Il Saturday Night Live ricorda le vittime di Israele e Gaza: “Nessuno merita di soffrire, specialmente i bambini”

Lo show apre, per la prima volta, senza monologo comico. Il conduttore Pete Davidson, figlio di un vigile del fuoco di New York morto l'11 settembre 2001: "So come ci si sente, i terroristi hanno ucciso mio padre"

Per la prima dall’inizio della sua 49esima stagione, il Saturday Night Live ha saltato il consueto sketch parodistico sulle notizie della settimana. Al suo posto, il conduttore Pete Davidson ha presentato, in un raro momento di calma, un’apertura solenne sulla guerra tra Israele e Hamas.

“Questa settimana abbiamo visto immagini e storie orribili da Israele e Gaza. E so cosa state pensando: chi meglio di Pete Davidson può commentare?”, spiega il comico, che ha raccontato di avere un legame personale con la guerra in corso. “Beh, per molti versi sono la persona giusta per parlarne perché quando avevo sette anni mio padre è stato ucciso in un attacco terroristico. Quindi so come ci si sente (Scott Davidson era un vigile del fuoco di New York morto l’11 settembre 2001, ndr)”.

Davidson non ha ceduto alla commozione, tornando a parlare della violenza in Israele e a Gaza. “Questa settimana ho visto moltissime immagini terribili di bambini che soffrono, israeliani e palestinesi. Mi hanno riportato indietro nel tempo, ricordandomi un momento davvero orribile. Nessuno al mondo merita di soffrire così, specialmente i bambini”.

Ha poi raccontato un aneddoto su come si sia avvicinato alla commedia. “Dopo la morte di mio padre, mia madre ha cercato di fare praticamente tutto il possibile per tirarmi su di morale. Ricordo che un giorno, quando avevo otto anni, mi regalò quello che pensava fosse un film della Disney, ma in realtà era lo speciale di Eddie Murphy, Delirious. Lo ascoltavamo in macchina tornando a casa, ma quando sentì le cose che Eddie Murphy diceva, cercò di toglierlo. Poi si accorse di qualcosa. Per la prima volta, dopo tanto tempo, stavo ridendo di nuovo”.

“Non capisco, davvero non capisco, non capirò mai, ma a volte la comicità è davvero l’unico modo per andare avanti attraverso la tragedia. Il mio cuore è con tutti coloro le cui vite sono state distrutte questa settimana. Ma stasera farò quello che ho sempre fatto di fronte alle tragedie: cercherò di essere divertente”.

Poi, senza perdere un colpo, ha aggiunto: “Ricordate, ho detto cercherò”.

La battuta di buon gusto di Davidson è piaciuta al pubblico. Ha ricevuto un applauso e ha dato il via alla sua prima apparizione come conduttore, come tanti altri prima di lui. “E in diretta da New York, ecco Saturday Night!”.

Dopo la sequenza di apertura del SNL, il comico è salito sullo storico palco dello Studio 8H come conduttore, dopo che il suo show del 6 maggio era stato cancellato a causa dello sciopero degli sceneggiatori. Questa settimana, Davidson ha partecipato al Tonight Show con Jimmy Fallon e ha raccontato come è nata la sua seconda possibilità. Ha riferito a Fallon che Lorne Michaels gli ha inviato “un classico messaggio alla Lorne” in cui il produttore esecutivo scriveva: “Si dice in giro che sarai tu il conduttore della prima”. … Credo sia vero perché sono stato io a lanciare la voce”.

L’ex allievo di SNL ha poi aperto lo show con un monologo sul legame con sua sorella, quando hanno guardato insieme Il trono di spade per la prima volta. “Penso che dovremmo avere un rapporto migliore”, dice Davidson. “Sapete, io e mia sorella non abbiamo nulla in comune. Lei si occupa di chirurgia cerebrale e io sono un tossicodipendente”. Davidson confessa di essere rimasto sorpreso, guardando la serie, dal fatto che non ci fosse “quasi nessun drago” ma invece “tanto incesto… tonnellate di incesto”. Con il prevedibile umorismo da spogliatoio, Davidson racconta di aver “dato un’occhiata a mia sorella”. Si è anche lasciato andare ammettendo: “Ah, probabilmente non me la farei, sono troppo insicuro”.

Cambiando marcia, il newyorkese è tornato alla sua infanzia a Staten Island. “Se non sapete cos’è Staten Island, è l’unica isola al mondo con una reputazione peggiore di quella di Epstein”, dice Davidson. “A Staten Island i bambini molestano i preti. Laggiù è tutto al contrario”.

Il 29enne ha poi raccontato la sua “storia d’origine” come stand-up comedian. “Ricordo la prima sera che volevo fare uno spettacolo di stand-up. Facevo sesso con questa ragazza nella mia macchina, perché a Staten Island è come un appartamento. La mia Cherokee con due camere da letto, con vista! Questa ragazza era fantastica. Era una trombamica, l’idea era sua. Non ne fanno più così. Le buone, care ragazze di una volta”.

Davidson continua spiegando che la loro relazione si sarebbe normalmente conclusa con una pizza. Ma mentre il suo appuntamento in auto stava finendo, lui si è ricordato che sarebbe dovuto salire sul palco a Manhattan. Lei allora gli ha detto: “La cosa più bella che mi abbiano mai detto… ‘Ehi, forse un giorno guarderò la TV con mio marito. Tu apparirai e io mi girerò verso mio marito e gli dirò: Ehi, mi sono fatta quel tipo”. Profondamente entusiasta della sua sincerità, Davidson ha guidato verso il suo primo spettacolo, sapendo che il sogno era a portata di mano. “Ricordo che ero tutto eccitato: diventerò un comico”, ha aggiunto.

Davidson ha concluso il suo monologo d’apertura con una sfortunata svolta degli eventi, raccontata però con il suo stile comico e senza peli sulla lingua. “Ha in un certo senso predetto il futuro. Sono andato in televisione, è una cosa molto bella. È morta tragicamente per overdose due anni dopo. Sì. È molto triste. Molto triste”, racconta l’attore. “L’ho scoperto, ed è stato un casino, perché stavo guardando la TV con la mia ragazza e lei è apparsa. Poi mi sono girato verso la mia ragazza e le ho detto: “Ehi, mi sono fatto quella ragazza””.

Un classico di Pete Davidson.