sono state decapitate.

Il piccolo kibbutz della nostra famiglia, che ospita i miei ricordi estivi d’infanzia, è una comunità di sinistra che si è sempre posta in prima linea nella lotta per i diritti e l’indipendenza dei palestinesi.

Lo scrittore e sceneggiatore israeliano Ron Leshem - Photo by Ulf Andersen/Getty Images

Lo scrittore e sceneggiatore israeliano Ron Leshem – Photo by Ulf Andersen/Getty Images

Centodieci corpi sono già stati portati via da quel kibbutz. Non una sola casa è rimasta in piedi; sono tutte ridotte a macerie e pietre, rase al suolo. Ieri sono stati trovati i corpi di otto bambini in una stanza. A Tel Aviv, mia madre è attualmente seduta in un rifugio mentre migliaia di razzi piovono da Gaza. Piange i suoi cari e non c’è modo di seppellirli. Intorno a noi sembra la fine del mondo, un orrore paralizzante, ma cerchiamo di abbracciare i sopravvissuti e di lottare per il ritorno sicuro degli ostaggi. Non si è trattato di un attacco terroristico, ma di uno sterminio organizzato di intere comunità, di un’intera regione. In questo caso, comunità di sinistra amanti della pace.

Nessuno sa ancora se la catena di eventi iniziata con la guerra in Ucraina porterà a un’escalation con l’Iran, la Russia e Hezbollah, sfociando in una guerra più ampia. Preghiamo che non accada. Le guerre mondiali possono scoppiare dall’assassinio di un singolo uomo; non richiedono un genocidio. Quello che so è che le nostre vite non possono rimanere immutate.

Sto annegando nell’oceano di volti e storie, di centinaia di bambini e bambine uccisi, rapiti, feriti. Il dolore della mia perdita personale impallidisce al confronto. Che tipo di società potremo essere in futuro? Questi sono i tipi di trauma che fanno crescere il mostro dentro di noi, che lo plasmano e lo segnano, con impulsi pericolosi che combatteremo per decenni, pregando di rimanere empatici e sani di mente. Non mi perdonerò mai se rimarrò la stessa persona e non imparerò nulla. Cerco di promettere a me stesso che troverò il modo in cui questa tragedia mi cambierà in meglio, perché altrimenti mi cambierà in peggio. La storia dimostra che una simile ferita genera una pericolosa oscurità nell’anima di qualsiasi società.

Il mio dolore non ha mai visto razza o religione, il mio cuore si spezza e versa lacrime per ogni innocente ucciso da una parte o dall’altra del confine, sempre, ma so una cosa per certo: quando il mondo è stato indulgente, per anni, nei confronti di regimi o organizzazioni che, in nome dell’estremismo religioso, hanno giustiziato membri della comunità LGBTQ e donne accusate di adulterio, che hanno massacrato i laici, l’opposizione, gli attivisti per i diritti umani e i giornalisti – quando il mondo confonde questi uomini per combattenti per la libertà, non promuove la libertà o salva vite umane, ma piuttosto assicura un’ulteriore escalation di terrore e morte.

Membri delle forze di sicurezza israeliane alla ricerca di effetti personali in grado identificare le vittime dei massacri presso il Kibbutz Re'im vicino al confine con Gaza (12 ottobre 2023)

Membri delle forze di sicurezza israeliane alla ricerca di effetti personali in grado identificare le vittime dei massacri presso il Kibbutz Re’im vicino al confine con Gaza (12 ottobre 2023) – Photo by Leon Neal/Getty Images

Sedici anni fa, Hamas prese il controllo di Gaza con la forza, installò un regime teocratico e perseguitò brutalmente i laici che vi si opponevano. Questo accadde dopo che Israele si ritirò da Gaza ed evacuò i suoi insediamenti sul territorio.

