Lucca Comics & Games apre (finalmente) i cancelli: arriva anche la defezione della CGIL Lucca, ora “parlerà l’arte”

Ogni giorno una defezione, ma per fortuna oggi si comincia e alle polemiche politiche - che la direzione promette di tenere in conto dedicando spazio e tempo al dibattito politico sulla guerra israelo-palestinese - si sostituisce l'arte. Con la speranza che a Lucca si daranno battaglia, al massimo, solo i fumettisti per i firmacopie e i cosplayer per il costume più bello. Intanto però scricchiolano anche i partner istituzionali

Quando sono stati annunciati i patrocini dell’Ambasciata di Israele in Italia e del Consolato degli Stati Uniti, a giugno scorso, la direzione di Lucca Crea (che organizza Lucca Comics&Games) ha parlato di un “segnale di forte internazionalizzazione”. La speranza della fiera lucchese è di fare quello che Indiana Jones chiamerebbe il “balzo dalla testa del Leone” e dimostrando, quindi, “il suo valore”.

I presupposti per competere con le più grandi convention del pianeta, come Comic-Con, ci sono tutti: un centro storico conquistato da cosplayer e appassionati, cinque giorni di fumetti, videogiochi e serie tv, ospiti importanti e di richiamo, e partecipazioni impressionanti tra persone con biglietto (che possono entrare nei vari padiglioni) e persone senza (che possono comunque entrare nella città). Un sogno, e per molti anche un luogo sicuro per esprimere le proprie passioni e la propria creatività.

La regola di Zio Ben colpisce il Lucca Comics & Games

La fiera, che oggi ha aperto i “cancelli”, è però incappata nella regola di Spider-Man, anzi dello zio Ben, peraltro ribadita nei giorni scorsi anche dalla casa editrice di Zerocalcare Bao Publishing. Da una grande fiera internazionale, derivano grandi responsabilità, anche internazionali.

E se il patrocinio, “non oneroso”, come ha più volte ribadito l’organizzazione, non aveva scatenato critiche pubbliche per tutta l’estate, dal 7 ottobre, con l’attacco di Hamas e i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, la percezione dell’opinione pubblica nei confronti di quel simbolo è certamente cambiata, come mutata è anche la conoscenza della questione israelo-palestinese.

Quel simbolo, che anche Zerocalcare, al secolo Michele Rech, nella sua dichiarazione, aveva riconosciuto come “solo un simbolo”, ora è motivo di discussione, nonché motivo principale della mancata partecipazione dell’artista romano autore della serie Netflix Questo mondo non mi renderà cattivo, ma anche di Giancane, che della serie di Rech canta la sigla, e poi dell’autrice Fumettibrutti, che nella sua dichiarazione parla di femminismo, intersezionalità e responsabilità, e poi del caso più eclatante – politicamente – di Amnesty Italia, la ONG che si occupa dei diritti umani. Di oggi è infine un’altra defezione rumorosa, perché istituzionale, quella della CGIL Lucca.

“Non possiamo ignorare che le forze israeliane stiano incessantemente assediando e bombardando la Striscia di Gaza, con immani perdite di vite civili”, scrive la ONG in un post su X. “Abbiamo grandissimo ed enorme rispetto per una realtà come Amnesty che opera per i diritti umani, che sono importanti anche per noi. Siamo perfettamente consapevoli di questa cogente, drammatica e lacerante attualità – ha commentato il direttore di Lucca Comics Emanuele Vietina a The Hollywood Reporter Roma – e per noi è un tema centrale. Lo affronteremo”.

Come Lucca reagisce al caso Israele

La promessa, “senza anticipazioni”, di affrontare l’argomento e la questione israelo-palestinese nei giorni della kermesse (Cioè dall’1 al 5 novembre), è diventata nel giro di poche ore molto difficile da mantenere vista la mancata partecipazione anche di Asaf e Tomer Hanuka, i due artisti di Tel Aviv che hanno illustrato il poster di Lucca Comics e a cui – in un certo senso – questa edizione 2023 è dedicata.

I due gemelli, classe 1974, nella sera del 31 ottobre, a poche ore dall’inizio dei festeggiamenti, hanno pubblicato un comunicato congiunto in cui hanno affermato di voler “fare un passo indietro, e lasciare che l’arte parli per se stessa”. “Non ci sentiamo di spostarci da una zona di guerra vera verso una zona di conflitto mediatico”, hanno aggiunto, spiegando che le loro attività nei giorni della fiera “rischiavano di essere oggetto di eccessiva attenzione afferente alla questione internazionale, oscurando la dimensione artistica”.

Ora sarà l’arte a parlare, e la mostra a loro dedicata a Palazzo Ducale. Ma questa decisione non può che lasciare mesti. Se è vero come dice Zerocalcare che “i popoli non sono i governi”, allora con la diserzione anche degli ospiti principali Asaf e Tomer Hanuka, l’obiettivo di Lucca Comics&Games di essere un luogo aperto al dialogo è crollato nel giro di un weekend.

Asaf e Tomer, che della destra israeliana hanno sempre criticato i valori con The Arab Jews e KO a Tel Aviv, hanno collaborato anche al film d’animazione Valzer con Bashir di Ari Folman, che in un’intervista a THR Roma dice di Netanyahu che è “ostaggio di razzisti e fondamentalisti religiosi che non credono nella democrazia e nell’uguaglianza tra arabi ed ebrei”.

E mentre la politica italiana cerca goffamente di entrare nella discussione, con il ministro Matteo Salvini che dà dei razzisti ad Amnesty Italia e il ministro degli esteri Antonio Tajani che apre le danze della fiera, intanto il patrocinio è ancora lì nella homepage nella manifestazione. Ora mancano i grandi autori e attivisti, e mancano pure i due artisti per cui il patrocinio è stato messo lì in primo luogo. Forse un’opportunità di dialogo si è persa, e Lucca non ha fatto molto per tenersela stretta.