Gaza è diventata una cupa dittatura religiosa. L’Europa e Israele hanno continuato a considerare Hamas come un partner, a intavolare trattative, a fargli pervenire infiniti fondi, che sono stati utilizzati per acquistare razzi e missili e per prepararsi alla guerra. Tutto ciò non ha assolutamente reso possibile la liberazione del popolo palestinese, ma lo ha semplicemente reso vittima e prigioniero in un territorio analogo a quello dell’Isis. Tutti quei Paesi e movimenti che massacrano metodicamente, ad esempio, i cittadini gay, pur essendo rispettati e legittimati dal mondo, si daranno poi all’omicidio di altri gruppi, non appena ne avranno la possibilità. Questa è la strada oscura verso una terra in cui i bambini vengono legati e giustiziati tra le braccia delle loro madri.

La natura sempre più superficiale del nostro discorso politico internazionale, che non è in grado di affrontare la complessità e affoga nelle fake news, ostacola la nostra capacità di trovare una soluzione stabile e pacifica, per salvare vite umane. Coloro che chiedono di “porre fine all’occupazione” devono anche prestare attenzione alle complessità della ricerca di una soluzione e conoscere i fatti più profondi e stratificati. Molti di coloro che celebrano Hamas nel mondo liberale sono le prime vittime che Hamas massacrerebbe con entusiasmo. Dovremmo chiedere l’indipendenza della Palestina, ma non sotto Hamas o la Jihad in alcun modo.

Se li si ascolta nella loro lingua, dicono esplicitamente che massacreranno gli ebrei finché l’Islam non controllerà l’intera terra e Israele non sarà completamente sterminato. I gay e i cristiani saranno i prossimi. Hamas non è impegnato nella vera liberazione di Gaza.

Al momento, il mondo deve impedire un’ulteriore escalation. Per fermare la spirale di violenza, deve esercitare la massima pressione su Hamas affinché rilasci immediatamente gli ostaggi senza condizioni e dissuada l’Iran e Hezbollah dall’ampliare la portata della guerra. Le forze razionali del mondo arabo devono lavorare per liberare il popolo palestinese dalla tirannia di una dittatura fondamentalista di stampo Isis a Gaza.

La sorella di Valentin (Eli) Ghnassia, 23 anni, originario della Francia e ucciso nei pressi del Kibbutz Be’eeri , al funerale al cimitero militare Mount Herzl a Gerusalemme (12 ottobre 2023)

La sorella di Valentin (Eli) Ghnassia, 23 anni, originario della Francia e ucciso nei pressi del Kibbutz Be’eeri , al funerale al cimitero militare Mount Herzl a Gerusalemme (12 ottobre 2023) – Photo by Alexi J. Rosenfeld/Getty Images

Gli israeliani che questa settimana hanno subito un brutale genocidio e hanno perso completamente il senso della sicurezza devono sapere che il mondo è solidale e comprensivo, disposto a garantire la loro sicurezza e impegnato a ripristinare la sanità mentale e a fornire un briciolo di speranza. Il mondo non può rimanere in silenzio di fronte a una simile barbarie. È l’unico modo per portare i palestinesi all’indipendenza, alla prosperità, alla sicurezza e a una vita fianco a fianco.

I nostri amici sono stati uccisi e rapiti, compresi registi e giornalisti impegnati. Noi, come artisti, abbiamo cercato per molti anni di fare da ponte per la pace e il dialogo. Ora siamo paralizzati dallo shock, perché tutto ciò in cui abbiamo creduto in tutti questi anni è stato scosso fino al midollo e forse distrutto per sempre. Cercheremo di occupare le nostre menti con il lavoro di narrazione, al fianco dei nostri amati partner scrittori palestinesi, al fine di ammorbidire i cuori e promuovere la compassione e il desiderio di raggiungere e abbracciare l’altro. Dobbiamo continuare a credere che l’arte possa trasformare il mondo con la verità. Sta diventando molto difficile continuare a crederci.

Noi, che non siamo riusciti a salvare i nostri figli; noi, che abbiamo visto i nostri cari brutalmente massacrati in livestream e abbiamo capito che nessuno sarebbe venuto a salvarci quando siamo stati torturati, dobbiamo continuare a credere.

Traduzione di Pietro Cecioni